Agenda 2010 di Beppe Grillo: cosa vorrebbe realizzare in Italia?

Valentina Pennacchio

16/03/2013

Agenda 2010 di Beppe Grillo: cosa vorrebbe realizzare in Italia?

Nei giorni scorsi abbiamo chiarito la differenza tra reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito, grazie all’intervento degli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti. Grillo e il M5S guardano alla riforma tedesca Hartz per attuare la loro idea di reddito di cittadinanza. La riforma tedesca Hartz è una riforma del mercato del lavoro messa in atto dal Governo Schröder (SPD) tra il 2003 e il 2005 e facente parte della cosiddetta Agenda 2010, la quale ha catturato comunque pareri discordanti. Come sarebbe l’Agenda 2010 di Beppe Grillo? Cosa vorrebbe realizzare in Italia? Al primo canale tedesco, Ard, Grillo ha dichiarato:

“Dovremmo avere un piano paragonabile all’Agenda 2010 in Germania. Ciò che ha dato buoni risultati in Germania, lo vogliamo anche noi. Bisogna mettere subito a disposizione un fondo per la creazione di un reddito di cittadinanza per i gruppi di cittadini meno abbienti”.

Agenda 2010

L’obiettivo delle riforme incluse nell’Agenda 2010 è stato quello di combattere la disoccupazione e migliorare la crescita economica. Nelle intenzioni di Schröder l’Agenda 2010 doveva focalizzare la propria attenzione su tre aree:

  • economia;
  • welfare;
  • posizione della Germania nel mercato mondiale.

Quali sono stati i passi?

  • tagli fiscali (come una riduzione del 25% del tasso di base dell’imposta sul reddito);
  • tagli dei costi per le cure mediche;
  • drastiche riduzioni di prestazioni pensionistiche e di indennità di disoccupazione.

In particolare l’Agenda 2010 ha toccato 7 punti:

  • economia;
  • tasse;
  • lavoro;
  • salute;
  • pensioni;
  • formazione;
  • educazione e ricerca.

Questi interventi hanno avvicinato l’Agenda 2010 a programmi adottati già in precedenza negli Stati Uniti (Reaganomics) e nel Regno Unito (Thatcherismo), in linea con la strategia di Lisbona dell’Unione Europea e alla logica del mercato liberale.

I cambiamenti nel mercato del lavoro, noti come riforma Hartz, sono iniziati con Hartz I nel 2003 e terminati con Hartz IV, entrata in vigore il 1 gennaio 2005. Questi cambiamenti hanno interessato le indennità di disoccupazione, i centri per l’impiego e in generale tutto il sistema del welfare tedesco.

Dopo la riforma Hartz la disoccupazione tedesca è effettivamente diminuita: dagli oltre 5 milioni di disoccupati del febbraio 2005 ai 2,8 milioni di oggi, ma con forti disparità regionali.

Un dirigente di un centro per l’impiego di Amburgo, che vuole mantenere l’anonimato, ha però fatto ombra sulle luci del Jobwunder, dichiarando:

“Ma quale miracolo economico. Oggi, il governo ripete che siamo sotto i 3 milioni di disoccupati, e se fosse vero sarebbe un fatto storico. Ma la verità è diversa, sono 6 milioni di persone beneficiarie di Hartz IV e sono tutti disoccupati o ultra-precari. La vera cifra non è 3 milioni di senza-lavoro, ma 9 milioni di precari”.

Le reazioni dei tedeschi

L’Agenda 2010 ha causato pareri discordanti. Da una parte è stata accusata di aver contribuito alle disuguaglianza economiche e al precariato, dall’altra di aver tracciato un percorso di crescita.

Secondo molti, gli elettori tedeschi hanno risposto negativamente all’Agenda 2010 e alla riforma Hartz perché nelle elezioni del 2004 per il Parlamento Europeo l’SPD ha raggiunto il livello più basso nelle elezioni dal dopoguerra con il 21% delle preferenze.

L’SPD ha perso con ampio margine anche le elezioni regionali del 2005 nell’heartland della Renania settentrionale-Vestfalia e il governo regionale è stato sostituito da una coalizione CDU-FDP. Le perdite elettorali sono state attribuite ancora una volta al malcontento per l’Agenda 2010.
Alle elezioni anticipate del 2005 la vittoria è stata incassata dalla Merkel (CDU/CSU), che ha chiuso “la stagione Schröder”.

Tuttavia, se l’economia della Germania è oggi una delle più forti e consolidate dell’UE è merito anche, o, forse, soprattutto, dell’Agenda 2010, che ha instaurato un processo dinamico tra crescita duratura e welfare. Secondo le statistiche nel febbraio 2012 circa 5 milioni di lavoratori in Germania avevano unicamente un contratto con una retribuzione inferiore a 400 euro, mentre altri 2 milioni ne avevano due, per un totale di 7,45 milioni di occupati (63% donne). Inoltre, 800.000 pensionati avevano un minijob.

La riforma del lavoro ha funzionato, almeno secondo i numeri, perché inscritta in uno scenario ben più ampio: sono state create condizioni giuste per aumentare la competitività e diminuire le tasse, condizioni che in Italia mancano e che potrebbero rendere nullo l’effetto “importazione” della riforma Hartz in Italia.

La parola d’ordine sembra quindi essere: creare condizioni per fare impresa e poi agevolazioni per la flessibilità, che da sola annienta l’economia e la rende sterile. L’Italia lo sa bene.

Cosa vuole Grillo per l’Italia?

Un’Agenda 2010 “all’italiana”, che inneschi una rivoluzione culturale e sociale. Gli eletti, che non devono essere condannati, non devono essere onnipotenti, ma persone normali che, una volta terminati due mandati, devono tornare alla loro solita vita. Non si può restare 40 anni in Parlamento. Cosa rientrerebbe nell’Agenda 2010 di Grillo?

  • abolizione auto blu;
  • abolizione vitalizi;
  • abolizioni buone uscite;
  • creazione fondi per il reddito di cittadinanza;
  • elezione diretta dei rappresentati al Parlamento.

Grillo ha aggiunto:

“L’Italia è economicamente e moralmente un cumulo di macerie. I cittadini hanno voltato le spalle ai partiti politici perché hanno distrutto e prosciugato il nostro paese. Il sogno europeo si dissolverà perché l’economia non cammina più. Se andiamo falliti, ci trasciniamo dietro l’Europa. Ma ora abbiamo bisogno di un piano B per l’euro, che metta nero su bianco il calcolo dei costi e dei benefici per i prossimi cinque anni”.

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