Andare a lavorare in Inghilterra: le regole per il Regno Unito aggiornate a dopo la Brexit

Claudio Garau

22/11/2021

Andare a lavorare in Inghilterra oggi è diventato più difficile che nel recente passato. Il quadro attuale delle regole dopo la Brexit.

Andare a lavorare in Inghilterra: le regole per il Regno Unito aggiornate a dopo la Brexit

Con la Brexit, molte cose sono cambiate per chi intende andare a lavorare in Inghilterra. Se in passato Londra e gli altri grandi centri del paese rappresentavano un’opportunità concreta, per trovare un un nuovo lavoro e per fare esperienza in una realtà fortemente dinamica e multiculturale, oggi chi intende lasciare l’Italia per trovare un’occupazione Oltremanica, deve fare i conti con un meccanismo molto più complesso.

Nel 2021, si può andare a lavorare in Inghilterra soltanto se si hanno i punti. Insomma, siamo innanzi a nuove regole, che non rendono agevole l’inserimento in terra inglese con finalità di lavoro.
Vediamo allora qualche dettaglio in tema, per capire quali sono oggi le regole da rispettare per andare a vivere in Inghilterra e per trovare un’occupazione stabile da quelle parti.

Andare a lavorare in Inghilterra: il nuovo contesto di riferimento

Denominato Points-based immigration system (PBS), si tratta del nuovo sistema per l’immigrazione nel Regno Unito. Come accennato, dopo la Brexit, sono cambiate le regole inerenti l’ingresso dei lavoratori stranieri in Inghilterra. Oggi sono stranieri anche tutti i cittadini dell’Unione Europea, equiparati a quelli extra Ue. Quindi lo sono anche gli italiani che vogliono andare a lavorare in Inghilterra.

Sono regole non molto diverse da quelle applicate in Australia e negli Usa e comportano che per trovare un’occupazione in Gran Bretagna sia obbligatorio:

  • avere un titolo di studio qualificato;
  • la conoscenza dell’inglese;
  • un salario che si avvicini al reddito medio pro-capite nazionale (27 mila sterline l’anno circa).

Chiaramente si tratta di un sistema che tende a favorire le risorse formate ed esperte, in modo piuttosto evidente. Per fare un semplice esempio, il possesso di una laurea tecnica e un’esperienza lavorativa ultradecennale in ruoli e funzioni specialistiche, certamente faranno aumentare molto le probabilità di immettersi stabilmente nell’ambiente di lavoro inglese. Coloro che invece speravano di fare un’esperienza di lavoro, magari dopo il diploma delle scuole superiori, non avranno più la stessa facilità di prima ad inserirsi.

In sintesi, competenze professionali, esperienza e talento sono ora la base per calcolare un punteggio ad hoc. Soltanto per i lavoratori che totalizzeranno almeno 70 punti sarà possibile andare a lavorare in Inghilterra.

Sono stati ideati diversi tipi di visti per i lavoratori: sul sito web gov.uk sarà possibile completare la propria domanda, inclusa la verifica dell’identità, sfruttando un’applicazione per smartphone.

Tutti coloro che richiedono un visto per motivi di lavoro, debbono versare una tassa amministrativa e a tutti coloro che vivranno in Inghilterra per più di 6 mesi sarà richiesto il supplemento sanitario per l’immigrazione (Immigration Health Surcharge), che di fatto consentirà di accedere al servizio sanitario nazionale inglese.

Vediamo dunque quali sono le tipologie principali dei visti per andare a lavorare in Inghilterra.

Andare a lavorare in Inghilterra: il sistema del permesso di lavoro per soggetti qualificati

In molti sapranno che la Gran Bretagna non fa più parte dell’Unione Europea dal primo gennaio di quest’anno. Ciò significa che anche per gli italiani trovare un’occupazione da quelle parti, è meno agevole che in passato.

Chi intende andare a lavorare legalmente in uno dei paesi del Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles o Irlanda del Nord) è tenuto dunque a richiedere un visto o permesso di lavoro. Quest’ultimo prende il nome di Skilled Worker Visa e, per il Regno Unito, è rivolto ai lavoratori qualificati.

Come detto in precedenza, per conseguire detto visto le autorità locali hanno ideato un sistema a punti: è obbligatorio ottenere 70 punti al fine del rilascio del visto di lavoro.

Il documento in oggetto può avere una durata fino a 5 anni. Alla fine di detto periodo, l’interessato che intende continuare a lavorare in Inghilterra, deve domandare un rinnovo o un aggiornamento del visto se è prossimo alla scadenza, o se si cambia datore di lavoro. Dopo un quinquennio, l’interessato potrà anche richiedere la residenza permanente in terra inglese.

La richiesta del permesso di lavoro può essere fatta fino a tre mesi prima della data alla quale l’interessato intende cominciare a lavorare in GB. Effettuata la richiesta online, provata la propria identità e esibiti i documenti richiesti, la risposta giungerà entro tre settimane, se la richiesta è stata emessa dal nostro paese.

