Virginia Raggi ha annunciato per Casapound l’imminente sgombero delle sedi di Roma e Ostia, con il Gip del tribunale di Roma che ha ipotizzato per il movimento il reato di occupazione abusiva.
“Finalmente qualcosa si muove. Ripristiniamo la legalità”. Così Virginia Raggi con un cinguettio su Twitter ha accolto la notizia, ora ufficiale, dell’ordine di sgombero notificato a Casapound per le sedi di Roma e Ostia.
I due stabili, di proprietà rispettivamente dell’Agenzia del Demanio e dell’Aeronautica, sono infatti stati occupati da Casapound e da tempo sono finiti nel mirino della sindaca Raggi.
Stando alle parole rilasciate da Davide Di Stefano responsabile capitolino del movimento di destra, al momento ci sarebbe stato “solo un incontro sulla richiesta di sgombero” fatto in Questura.
Adesso invece la Digos dovrà notificare al movimento l’ordine di sequestro dello stabile di via Napoleone III, con il reato contestato a Casapound dal Gip del tribunale di Roma che è quello di occupazione abusiva.
L’iter sembrerebbe adesso essere ormai avviato, tanto che il viceministro all’Economia dei 5 Stelle Laura Castelli ha commentato euforica “ho appena saputo che è stato ordinato lo sgombero da Via Napoleone III a Casapound. Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la legalità”.
Sgombero Casapound: la “battaglia” della Raggi
Da tempo tra Virginia Raggi e Casapound è guerra aperta. Da quando la pentastellata è diventata sindaca di Roma, adesso si vocifera che potrebbe anche ripresentarsi alle prossime elezioni, tra il Campidoglio e il movimento di destra sono stati diversi i momenti di tensione.
Lo scorso agosto erano stati gli stessi militanti a togliere la storica scritta dalla facciata dell’edificio di via Napoleone III, anticipando così l’intervento del Forze dell’Ordine dopo che la Raggi ne aveva ordinato la rimozione.
L’obiettivo della sindaca è sempre stato però lo sgombero della sede di Roma, occupata dal dicembre 2003 e dove vivono da tempo anche diverse famiglie tra cui, secondo l’Espresso, anche alcuni parenti dei leader di Casapound.
Lo stabile di sei piani è situato nel cuore del quartiere Esquilino, a due passi dalla stazione Termini, ed è in consegna per uso governativo al Ministero dell’Istruzione dal 1963 anche se la proprietà è dell’Agenzia del Demanio.
La storia delle occupazioni
Stando a quanto riporta sempre l’Espresso, da tempo l’edificio è facente parte di una lista di occupazione di famiglie in emergenza abitativa, ma negli anni nulla è stato fatto per lo sgombero.
Il Comune di Roma nel 2007 aveva inserito il palazzo in una lista di occupazioni da parte di famiglie in emergenza abitativa. Nell’aprile del 2016 il commissario straordinario Francesco Tronca aveva compilato una shortlist di 16 immobili da sgomberare, rispetto ai quasi cento edifici occupati abusivamente nella capitale. La sede di CasaPound, però, era inclusa in una più ampia lista, non interessata in quel momento da operazioni di sgombero. La decisione su questi altri immobili era rinviata a “successivi provvedimenti”. Da allora nulla è accaduto.
I 5 Stelle però nel luglio 2019 con i loro voti, insieme a quelli della Lega all’epoca alleati di governo, hanno evitato lo sgombero dello stabile di via Napoleone III respingendo alla Camera un ordine del giorno ad hoc.
“Il palazzo è mantenuto bene, le famiglie che ci stanno hanno la residenza, pagano le utenze e il Comune sa quello che succede - si è difesa all’epoca Casapound dopo l’avvio dell’iter per lo sgombero nel marzo 2019 - È una situazione assolutamente non prioritaria rispetto a tante altre”.
Più recente invece è l’occupazione dello stabile di Ostia, di proprietà dell’Aeronautica Militare, avvenuta pochi giorni fa. Sempre nel popoloso Municipio del litorale, lo scorso 18 maggio Virginia Raggi era stata duramente contestata da Luca Marsella, consigliere municipale di Casapound, tanto che ora la sindaca ha sporto anche querela.
La Raggi negli ultimi giorni avrebbe sollecitato i Ministeri della Difesa e dell’Economia per chiedere lo sgombero delle due sedi occupate da Casapound, con la procedura che adesso potrebbe subire l’accelerazione definitiva.
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