Recessione in arrivo? Forse, ma il mercato azionario non è più un indicatore affidabile

Fiammetta Rubini

22 Febbraio 2016 - 15:07

Il mercato azionario non è più un indicatore affidabile, e i pericoli di una recessione globale sono limitati. Gli esperti spiegano il perché.

Recessione in arrivo? Forse, ma il mercato azionario non è più un indicatore affidabile

Gli esperti invitano gli analisti a smettere di considerare la lettura dei mercati azionari come un barometro affidabile dell’andamento dell’economia: i mercati azionari hanno perso valore come indicatore.

Brian Blitz, analista di Morgan Stanley, fa notare che negli ultimi sei anni i mercati azionari hanno sovraperformato l’economia reale. Ma di recente questo trend si è invertito e le azioni stanno registrando performance peggiori rispetto all’economia globale, come possiamo vedere nella tabella qui sotto.

L’indice MSCI la scorsa settimana è entrato nel territorio bear market dopo il crollo di oltre il 20% dai suoi massimi più recenti a 442,70 registrati a maggio 2015.
Secondo quanto riportato dai data group del Wall Street Journal, nella giornata di giovedì ha recuperato alcune perdite arrivando a 353,78.

“Anche se i dati macroeconomici mondiali degli ultimi sei mesi segnalano una decrescita, la performance delle azioni è andata peggio dei dati economici”

ha detto Britz.

Jeffrey Sault, Chief Investment Strategist presso Raymond James, che vivacizza le sue considerazioni con aneddoti e frasi di altri analisti, ha puntualizzato anche che gli investitori dovrebbero smettere di fare affidamento sui mercati azionari per scoprire indizi sulla direzione che prenderà l’economia.

“Ovviamente non c’è bisogno di essere in un bear market perché si verifichi una recessione. Dal 1968, lo S&P 500 ha avuto dieci fasi di mercati-orso, ma quattro di queste non sono state accompagnate da una recessione”

scrive Sault.

Sault, convinto che le recenti sottoperformance dei mercati rappresentino più una “volatilità episodica” che un preludio alla recessione mondiale, ha cautamente lasciato intendere che il corsa frenetica alla vendita si è conclusa lo scorso giovedì dopo 31 sessioni.

Il suo collega Andrew Adams ha osservato che l’indice di Farrell, che si basa sui sondaggi settimanali dell’American Association of Individual Investors (AAII) “è ai suoi minimi storici dall’agosto 1993, il che suggerisce che gli investitori sono più ribassisti ora di quanto non lo fossero in seguito alla bolla del comparto tech e durante la crisi finanziaria del 2008”.

“Il sentiment dei mercati è negativo in questo momento e questo in passato ha influito sull’andamento al ribasso dei mercati”

ha detto Adams.

Allo stesso tempo Britz si aspetta che i dati macroeconomici globali prospetteranno una situazione ancora peggiore, ma non al punto tale da preannunciare una recessione vera e propria.

“Siamo convinti che questa sia in primo luogo una recessione del mercato azionario piuttosto che una vera recessione economica”

ha detto Britz.

Dopo uno dei mesi più neri degli ultimi anni, in questo primo 2016 tutti i principali mercati azionari sono finora affondati.

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