Assegno di mantenimento non dovuto se il figlio maggiorenne non termina gli studi: la sentenza del Tribunale di Genova

Valentina Brazioli

22 Agosto 2014 - 11:30

L’assegno di mantenimento nei confronti di un figlio maggiorenne disoccupato è sempre dovuto? A quanto pare no: il Tribunale di Genova ha sancito lo stop agli alimenti da parte di un padre nei confronti di una figlia che, a 29 anni suonati, aveva sostenuto appena 7 esami del suo corso di laurea.

Assegno di mantenimento non dovuto se il figlio maggiorenne non termina gli studi: la sentenza del Tribunale di Genova

L’assegno di mantenimento nei confronti di un figlio maggiorenne disoccupato non è dovuto se quest’ultimo è un pessimo studente universitario. Potremmo riassumere in questo modo quanto è emerso da una recentissima sentenza emessa dal Tribunale di Genova. Il caso in questione, infatti, vede protagonista un padre divorziato che finisce in cassa integrazione e chiede quindi di poter rivedere l’assegno in favore di sua figlia. Oggetto del contendere, in particolare, il percorso universitario della ragazza, di cui il genitore affermava di non sapere praticamente nulla.

Solo 7 esami a 29 anni: stop agli alimenti

Una lamentela alla quale il tribunale genovese ha prestato attenzione, arrivando così a constatare che la studentessa, iscritta alla Facoltà di Lettere, aveva dato appena 7 esami pur avendo ormai 29 anni. Sancito, in questo modo, l’abbandono di ogni volontà, da parte delle ragazza, di concludere gli studi universitari già nel 2012, a finire sotto la lente d’ingrandimento dei giudici è stato anche il suo atteggiamento complessivo. La persona in questione, infatti, non lavorava ma nemmeno si era mai iscritta alle liste di collocamento. Insomma: quando la Corte, presieduta da Alberto Haupt, ha deciso in favore del padre è come se avesse stabilito che un conto è l’obbligo del genitore di sostenere economicamente i figli nel compimento del loro percorso di studi, un altro è parcheggiarsi tra i banchi universitari; un conto è non trovare lavoro, un altro è non cercarlo nemmeno.

Un padre in crisi: “al limite della sussistenza”

I giudici, dal canto loro, hanno anche constatato l’aggravarsi della situazione economica del padre divorziato: troppi, per un artigiano in cassa integrazione, un assegno di mantenimento di 250 euro al mese in favore di una figlia che – a leggere la sentenza – non ha voglia di studiare, ma neanche di attivarsi concretamente per trovare un lavoro. Così, di fronte a un reddito complessivo di neanche mille euro al mese, il Tribunale di Genova ha parlato di un uomo “al limite della sussistenza” e ha revocato sia l’assegnazione della casa all’ex moglie che l’assegno alla figlia.

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