Assegno unico universale per figli a carico: aumentarne l’importo è possibile, ecco alcuni consigli per farlo.
Aumentare l’importo dell’assegno unico per figli a carico è possibile, ma solamente in determinati casi. Proviamo a immaginare la tua situazione: hai appena ottenuto l’attestazione ISEE riferita al 2022 e in base al calcolo effettuato dall’apposito simulatore INPS ti sei reso conto che l’importo dell’assegno unico che ti verrà riconosciuto da marzo è inferiore alle tue aspettative.
E allora ti stai chiedendo cosa fare per aumentare l’importo dell’assegno unico, pur non sapendo come muoverti in tal senso. Ebbene, devi sapere che sono diverse le situazioni in cui aumenta l’importo di tale prestazione: alcune soluzioni sono alquanto ovvie - ad esempio basta fare un altro figlio - altre meno ma altrettanto efficaci.
La prima soluzione di cui vi parleremo riguarda la possibilità di aumentare l’assegno unico mantenendo inalterato il nucleo familiare: si tratta del cosiddetto ISEE corrente, strumento che permette di prendere in considerazione redditi e patrimoni riferiti all’ultimo anno anziché a due anni prima dalla presentazione della DSU come avviene nel caso dell’ISEE ordinario.
ISEE corrente per aumentare l’importo dell’assegno unico per figli a carico
Come noto, il calcolo dell’assegno unico per figli a carico tiene conto del valore ISEE nel periodo di riferimento. Spetta, ad esempio, il massimo dell’importo (175,00€ per figlio, al netto delle maggiorazioni) solamente nel caso di ISEE inferiore a 15.000,00€.
Al di sopra di questa soglia il valore base dell’assegno unico si abbassa di 50 centesimi ogni 100 euro, fino ad arrivare al minimo di 50,00€ con ISEE pari o superiore a 40.000,00€. Lo stesso importo spetta a chi invece fa domanda per l’assegno unico senza tuttavia presentare ISEE.
Per aumentare l’importo, quindi, la soluzione più efficace è quella di ridurre il valore indicato dall’attestazione. Tuttavia, nonostante ci siano alcuni accorgimenti da seguire per abbassare l’ISEE, solamente uno di questi ha effetto immediato: si tratta dell’ISEE corrente, quello strumento che tiene conto di redditi e patrimoni riferiti all’anno precedente alla presentazione della DSU, a differenza dell’ISEE ordinario che invece guarda a redditi e patrimoni del secondo anno precedente.
Tuttavia, l’ISEE corrente si può presentare solamente in determinate occasioni. Ad esempio, è necessario che sia stata prima rilasciata l’attestazione ordinaria. Inoltre, per l’aggiornamento dei redditi, consentito fin da subito, è necessario che si sia verificata una delle seguenti situazioni:
- variazione della situazione lavorativa ovvero un’interruzione dei trattamenti previdenziali, assistenziali e indennitari non rientranti nel reddito complessivo (dichiarato ai fini IRPEF) per uno o più componenti il nucleo familiare;
- variazione della situazione reddituale complessiva del nucleo familiare superiore al 25% rispetto alla situazione reddituale individuata nell’ISEE calcolato ordinariamente.
Diverso il caso dei patrimoni. Per il loro aggiornamento, infatti, serve che nell’ultimo anno ci sia stata una riduzione del patrimonio complessivo del nucleo familiare superiore al 20% rispetto alla situazione patrimoniale individuata nell’ISEE ordinario. In tal caso, però, l’ISEE corrente si può richiedere solo a partire dal 1° aprile.
È ovvio, viste le situazioni in cui può essere richiesto, che l’ISEE corrente risulterà più basso rispetto all’ISEE ordinario e dunque anche l’importo dell’assegno unico ne beneficerà.
Nel dettaglio, dopo il rilascio dell’ISEE corrente l’INPS effettuerà un ricalcolo dell’assegno unico. A tal proposito è bene specificare che:
- nel caso di ISEE corrente presentato entro il 30 giugno l’assegno unico verrà ricalcolato già a partire dal 1° marzo. In tal caso, dunque, la prestazione verrà conguagliata e spetteranno tutti gli arretrati a partire dal mese di marzo;
- nel caso di ISEE corrente presentato dal 1° luglio, l’assegno unico verrà ricalcolato ma solamente per le mensilità accreditate successivamente. Non spettano, dunque, eventuali arretrati per le mensilità precedenti.
Assegno unico figli a carico: quanto aumenta per ogni figlio
L’assegno unico aumenta anche nel caso in cui dovesse nascere un altro figlio. E non solo perché ovviamente viene riconosciuta una quota ulteriore per il nuovo nato, ma anche perché in caso di figlio successivo al secondo si applicano anche delle maggiorazioni sull’importo.
Nel dettaglio, per i figli successivi al secondo si applica una maggiorazione che va da 85,00€ (per ISEE inferiore a 15.000,00€) a 15,00€ (per ISEE pari o superiore a 40.000,00€). In caso di quarto figlio, invece, scatta - oltre a quella suddetta - un’ulteriore maggiorazione, pari a 100,00€ forfettari (si applica, dunque, sulla quota successiva).
Ad esempio, una famiglia con ISEE di 10.000,00€ e con due figli percepisce 350,00€ di assegno unico (175,00€ per figlio). In caso di terzo figlio l’importo non sale a 525,00€, bensì a 610,00€ in quanto la quota per il nuovo nato ammonta a 260,00€
E ancora, in caso di quarta nascita la quota complessiva si arricchisce di ulteriori 260,00€ più di altri 100,00€ forfettari, arrivando così a 970,00€. Con due figli in più, dunque, l’importo dell’assegno unico è più che triplicato.
Assegno unico: di quanto aumenta se tutti e due i genitori iniziano a lavorare
Altro modo in cui aumenta l’importo dell’assegno unico è quello in cui entrambi i genitori avviino un’attività lavorativa. La normativa, infatti, prevede che nel caso in cui entrambi i genitori abbiano un reddito si applica sulla quota di assegno unico spettante per ogni figlio una maggiorazione che va da 30,00€ per chi ha un ISEE pari o inferiore a 15.000,00€ fino ad arrivare a zero per chi raggiunge la soglia dei 40.000,00€.
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