Nel 1988 The Economist aveva previsto la nascita del Bitcoin?

Giulia Adonopoulos

08/01/2018

Un articolo dell’Economist del 1988 potrebbe aver previsto l’avanzata delle criptovalute nel 2018.

Nel 1988 The Economist aveva previsto la nascita del Bitcoin?

Un articolo dell’Economist datato 1 settembre 1988 dal titolo “Pronti per la nascita della Fenice” potrebbe aver predetto l’avvento del Bitcoin e il boom delle criptovalute nel 2018.

Le monete digitali sono sulla cresta dell’onda e quest’anno sembrano proprio destinate a crescere e a raddoppiare il loro valore. Ma una cover story pubblicata ben trent’anni fa sul magazine inglese The Economist potrebbe essere stata profetica. In copertina è raffigurata una Fenice che rinasce dal fuoco dei dollari bruciati e che al collo porta una catena (blockchain?) con una moneta che assomiglia molto alla più popolare delle criptovalute odierne, il Bitcoin. La cosa ancora più intrigante della questione è che sul gettone dorato è impresso l’anno 2018.

È interessante notare che l’articolo, uscito in un periodo in cui il mondo era completamente diverso da oggi, discutesse l’avvento di una valuta completamente nuova, globale, che proprio come l’uccello leggendario, nasce dalle ceneri del denaro tradizionale.

Bitcoin come la Fenice: le previsioni nel 1988

L’articolo originale dell’Economist, disponibile qui, avanzava la nascita di una nuova valuta mondiale (Phoenix) e probabilmente faceva eco al desiderio dell’elite finanziaria di un nuovo ordine economico globale vantaggioso per l’umanità tutta.

Ecco un estratto dell’articolo:

“Fra trent’anni americani, giapponesi, europei e gli abitanti di molti altri paesi ricchi, e alcuni relativamente poveri, probabilmente useranno la stessa valuta per fare acquisti. I prezzi non saranno quotati in dollari, yen o marchi tedeschi ma in Phoenix. Il Phoenix sarà favorito da aziende e acquirenti poiché sarà più conveniente delle valute nazionali odierne, che col senno del poi sembreranno la causa di molti sconvolgimenti della vita economica del secolo scorso.”

Nel 1988 questa sembrava una previsione piuttosto stravagante. E se qualcuno fa notare che all’epoca internet, nella sua attuale incarnazione, non fosse stato concepito neanche minimamente dai visionari più futuristi, c’è anche chi osserva che il Bitcoin affonda radici nella fantascienza e nel movimento cyberpunk, quindi teorizzato ben prima del 2009. Si porta ad esempio Shadowrun, gioco sci-fi uscito nel 1989 che includeva un concetto di internet e valute digitali che condividono molte delle caratteristiche del Bitcoin, come i negoziati peer-to-peer e i dati digitali che possono avere un valore anche offline. “Phoenix è Bitcoin” - scrive un utente su Reddit, dove la discussione sull’argomento è diventata piuttosto accesa. “Il leggendario uccello muore e semplicemente si decompone prima di rinascere, proprio come Bitcoin è morto e rinato più di cento volte.”

Inoltre la fenice al collo porta una catena: pura coincidenza o riferimento lungimirante alla blockchain, tecnologia alla base delle criptovalute?

Una nuova economia mondiale

Nell’articolo del 1988 ci sono alcune parti molto interessanti se lette con il senno di oggi. Si parla di “dono della tecnologia che avanza” e di “transazioni che saranno sempre meno costose e più veloci”. E ancora, “il valore di Phoenix rispetto alle singole valute cesserà di avere importanza poiché la gente la sceglierà per la sua convenienza e stabilità del suo potere d’acquisto.”

Nonostante alcune incongruenze (come la gestione della moneta da parte di una nuova banca centrale, discendente forse dal FMI, e la perdita di sovranità nazionale), si possono notare diverse affinità tra Bitcoin e Phoenix nel pezzo dell’Economist, soprattutto se consideriamo che una regolamentazione del mercato criptovalutario è un’esigenza sentita dai big della finanza.

Bitcoin, cripto-dollaro, DSP, stabilità economica mondiale o qualsiasi altra stesse prevedendo, quest’articolo datato 1988 era in anticipo sui tempi mostrando come parlare di un nuovo e rivoluzionario tipo di valuta mondiale non sia una novità. E la menzione del 2018 come anno di riferimento appare stranamente realistica alla luce di cosa sta succedendo oggi.

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