Il Canada e quella profezia di «Fight club»: la supply chain (umana) ripaga con il caos

Mauro Bottarelli

1 Febbraio 2022 - 20:23

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Nonostante un rumoroso silenzio mediatico, il blocco dei camionisti contro l’obbligo vaccinale spaventa perché mostra a un mondo iper-tech i veri ingranaggi dei processi produttivi: padri di famiglia

Il Canada e quella profezia di «Fight club»: la supply chain (umana) ripaga con il caos

Il silenzio tombale del 90% della stampa italiana su quanto sta accadendo in Canada non stupisce. Il poster-boy del progressismo globale 2.0, il premier bello e democratico, tatuato e con una spiccata attenzione per le tematiche gender, non può finire sulle prime pagine dei giornali perché costretto a rintanarsi con la famiglia in una località segreta per ragioni di sicurezza.

O, quantomeno, potrebbe se queste ultime fossero riconducibili a minacce dell’Isis o dell’estrema destra. In quel caso, martirio e canonizzazione laica ex ante assicurati. Ma qui l’Isis non c’entra. E per ora, nemmeno la pista nera su sfondo di foglia d’acero. Si tratta di semplici camionisti. Autotrasportatori. Lavoratori. I quali stanno letteralmente paralizzando il Paese da sabato scorso per protesta contro l’obbligo vaccinale imposto a chi attraversa il confine con gli Usa.

Un paio di indizi fanno intendere che a breve qualcosa potrebbe cambiare. Primo, la CBS ha appena avanzato il sospetto che dietro alla protesta di massa dei camionisti possa esserci la Russia. Casualmente, il 26 gennaio il governo di Ottawa ha denunciato un cyber-attacco contro il Global Affairs Department. E sempre casualmente, il giorno prima il Canadian Centre for Cyber Security aveva avvisato le aziende di elevare il loro livello di sicurezza, poiché potenziali bersagli di rappresaglie contro il sostegno canadese all’Ucraina.

Secondo, Donald Trump si è schierato a favore del Freedom Convoy. Quindi non stupirebbe il possibile emergere di connessioni con ambienti estremisti di destra statunitense. Magari gli stessi dell’assalto al Congresso. D’altronde, il Canada confina per via lacustre con l’Illinois, patria dei famosi nazisti dei Blues Brothers. Il problema è altro, però. Perché pensare di depotenziare una notizia scomoda, semplicemente ignorandola, è strategia che poteva funzionare negli anni Ottanta. Al massimo fino ai Novanta. Oggi Internet e i social network non perdonano.

Il problema sta tutto in questa fotografia, pubblicata dal Calgary Herald:

Il «posto di blocco» dei camionisti al confine fra Alberta e Montana Il «posto di blocco» dei camionisti al confine fra Alberta e Montana Fonte: Calgary Herald

dopo aver letteralmente invaso Ottawa nel weekend, i camionisti hanno ben pensato di inviare un segnale simbolico. Per attraversare il confine fra Alberta e Montana occorre essere vaccinati con ciclo completo, altrimenti addio lavoro? Noi paralizziamo quel confine. E non con una decina di camion parcheggiati male. Letteralmente blindandolo. Nel frattempo, Justin Trudeau ha dovuto sommare all’esilio forzato anche la quarantena, essendo risultato positivo al Covid. E in base alle rigide regole imposte dal suo stesso esecutivo, per 14 giorni dovrebbe rimanere isolato. Fuori dai giochi.

Il karma non perdona. Paradossalmente, una fortuna. Perché in un mondo che sta patendo su tutti i fronti i ricaschi di una crisi della supply chain post-globalizzazione che i lockdown da pandemia hanno solo reso più evidente e accelerato nell’emergere delle sue contraddizioni, il Canada fa paura perché a creare il caos sono gli addentellati umani di quella stessa supply chain. I camionisti. Ma potrebbero essere marinai dei cargo. Dipendenti dei porti dove scaricano e caricano i container. Personale degli aeroporti dove atterrano e decollano i charter. Giù giù fino ai corrieri che ci consegnano a casa le merci comprate on-line, fondamentali durante i lockdown. E ormai, irrinunciabili.

Quanto sta accadendo in Canada è la versione 2.0 e meno poetica del proverbiale granello di sabbia di Bertolt Brecht, quello in grado di bloccare anche l’ingranaggio di morte più potente e sofisticato. E’ soprattutto l’avanguardia, l’anteprima della profezia contenuta in Fight club, film culto di fine millennio. Per l’esattezza, Justin Trudeau rappresenta simbolicamente il capo della polizia che viene sequestrato dai membri del club, immobilizzato, minacciato di evirazione e convinto a soprassedere nelle indagini sui sabotaggi con queste parole: Quelle a cui dai la caccia sono le persone da cui dipendi. Noi cuciniamo i tuoi pasti, togliamo la tua immondizia, colleghiamo le tue telefonate, guidiamo le tue ambulanze, ti sorvegliamo mentre stai dormendo. Non fare lo stronzo con noi!

Per questo il Canada va oscurato. Non per questioni legate alla disputa no-vax. Non per evitare che un altro giovane mito progressista della sinistra globale finisca nella polvere, dopo il Luis Zapatero costato all’Ue qualcosa come 45 miliardi di euro d salvataggio del sistema bancario per il boom&bust del settore immobiliare. Bensì perché in un mondo di cyber-attacchi, intelligenza artificiale, turismo spaziale e automobili elettriche che si guidano da sole, bastano un centinaio di camion lungo un confine per mostrare come il Re sia nudo. E, soprattutto, facilmente impressionabile.

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