Il Quantitative Easing sembra sempre più vicino, ma l’ostacolo più grande alla sua attuazione si chiama Jens Weidmann. Il presidente della Bundesbank promette battaglia, mentre Draghi prepara il suo discorso per il 4 dicembre
Se ci fosse ancora qualcuno con dei dubbi: i mercati vogliono il Quantitative Easing, e lo vogliono il più presto possibile.
A confermarlo è arrivato il nuovo rally dei titoli di Stato. Il rendimento del BTP decennale ha toccato ieri un nuovo minimo storico al 2,17%. Il differenziale tra i titoli italiani e i corrispettivi tedeschi è sceso a quota 140 punti (dopo aver toccato un minimo di 128). il tasso dei Bonos spagnoli a 10 anni è invece crollato sotto il 2%, con un minimo di seduta a 1,96%,
Il merito di quanto avvenuto è di una sola persona: Mario Draghi. Dopo il discorso tenuto venerdì, in cui ha ribadito la debolezza economica dell’Eurozona, mostrandosi sempre più propenso ad introdurre nuova liquidità sui mercati per combattere lo spauracchio deflazione, gli investitori non stanno più nella pelle. Il quantitative easing sembra sempre più vicino e le borse si sono date alla pazza gioia.
Ma c’è un ostacolo che il Presidente della BCE per attuare una misura che, diciamolo, sembra palesemente volere. Quest’ostacolo si chiama Jens Weidmann, è il numero 1°della Bundesbank, nonché membro del board della banca centrale europea.
I più accaniti lo vedono addirittura a capo di un complotto ai danni di Draghi, altri lo descrivono come il più accanito garante degli interessi tedeschi. Lui, dal canto suo, non fa nulla per nascondere la sua contrarietà alle intenzioni di Draghi e promette battaglia. E’ un falco e si comporta da falco.
Weidmann è intervenuto ieri a rovinare la festa ai mercati. Le sue parole stanno frenando l’entusiasmo delle Borse che adesso temono un rallentamento nella politica di stimoli voluta dal Presidente della BCE.
Il banchiere di Francoforte, parlando della bassa inflazione, ha ribadito che i vari Governi dovrebbero «concentrarsi sulla crescita piuttosto che sull’acquisto di bond governativi». Secondo lui, il Quantitative Easing sarebbe «un azzardo morale aggiuntivo» rispetto ai piani già varati e soprattutto minerebbe il «principio di responsabilità». La responsabilità delle politiche fiscali ed economiche sarebbe demandata totalmente nelle mani della BCE che così, travalicherebbe i limiti del suo operato. La banca centrale, secondo Weidmann, ha il dovere di vagliare ogni opzione, ma il QE è un’opzione sbagliata. I Governi devono prendersi le loro responsabilità e combattere l’inflazione attraverso riforme interne che migliorino le singole economie.
Il conflitto tra Mario Draghi e Jens Weidmann è ormai sotto gli occhi di tutti, i due non si nascondo più e si danno battaglia attraverso dichiarazioni che manifestano il loro totale disaccordo sulla questione.
A questo punto, il prossimo 4 dicembre, giorno della tradizionale riunione mensile del board della bce, diventa fondamentale per capire chi tra i due contendenti avrà la meglio. Nel frattempo i mercati si godono l’euforia dell’attesa. Il quantitative easing è vicino, o forse no.
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