Armi biologiche: quali sono, quando sono state utilizzate e perché sono vietate

Giorgia Bonamoneta

05/04/2022

06/04/2022 - 12:23

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Lo spettro dell’utilizzo di armi biologiche aleggia sul conflitto russo-ucraino, anche se è vietato dai trattati internazionali. Coso sono le armi biologiche e perché sono vietate?

Armi biologiche: quali sono, quando sono state utilizzate e perché sono vietate

Le armi rappresentano un’estensione del potere di dominazione - o la paura di questo - e la definizione calza a pennello alle armi di distruzioni di massa. Le armi biologiche, come quelle chimiche e nucleari, rientrano nella definizione ombrello di “arma di distruzione di massa”. Il perché è piuttosto scontato: non colpiscono il singolo rivale, uno contro uno, possono invece arrivare a coinvolgere centinaia di migliaia di persone. Sottotesto: morti civili.

Nonostante i numerosi trattati che ne hanno vietato l’uso, le armi biologiche sono resistenti e continuano a essere una minaccia invisibile e silenziosa. Anche nella guerra in Ucraina il loro utilizzo è piuttosto concreto e, per evitarne l’uso, l’amministrazione Biden ha fatto dichiarazioni altisonanti. Il loro utilizzo corrisponderebbe a una red line, una linea rossa riconosciuta a livello internazionale, che spingerebbe l’ingresso della Nato nel conflitto tra Russia e Ucraina.

La Russia dovrebbe essere vincolata da alcuni trattati che la obbligano a dire addio al programma Biopreparat per sviluppo di armi biologiche, ma non si è a conoscenza dell’effettivo disarmo. In passato l’utilizzo di armi biologiche da parte Russa non è stato provato, ma un programma di vaste proporzioni, mai apertamente smantellato, pone dubbi sul presunto rispetto di non utilizzo di tali armi.

Armi biologiche: quali sono e le differenza con le armi chimiche

Un errore molto comune è non distinguere armi chimiche da armi biologiche. Le prime includono tutte le sostanze tossiche come agenti soffocanti (fosgene), vescicanti (iprite) e nervini.

Le armi biologiche invece si basano su sostanze naturali come l’antrace e il carbonchio. Si possono classificare le armi biologiche in diversi gruppi, a seconda dell’agente:

  • virus
  • batteri
  • microorganismi
  • funghi
  • tossine

A loro volta si distinguono in base alla facilità di diffusione e alla gravità degli effetti. Ci sono tre categorie:

  • categoria A: agenti e tossine pericolose, si trasmettono da persona a persona e hanno un grande impatto sulla salute fisica e mentale;
  • categoria B: facili da trasmettere, hanno un impatto di media intensità;
  • categoria C: contiene i nuovi agenti, i cui effetti devono essere ancora “provati”, ma sono facilmente disponibili e con altrettanta facilità si diffondono.

Quando sono state usate le armi biologiche: un passo indietro nella storia

Le armi biologiche sono vecchie quanto il mondo, direbbe qualcuno. I primi esempi di uso di armi biologiche si fanno risalite ai greci (300 a.C) con l’utilizzo di cadaveri umani e animali nei pozzi dell’acqua dei nemici. Scorrendo velocemente in avanti nel faldone delle guerre giocate e vinte grazie alle armi biologiche - come nel caso della battaglia di Tortona del 1155 - fu l’uso del gas mostarda (più noto come iprite) da parte dei tedeschi nella Prima guerra mondiale a rendere necessaria una regolamentazione.

Nel 1925 si arrivò così a un trattato che vietò le armi biologiche, ma oltre le parole non si fece altro e il loro utilizzo continuò indisturbato. Dopo la Seconda guerra mondiale Stati Uniti e Urss lanciarono due programmi di ricerca per armi biologiche.

Nel 1972 furono 160 le nazioni che firmarono il trattato contro l’uso (non lo sviluppo) di armi chimiche e biologiche e in seguito venne ratificato da una parte di queste (143 Paesi). Il trattato aveva diversi limiti e infatti non impedì all’Urss di firmare la Convenzione sulle armi biologiche (BWC) e allo stesso tempo di continuare a sviluppare un ampio arsenale, da antrace a peste, vaiolo e tularemia.

Perché vietare le armi biologiche?

La storia le ripudia, ma vengono ancora usate. Le armi biologiche, come qualsiasi altra arma di distruzione di massa, è un deterrente. Lo abbiamo visto di recente con la minaccia nucleare e il meccanismo è simile, se non addirittura più subdolo.

Le armi biologiche sono considerate “armi definitive” perché difficilmente vengono scoperte. La diffusione di un virus o di un batterio letale, soprattutto nell’età delle pandemie, mette in dubbio sull’origine della diffusione. Basti riportare alla memoria il dibattito intorno al Sars-CoV-2 e alla possibilità che fosse o meno un’arma diffusa dalla Cina per affossare l’economia mondiale.

La repulsione internazionale di fronte all’uso di armi biologiche, ma anche chimiche, è dovuta alla loro portata. Rispetto a un’arma a mano, come un fucile, l’impatto di un’arma di distruzione di massa (biologica, chimica, nucleare) è decisamente superiore. Inoltre l’idea di infettare volontariamente un luogo ha profonde conseguenze, in primis sulla fiducia per la scienza.

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