BCE: tassi fermi a 0,50% ma la crisi continua

Felice Di Maro

5 Settembre 2013 - 16:10

BCE: tassi fermi a 0,50% ma la crisi continua

Anche se i mercati del credito sono congelati e lo Spread tra Btp e bund tedeschi sono alquanto stabili la Bce non cambia politica. Nella riunione di oggi ha lasciato il tasso d’interesse di riferimento fermo allo 0,50%.

La Borsa di Milano è così subito salita dello 0,67% e non ha subito particolari variazioni lo spread tra Btp e Bund tedeschi. Il rendimento del titolo italiano è al 4,44% e il differenziale è a 242,7 punti. Nessuna significativa variazione neanche per l’euro, scambiato a 1,3206 contro dollaro.

Nell’agosto del 2011 quando eravamo proprio all’apice della crisi italiana Draghi dichiarò: “farò di tutto per salvare l’euro”. Purtroppo per far rientrare una crisi strutturale e rilanciare consumi e investimenti non si è fatto molto e si voglia o no la corsa speculativa sull’euro ha subito una raffinata accelerazione. Il problema è che senza curare i problemi dell’economia e facendo solo dichiarazioni di rassicurazioni l’aumento eccezionale di liquidità che comunque si è avuta nel sistema bancario è stata tutta fagocitata dal settore finanziario lasciando a bocca asciutta l’economia reale.

Questa è la situazione nella zona euro.

Grazie anche a Mario Draghi il dibattito economico sulla sostenibilità della moneta unica nel medio-lungo periodo per fortuna continua. Siamo quasi al buio e in questo quadro di incertezza è sbagliato certo riferirsi al passato in quanto un esperimento come l’euro non ha precedenti e non è perfettamente assimilabile ai sistemi di cambi fissi come quelli di Bretton Woods in quanto ogni debito/credito era denominato in monete nazionali. Quindi non si può contare sul tasso di cambio e le esportazioni come motore della crescita anche se i prodotti dei paesi come l’Italia che insieme a quelli del Mediterraneo, classificati “periferici” dell’eurozona, riducessero i prezzi relativamente a quelli dei paesi del “centro”. Il problema è che non ci sono oggi paesi in grado di fare acquisti di notevole quantità.

Trasformare l’euro in una “moneta comune” e non una “moneta unica” potrebbe essere una soluzione?

In Italia, il governo tecnocratico di Mario Monti ha fatto un buon lavoro nel taglio del deficit dell’Italia, meno nell’attuazione delle riforme strutturali. Ecco ciò che la Commissione europea vorrebbe che l’Italia facesse:

  • Assicurarsi che le riforme avviate dal governo Monti siano attuate correttamente.
  • Accelerare le riforme del mercato del lavoro. I salari dovrebbero essere meglio allineati alla produttività, e si dovrebbe fare di più per portare giovani e donne nel mondo del lavoro.
  • La pressione fiscale dovrebbe passare da lavoro e capitale a consumo, proprietà ed ambiente. Sicuramente questa sarà una questione controversa, dato che il nuovo governo italiano sta cercando di evitare un aumento dell’IVA previsto per il 1 luglio 2013 e sta anche considerando l’abbattimento della tassa di proprietà sulla prima casa.
  • Continuare con la liberalizzazione del mercato dei servizi e l’apertura delle professioni chiuse - che sembra essere un problema che colpisce tutti i paesi della zona euro mediterranea.

Inutile dire che tutto questo deve avvenire senza violare il limite di deficit dell’UE del 3% del PIL e in parallelo ad una riduzione dell’enorme debito pubblico italiano (previsto per oltre il 132% del PIL nel 2014). Tutto Ok. All’orizzonte però si intravvede che la Germania sta invecchiando più velocemente della maggior parte dei paesi. In pratica sta assistendo ad un aumento delle tensioni sociali e la sua industria di esportazione sta affrontando venti contrari. La crisi economica è una malattia infettiva e non servono rassicurazioni ma scelte che sono anche politiche e sociali.

FELICE DI MARO

Argomenti

# Bce

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it