I requisiti del visto per il lavoratore qualificato: ecco quali sono

Per ottenere il visto per il lavoratore qualificato, occorre, come accennato, totalizzare 70 punti e per adempiere a tutte le condizioni previste per questo visto, è necessario:

  • il livello intermedio B1 per quanto riguarda la conoscenza della lingua inglese (10 punti);
  • il possesso di un’offerta di lavoro o di una lettera di assunzione. Detta offerta deve essere ufficiale ed approvata dallo Home Office (l’equivalente del nostro Ministero dell’Interno) (20 punti);
  • il lavoro in un settore con carenza di personale (20 punti);
  • lo stipendio entro un livello minimo annuo, pari a 26.500 sterline, ossia 30mila euro, oppure sarà di riferimento il salario corrente per un certo lavoro specifico, a seconda di quale sia l’importo maggiore. In ogni caso Il limite salariale minimo non potrà essere al di sotto di 20.480 sterline annue (20 punti).

Inoltre, occorre rimarcare che il visto per il lavoratore qualificato non è gratuito, e dunque occorre disporre di abbastanza soldi per pagare le spese della richiesta. Da notare che la spesa è nell’ordine delle centinaia di sterline e, in taluni casi, può anche superare il migliaio. A ciò si deve altresì sommare il costo della copertura medica e quello legato ad un conto bancario inglese, al fine di mantenersi in terra d’Oltremanica.

Alcune precisazioni sono doverose per quanto riguarda la conoscenza della lingua inglese. Infatti, una conoscenza di livello B1 della lingua inglese corrisponde a un punteggio IELTS tra 4.0 e 5.5, come reso noto dal British Council Italia, vale a dire l’ente ufficiale britannico per la promozione delle relazioni culturali e delle opportunità educative. Ciò significa che occorre essere capaci di gestire in autonomia le 4 aree di conoscenza della lingua inglese (ascolto, lettura, scrittura e comunicazione), già prima di giungere in terra inglese.

Ecco perché il British Council suggerisce di controllare per tempo i requisiti richiesti in modo da non farsi trovare impreparati nel caso si intenda andare a lavorare in Inghilterra.

Andare a lavorare in Inghilterra: il visto per i laureati e quello per i talenti

Uno speciale permesso è previsto per le persone che hanno ottenuto un titolo universitario in Inghilterra. Si tratta del cd. Graduate Visa e consente a chi lo possiede di lavorare o cercare lavoro fino a un massimo di 2 anni (3 per i dottorandi) dopo la fine degli studi.

Nel dettaglio, detto visto per laureati è disponibile per gli studenti internazionali che sono stati sponsorizzati da uno sponsor per studenti riconosciuto dall’Home Office, con una comprovata esperienza in merito alla conformità ai requisiti di immigrazione del governo inglese.

Invece, con il visto Global Talent, l’Inghilterra intende attirare i talenti emergenti, come già da succede in ambito accademico. Detto permesso esonera dal requisito di avere un’offerta di lavoro prima dell’arrivo. Ma attenzione: non è indirizzato ai professionisti con talento di tutti i settori. Esso spetta soltanto a quelli della scienza, delle discipline umanistiche, dell’ingegneria, delle arti (tra cui cinematografia, design della moda e architettura) e della tecnologia digitale, in possesso di competenze tali da arricchire il patrimonio di conoscenze, l’economia e la società del territorio britannico. Così è indicato nel sito web del Governo inglese.

Da rimarcare altresì che le professioni sanitarie presentano elementi di vantaggio, per coloro che vogliono andare a lavorare in Inghilterra. Infatti, anche in relazione alla situazione sanitaria attuale, per i lavoratori delle strutture sanitarie è stato pensato il visto Health and Care che prevede delle semplificazioni burocratiche e dei costi ridotti.

Conclusioni: andare a lavorare in Inghilterra oggi, opportunità e limiti

Prima del terremoto Brexit, molti giovani italiani andavano in Inghilterra, e soprattutto a Londra, per perfezionare il loro livello d’inglese. La prassi era quella di arrivare là con i loro risparmi e cercare di trovare un lavoretto nel più breve tempo possibile (ad es. come cameriere o commesso), nella finalità di restare in terra inglese per lungo tempo.

Oggi le cose sono profondamente cambiate. Infatti è auspicabile assicurarsi di avere già un buon livello d’inglese, di individuare un lavoro (molto) qualificato, in un settore con poco personale e compiere le procedure amministrative di ottenimento del visto. Insomma, vero è che le opportunità di lavorare a Londra sono oggi minori e vi sarà sempre una sempre più marcata competitività per tutti coloro che intendono lavorare nella maggiore città britannica.

Ma è altrettanto vero che non serve tuttora un visto per andare nel Regno Unito per una vacanza ed eventi di lavoro. Infatti, sarà possibile visitare l’Inghilterra per un massimo di 6 mesi senza dover ottenere alcun permesso.

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