Btp a 30 anni: boom di richieste. Collocati 6 mld con tassi sotto il 5%. E’ tornata la fiducia sul debito italiano?

Marta Panicucci

16 Maggio 2013 - 11:48

Btp a 30 anni: boom di richieste. Collocati 6 mld con tassi sotto il 5%. E’ tornata la fiducia sul debito italiano?

Boom di richieste per il Btp trentennale emesso dal Ministero del Tesoro italiano che ieri ha collocato 6 miliardi di euro del lunghissimo titolo di stato. Le richieste registrate dal Tesoro sono state di oltre il doppio, per più di 12 miliardi di euro nonostante fosse di poco precedente l’offerta di titoli spagnoli a 10 anni che, alla vigilia, aveva portato un po’ di pressione.

I numeri del Btp a 30 anni

Questa mattina il Ministero dell’Economia ha diffuso in una nota i dati ufficiali relativi all’emissione di Btp a 30 anni. I titoli di stato con scadenza primo gennaio 2044 sono stati collocati per 6 miliardi di euro, ma le offerte hanno quasi raggiunto i 13 miliardi di euro. Gli osservatori avevano stimato una forchetta di vendite compresa tra i 3 e i 5 miliardi: 3 sarebbe stata la soglia minima accettabile per i Btp a 30 anni, 4 miliardi avrebbero rappresentato un discreto successo dei titoli di debito italiani e 5 miliardi avrebbero indicato un ritorno del Btp a 30 in gran forma.

Successo quindi al di sopra delle aspettative di tutti che riporta magari un po’ di fiducia sul debito italiano anche guardando su lungo raggio. Il tasso del rendimento lordo annuo è stato fissato appena sotto il 5%, al 4,985%. Il collocamento è avvenuto tramite sindacato formato da BNP Paribas, Citigroup Global Markets Ltd., Deutsche Bank A.G., UBS Ltd. e UniCredit S.p.A nel ruolo di lead managers e da altri specialisti in qualità di co-lead.

Precedenti emissioni di Btp a 30 anni

L’emissione di Btp a 30 anni di ieri è la prima dopo una lunga pausa, l’ultima emissione di titoli di stato a così lunga scadenza risale al settembre del 2009, quando il ministero ha collocato 6 miliardi di euro con un Btp a 30 anni con scadenza 2040. L’ultima emissione di Btp a 30 anni risale quindi ad un momento precedente rispetto allo scoppio della crisi del debito euro; dal 2009 in poi infatti l’Italia non si è mai sentita abbastanza stabile da poter collocare Btp a così lunga scadenza senza dover pagare dei tassi stellari.

Torna la fiducia sul debito italiano?

L’Italia segue le orme della Spagna e tenta di sfruttare il momento positivo del mercato obbligazionario che secondo IG Italia

che beneficia dell’eccesso di liquidità nel sistema grazie alle politiche monetarie espansive delle Banche centrali

Così dopo che Madri ha collocato con successo un bond decennale ora è toccato all’Italia testare la fiducia sul proprio debito puntando sulla lunga scadenza. Il direttore del Dipartimento del debito pubblico italiano, Maria Cannata aveva già deciso e comunicato che, appena le condizioni di mercato sarebbero migliorate, il Tesoro avrebbe emesso un Btp con scadenza a 30 anni. Il ritorno, e un’accoglienza così calorosa riservata al Btp a 30 anni, fa quindi sperare in una stagione più serena per il debito pubblico italiano che allenta la tensione sul Tesoro pressato da rifinanziamenti troppo ravvicinati o tassi troppo elevati.

Il Mef dovrebbe comunicare oggi i dati ultimi sull’emissione di Btp 30 anni, quelli relativi alla tipologia di investitori che hanno acquistato i Btp con scadenza 2044. Se si confermasse la consistente presenza di investitori esteri sarebbe un segnale positivo per l’Italia: significherebbe che, nonostante il debito italiano abbia raggiunto il 130% del PIL nazionale, è di nuovo possibile per il Bel paese ottenere fiducia dall’estero, anche su un Btp con lunga durata e senza pagare un conto troppo salato.

Su queste però c’è da fare una riflessione: da cosa è scaturita tale fiducia? è probabile che una tale emissione di Btp non avrebbe avuto successo all’indomani delle ultime elezioni che hanno presentato agli occhi esteri un paese in balia di se stesso e della sua politica, e ancora meno sarebbe stato possibile nel 2011 o nel 2012. Probabilmente è grazie ai 100 miliardi di Btp acquistati dalla Bce nel 2011, all’utilizzo di due Long Term Refinancing Operation, due prestiti triennali a buon mercato, il piano anti-spred e il meccanismo per la stabilità, il fondo salva-stati che l’Italia non rappresenta più un rischio sistemico.

Ad assorbire la fuga dai Btp a lungo termine sono state quindi più le politiche europee volte alla stabilità dell’ Eurozona che meriti legati all’Italia stessa. E’ vero che il governo Monti prima e quello Letta di ora hanno cercato di garantire la stabilità del debito italiano e presentare il paese agli occhi esteri in grado di tenere sotto controllo i propri conti pubblici, ma in questo senso molta strada resta ancora da fare. I segnali positivi che arrivano dal mercato azionario e obbligazionario non devono trarre in inganno, l’uscita dalla crisi del debito non è ancora dietro l’angolo, ed è importante avviare al più presto una serie di riforme strutturali in grado di far ripartire la crescita del Paese.

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