Aumenta il prezzo della pasta: ecco quanto costerà un pacco entro Natale

Luna Luciano

26/09/2021

È previsto un rincaro dei prezzi per pasta e altri alimenti. Questo trend globale potrebbe mettere in crisi le famiglie italiane e non solo.

Aumenta il prezzo della pasta: ecco quanto costerà un pacco entro Natale

Dopo l’aumento delle bollette a preoccupare maggiormente il Governo italiano è stata la notizia del rincaro della pasta e non solo. Farina, pane, latte, carne, riso e caffè sono solo alcuni degli alimenti che insieme alla pasta vedranno lievitare i loro prezzi.

Nella grande distribuzione l’aumento si sta già registrando, ma a farne le spese saranno come sempre le famiglie italiane che a dicembre potrebbero trovarsi davanti a confezioni di pasta con un rincaro del 20% in più per pacco.

Il trend non è un fenomeno tutto italiano, bensì è di portata globale a causa dell’emergenza climatica che ha messo in ginocchio il settore della coltivazione mondiale.

Caro pasta: le cause dell’aumento dei prezzi

Ormai non si può non parlare dell’emergenza globale climatica che ci si trova di fronte. Il caro della pasta è solo una delle conseguenze - e nemmeno tra le più gravi - con cui il mondo deve fare i conti.

Il caldo torrido di quest’ultima estate è stato devastante e ha travolto le coltivazioni in tutto il globo; anche una parte delle coltivazioni di grano duro in Canada, primo fornitore estero dei produttori italiani, è andato perso. Il raccolto canadese ha subito ingenti danni e il rifornimento di grano per gli italiani si dimezzato: da 6,5 a 3,5 milioni di tonnellate.

Davanti a questa situazione Giuseppe Ferro, amministratore delegato di La Molisana - terzo pastificio italiano per valore - ha affermato che tra marzo e maggio si potrebbe non avere abbastanza grano per produrre la pasta e soddisfare la richiesta del mercato italiano, concludendo con una considerazione più che funesta:

Nemmeno durante la guerra mancò così tanto grano.

Rincaro della pasta: quanto costerà un pacco a Natale?

Il prezzo del grano duro è salito del 60% dall’inizio del 2021 ed entro dicembre potrebbe aumentare ancora del 15%. La situazione risulta essere grave se si considera che da tre anni a questa parte, come ha ricordato Riccardo Felicetti presidente del gruppo Pasta di Unione Italiana Food, i consumi mondiali di pasta superano la produzione.

Questo significa che con 3 milioni di tonnellate in meno, la pasta prodotta sarà inferiore alla domanda del mercato italiano e quindi il prezzo non potrà che aumentare, in quanto la pasta sarà sempre meno sugli scaffali dei supermercati.

Entro dicembre il rincaro dei prezzi potrebbe aumentare fino al 20%. Entro Natale gli esperti temono che si potranno registrare un aumento di 0,15-0,20€ in più per pacco, che insieme al rincaro di altri alimenti potrebbe mettere in crisi molte famiglie.

Rincaro della pasta: la soluzione di Coldiretti

Il caro pasta, per quanto possa essere temuto da tutti, potrebbe essere affrontato con un’adeguata e ponderata programmazione. A suggerirlo è stata la stessa Coldiretti secondo cui è possibile aumentare la produzione di grano duro italiano.

L’Italia importa dal Canada circa il 40% del grano di cui ha bisogno, ma se la produzione italiana aumentasse si potrebbe bloccare la speculazione sui prezzi dei pacchi di pasta.

Gli agricoltori italiani insistono affinché si possa lavorare a degli accordi tra imprese agricole e industriali a prezzi equi, non scendendo sotto i costi di produzione come previsto dalla nuova legge di contrasto alle pratiche sleali (Direttiva UE n. 2019/633).

È stato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, a spingere per questa soluzione, in quando ci sarebbero le condizioni per incrementare la produzione italiana garantendo una maggiore qualità. Infatti, in Italia è vietato l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta a differenza di quanto avviene in Canada.

A livello europeo l’Italia produce la metà del grano duro coltivato nella UE ed è uno dei leader globali sia nel consumo pro-capite di pasta sia nella sua produzione, pur producendo circa 3,85 milioni di tonnellate è anche il principale importatore.

Molte industrie hanno preferito acquistare il grano di altri paesi per via delle basse quotazioni piuttosto che usufruire del grano italiano di primissima qualità. Per questo motivo, Prandini continua a spingere per un accordo con le industrie garantendo qualità ai consumatori e la possibilità di valorizzare il Made in Italy.

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