Allarme Fukushima, acqua radioattiva in mare: dove finirà e quanto è pericolosa

Andrea Pastore

02/12/2021

19/09/2022 - 15:43

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Uno studio cinese avverte dei pericoli dello sversamento di acque radioattive nel Pacifico da parte del Giappone.

Allarme Fukushima, acqua radioattiva in mare: dove finirà e quanto è pericolosa

Il governo giapponese ha annunciato il 26 aprile del 2020 che scaricherà l’acqua radioattiva del disastro nucleare di Fukushima del marzo 2011 nell’anno 2023. L’insieme dei fatti ha riportato in auge la discussione sul proseguimento dell’adozione da parte degli Stati di tecnologie energetiche nucleari; le polemiche della politica, e dell’opinione pubblica, sono state monopolizzate dalla questione per un’ovvia ragione di carattere ambientale.

La questione non è tanto l’adottare o no il nucleare per produrre energia - di fatti tutte le grandi potenze continuano e continueranno a farlo -, la questione rientra più che altro in un contesto di sicurezza delle pratiche e dei processi.

Non a caso, è stato pubblicato uno studio di un gruppo di scienziati cinesi - visto che quella cinese sarebbe una delle prime comunità colpite dallo sversamento di materiale radioattivo nel mare -, che avverte del pericolo che causerebbe una contaminazione dei mari orientali. Vediamo nello specifico cosa dice lo studio coordinato da Jian-Min Zhang e da Zheng-Zhong Hu.

Lo studio cinese sull’acqua contaminata di Fukushima

Lo studio dal titolo Discharge of treated Fukushima nuclear accident contaminated water, è una simulazione che illustra le conseguenze che porterebbe lo sversamento di acque radioattive nel Pacifico da parte del Giappone.

Infatti, lo studio spiega che il 26 agosto del 2021 il governo giapponese ha approvato un disegno di legge per dimettere le acque radioattive del disastro nucleare di Fukushima così da alleviare le esternalità negative dello stoccaggio delle stesse optando per lo scarico in mare: lo scarico dovrebbe avvenire intorno l’inizio del 2023.

Lo studio continua dicendo che nonostante la decisione del governo giapponese, le acque di Fukushima contengono più del 60% di radionuclidi e che il 70% dell’acqua debba subire un trattamento secondario primo di essere sversata. Secondo i ricercatori, grandi quantità di radionuclidi possono influenzare le catene biologiche marine se inalati dalla fauna e quindi avere ricadute negative sulla pesca marittima e la salute umana; oltre che un danno economico non irrilevante.

Saltando la parte microscopica della simulazione sulle acque radioattive di Fukushima, vogliamo concentrarci sulla macro-simulazione che spiega la propagazione dell’area interessata dalle acque inquinate nel corso del tempo appena dopo lo scarico.

Entro 120 giorni la zona interessata raggiungerebbe i 30° di latitudine per i 40° di longitudine. Dopo 1200 giorni, gli inquinanti arriveranno sulle coste del Nord America e dell’Australia e copriranno quasi l’intera regione del Pacifico settentrionale. Dopodiché gli inquinanti viaggeranno lungo il Canale di Panama ed una piccola parte di essi viaggerà fino all’Oceano Indiano attraverso le acque del Nord Australia. Dopo 3600 giorni, gli inquinanti occuperanno quasi l’Intero Oceano Pacifico.

Il danno per il Pacifico

Dallo studio si apprende che uno dei principali inquinanti che interesserà l’area del Pacifico sarà il trizio, un isotopo radioattivo. Questo materiale porterebbe ad una contaminazione delle acque che interesserà una gran parte dell’Oceano, comportando ricadute sia sulla fauna che sulla salute umana: attività economiche e la vita degli animali verrebbero compromesse per sempre.

Infatti, il carico di acque radioattive non è da sottovalutare. La manutenzione della centrale di Fukushima Daiichi genera 140 tonnellate di acqua contaminata al giorno che, nonostante venga trattata negli impianti di bonifica, continua a contenere il trizio.

Poco più di mille serbatoi si sono accumulati nell’area adiacente all’impianto, l’equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido. Secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l’estate del 2022.

Le reazioni internazionali

Le reazioni internazionali alla notizia, a parte una sostanziale approvazione degli Stati Uniti, esprimono contrarietà e forte preoccupazione. Il ministero degli esteri cinese ha accusato Tokyo di aver deciso di smaltire le acque reflue nucleari “senza riguardo per i dubbi e l’opposizione interna ed estera”.

Un approccio estremamente irresponsabile e gravemente dannoso per la salute e la sicurezza pubblica internazionale e gli interessi vitali dei Paesi vicini.

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