Banche centrali investono in azioni: l’80% si prepara ad un aumento degli acquisti

Flavia Provenzani

27 Gennaio 2017 - 16:17

Banche centrali puntano ancora di più al rischio su azioni e bond nell’era dei tassi di interesse ultra bassi.

Banche centrali investono in azioni: l’80% si prepara ad un aumento degli acquisti

Le banche centrali investono sul mercato azionario: ora non è più un tabù affermarlo.

Tenendo i tassi di interesse bassi, in alcuni casi in territorio negativo, le banche centrali hanno spinto alcuni tra gli investitori più cautelativi a caccia di rendimenti più alti - stiamo parlando delle altre banche centrali.

Le banche centrali dalla Svizzera al Sud Africa stanno investendo una quantità crescente di riserve valutarie nel mercato azionario, nelle obbligazioni societarie e in altri asset rischiosi.

Allontanarsi dalla pratica tipica delle banche centrali che le vede investire principalmente in titoli di stato ultra sicuri, come i titoli di Stato USA, significa assumere più rischi. Ma in un momento in cui la crescita mondiale, i tassi di interesse e i rendimenti potenziali su molti asset sono bassi, molte banche centrali si stanno focalizzando sempre più sulla massimizzazione dei rendimenti sugli investimenti.

È ormai noto: le banche centrali comprano azioni, agiscono sul mercato e, in linea generale, manipolano le valutazioni con l’obiettivo di mantenere alta la fiducia in un sistema che sta crollando, evitando così crisi di liquidità e corse agli sportelli.

È addirittura il WSJ ad ammetterlo, ma per i lettori più attenti certamente l’intervento delle banche centrali sui mercati non è una novità.

Casi che vedono protagoniste banche centrali come Bank of Japan, Swiss National Bank e la banca centrale della Cina sono eclatanti, mentre altre operano nel silenzio.
È sempre appagante, però, quando le testate mainstream confermano ciò che le testate indipendenti dicono da anni, e che solo poco tempo fa era considerato parte di una teoria della cospirazione.

Come le banche centrali agiscono sul mercato azionario

Per quei pochi che non sono ancora familiari con l’argomento, stiamo parlando del modo in cui le banche centrali creano denaro dal nulla, dove il costo di acquisizione è un termine privo di significato e con cui le banche centrali aumentano la nazionalizzazione dei capitali sui mercati azionari.

Il WSJ scrive che "queste banche centrali si preoccupano relativamente poco del fatto che tali investimenti rendano utili o perdite - anche se possono impattare a livello politico - perché possono sempre stampare più valuta. Così il rischio è meno importante, dicono gli analisti".

E dal momento che il rischio non fa più parte dell’equazione, lasciando solamente il profitto, le banche centrali hanno iniziato ad acquistare azioni.

"Quando i rendimenti hanno iniziato a scendere molto in basso e sempre più vicino allo zero nel 2014, abbiamo deciso di investire nell’equity",

ha dichiarato Jarno Ilves, a capo degli investimenti presso la Banca di Finlandia, che ha rivelato inoltre di prevedere un aumento dell’allocazione della banca centrale nell’azionario.

L’80% delle banche centrali si prepara ad investire ancora di più in azioni

Secondo un recente studio condotto da Invesco sugli investimenti delle banche centrali, condotto attraverso alcune domande a 18 gestori delle riserve delle banche stesse, circa l’80% prevede di investire di più in azioni e il 43% prevede di puntare di più sulle obbligazioni societarie. I rendimenti bassi sui titoli di Stato sono ancora in corso per diversificare, secondo 12 su 15 intervistati, mentre tre si sono rifiutati di rispondere.

Così, con le banche centrali che acquistano asset "a rischio" con "denaro" che viene continuamente creato senza alcun costo, molto presto tutti gli altri investitori privati saranno spinti fuori, ma non prima che ogni titolo sia a valutazioni che neanche gli analisti più creativi sarebbero in grado di giustificare.

Le conseguenze degli investimenti sull’azionario da parte delle banche centrali

Il cambiamento ha implicazioni significative per i mercati e l’economia globale, dicono gli analisti. Molte banche centrali stanno assumendo dei manager esterni per gestire gli asset non tradizionali in portafoglio, un’opportunità nel settore finanziario alle prese con una crescita del fatturato stagnante.

"Vediamo sempre più interesse dalle banche centrali per le strategie rischiose",

ha dichiarato Jean-Jacques Barberis, che gestisce il denaro della banca centrale per Amundi, l’asset manager più grande in Europa.

La cattiva notizia è che, con sempre più persone che si rendono conto che il mercato libero esiste solo nei libri di testo e che la pianificazione centrale è oramai la risposta a tutto in campo finanziario, la fiducia crollerà, spingendo sempre più persone fuori dal mercato, fino ad un punto in cui rimarranno solo le banche centrali a scambiarsi titoli tra di loro per mantenere un minimo di valore sulle quotazioni.

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