La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del blocco degli aumenti agli statali, ma senza effetto retroattivo. Ecco le reazioni e gli effetti della sentenza
La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del blocco degli aumenti agli statali, ma senza effetto retroattivo. La decisione diverrà effettiva dalla data di pubblicazione della sentenza. Salvo quindi il Governo Renzi che evita il rischio di ritrovarsi un buco nei conti pubblici. Un rischio stimato in 35 miliardi di euro (il 2% del Pil) dall’Avvocatura Generale dello Stato.
La storia
Il blocco dell’adeguamento degli stipendi degli statali fu voluto nel 2010 dall’allora ministro delle finanze, Giulio Tremonti, per il triennio 2011-2012-2013. Il risparmio di 11 miliardi avrebbe consentito, secondo l’ex ministro, di “trovare le risorse finanziarie per gli investimenti necessari alla ripresa dell’economia”. Come si sa di quegli investimenti non se ne fece nulla e la ripresa dell’economia è una chimera ancora oggi. Successivamente però anche il Governo Letta si trovò costretto a prorogare il blocco nonostante i proclami del Pd nella campagna elettorale per le politiche del febbraio 2013. Il Governo Renzi, tramite il Ministro Marianna Madia, aveva preso l’impegno di revocare il blocco ma, in sede di manovra, non furono trovate le risorse necessarie.
Le reazioni
Esultano ovviamente i sindacati. Per Massimo Battaglia, segretario di Confsal-Unsa e promotore del ricorso:
“La Corte ha cancellato un’ingiustizia nei confronti dei lavoratori pubblici. E’ una piccola vittoria, ma per noi è anche un momento di commozione. I giudici hanno riconosciuto che l’eccezionalità ha un termine e questo termine finisce adesso. Di certo non manderemo in rovina i conti dello Stato"
Più aggressiva, invece, la reazione di Carmelo Barbagallo, segretario Uil, secondo cui:
“il Governo deve subito convocare le parti sociali per il rinnovo dei contratti”
Cosa succede adesso agli stipendi pubblici
La sentenza della Consulta sarà efficace dalla data di pubblicazione. Per gli statali questo significa che a partire dalla retribuzione del mese di giugno si dovrà conteggiare nuovamente l’adeguamento al costo della vita. Una prima stima elaborata da fonti vicine al Governo parla di uno stanziamento nella prossima legge di Stabilità pari a 300 milioni di euro (per il semestre luglio-dicembre 2015).
Vince la linea Padoan
In definitiva vince la linea del ministro Pier Carlo Padoan. Il titolare di via XX settembre aveva più volte evidenziato, nelle ultime settimane, la necessità di un bilanciamento tra il rispetto dei principi costituzionali messi in discussione dalle riforme dei precedenti Governi ed il nuovo principio costituzionale del pareggio di bilancio previsto dall’articolo 81 della Costituzione.
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