Il cambio euro-dollaro verso quota 1,16 entro fine 2016 secondo UBS. Il dollaro ha ormai raggiunto i suoi massimi contro la moneta unica.
Il cambio euro-dollaro è destinato a raggiungere quota 1,16 entro la fine del 2016 secondo l’ultima analisi di UBS, che fa seguito alla conferma di una Fed ancora cauta nel rialzare i tassi.
Secondo UBS il dollaro USA ha ormai raggiunto i suoi massimi contro la moneta unica, il che proietta il cambio euro-dollaro in rialzo nei prossimi mesi fino a superare quota 1.16 entro la fine dell’anno.
Cosa aspettarsi davvero dal cambio euro-dollaro?
Cambio euro-dollaro, UBS: il dollaro può solo scendere
La politica monetaria della Federal Reserve è tornata sotto la lente mercoledì; a seguito della sua riunione la banca centrale ha lasciato i tassi invariati, come previsto dal mercato, creando una reazione minima sul cambio euro-dollaro.
Alcuni analisti hanno notato come la dichiarazione del FOMC di aprile manchi di nominare "gli sviluppi economici e finanziari globali" e come invece la Fed si sia limitata a dichiarare di stare esaminando "attentamente" questi sviluppi.
Questa novità potrebbe in qualche modo riflettere un recente miglioramento delle condizioni finanziarie, molte delle quali la UBS attribuisce alla politica della Fed.
USB è convinta che il dollaro abbia ormai raggiunto i suoi massimi contro le valute principali, il che porta a prevedere un prossimo rialzo del cambio euro dollaro.
Cambio euro-dollaro a 1.16 entro fine 2016
La banca, per questo motivo, rimane rialzista sul cambio euro-dollaro; inoltre, i modelli di calcolo del fair value indicano che la moneta è ancora a buon mercato, e con la crescita della zona euro e degli Stati Uniti verso la sincronizzazione, UBS conferma il target di fine anno sul cambio euro-dollaro a 1,16.
Tuttavia, la banca specifica come il dollaro non abbia ancora raggiunto i massimi contro le valute dei mercati emergenti.
Anche se una Fed cauta può ritardare il deprezzamento delle monete emergenti, rimane difficile invece che lo renda impossibile. Sul fronte delle valute legate alle materie prime, rimaniamo bullish su CAD e NOK e ribassisti sull’AUD.
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