Bail-in, per Bankitalia è inapplicabile e genera sfiducia nelle banche

Mario D’Angelo

01/03/2019

Chiamata in causa dal Ministro Tria, interviene anche Banca d’Italia sulla questione del Bail-in, definendolo una misura (al momento) inapplicabile

Bail-in, per Bankitalia è inapplicabile e genera sfiducia nelle banche

Così com’è “il Bail-in è inapplicabile”, afferma Carmelo Barbagallo della Banca d’Italia. Il Bail-in è un modello di salvataggio delle banche che, in contrapposizione al Bail-out, prevede che siano chiamati in causa direttamente gli azionisti e i risparmiatori. È stato introdotto in Italia a partire dal 2016 ma, secondo il capo del dipartimento di Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia, la disciplina “rischia di minare la fiducia nelle banche e generare instabilità”. Barbagallo ha parlato durante un intervento all’Università di Modena.

Affrettata l’introduzione del Bail-in

Banca d’Italia era già stata chiamata in causa dal Ministro Giovanni Tria due giorni fa in commissione finanze al Senato. Tria ha detto che il Bail-in era stato praticamente un ricatto da parte dei tedeschi, e che anche la banca centrale si era “discretamente opposta”.

Barbagallo non è intervenuto sulla questione del “ricatto” come ha invece fatto Saccomanni, Ministro dell’Economia di allora, che ha categoricamente smentito Tria. Tuttavia la posizione sul Bail-in della Banca d’Italia, e del suo rappresentante, è chiara: è stato introdotto in maniera affrettata, perché è privo di un “essenziale presupposto di funzionamento” ossia

“la costituzione da parte delle banche di una dotazione di passività idonee ad essere assoggettate a riduzione o conversione in nuovo capitale nell’ambito della procedura di risoluzione.”

Il riferimento di Barbagallo è al MREL, il parametro che assicura la disponibilità delle risorse minime necessarie alla banca all’assorbimento delle perdite e, in ultimo, alla ricostruzione del capitale.

Bail-in inapplicabile senza MREL

La posizione di Barbagallo, se a prima vista può sembrare simile a quella del titolare di via XX Settembre, è in realtà molto più cauta. Stando a quanto detto, in effetti, la situazione potrebbe essere (nei limiti del possibile) ripristinata implementando anche il MREL, il cui termine per l’entrata a regime è fissato al 2024. Troppo in là per Barbagallo, così “la difficoltà applicativa è destinata a durare nel tempo”.

Tria, invece, spingerebbe per l’abrogazione, sulla quale avrebbe il pieno appoggio di Antonio Patuelli dell’Abi. Per il presidente dell’associazione delle banche quella del Bail-in è una norma desueta, che per il solo fatto di sussistere “produce incertezze, prudenze e frena la ripresa della fiducia, che è un elemento essenziale per la ripresa, lo sviluppo e l’occupazione”.

Il governo 5 Stelle-Lega non ha mai nascosto di voler apportare cambiamenti radicali al sistema bancario nazionale, un’intenzione manifestata anche nei recenti attacchi a Consob e Bankitalia stessa da parte dei ministri Salvini e Di Maio. Il Bail-in potrebbe essere la prima norma a cadere.

Nel dettaglio, l’esecuvito pensa all’abrogazione della retroattività, così che nella procedura rientrino solo i titoli la cui emissione è successiva al 1° Gennaio 2016, nonché ad eliminare i bond senior di importo limitato dall’insieme di titoli assoggettabili a Bail-in.

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