Addio redditometro? Bocciato dal Tribunale di Napoli per violazione della privacy

Erika Di Dio

22 Febbraio 2013 - 12:20

Addio redditometro? Bocciato dal Tribunale di Napoli per violazione della privacy

Arriva dal tribunale di Pozzuoli (Napoli) la condanna al redditometro, grazie al ricorso effettuato da un pensionato con l’accusa di violazione della privacy del contribuente. L’aula del Tribunale civile del capoluogo campano ha quindi accolto il ricorso di tale cittadino contro il Grande Fratello fiscale e ci sarà già qualcuno che starà tirando un sospiro di sollievo.

Le accuse del contribuente

Il contribuente pensionato in questione ha accusato il nuovo strumento di accertamento fiscale di determinare "la soppressione del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire il proprio denaro", secondo quanto scrive il giudice Antonio Lepre, che difende la libertà del cittadino a sentirsi libero "su aspetti delicatissimi della propria vita privata quali la spesa farmaceutica, l’educazione e il mantenimento della prole, la vita sessuale" e che finirebbe per passare al setaccio anche le spese per soggetti diversi dal contribuente.

Il giudice Lepre accusa inoltre il redditometro di accomunare "situazioni territoriali differenti in quanto altro è la grande metropoli altro è il piccolo centro e altro ancora è vivere in questo o quel quartiere"; infatti, "all’interno della medesima Regione e, anzi, della medesima Provincia vi sono fortissime oscillazioni del costo concreto della vita, così come altrettanto forti oscillazioni vi possono essere all’interno di un’area metropolitana. Così i contribuenti delle zone più disagiate perderanno anche, per così dire, il vantaggio di poter usufruire di un costo della vita inferiore in quanto gli sarà imputato in ogni caso il valore medio Istat delle spese".

Redditometro bocciato su tutti i fronti

La sentenza quindi ordina all’Agenzia delle Entrate di non "intraprendere alcuna ricognizione, archiviazione o comunque attività di conoscenza o di utilizzo dei dati", anzi anche di "cessarla se iniziata" e di "distruggere tutti i relativi archivi" se già esistenti.

Oltre al discorso della violazione della privacy, la sentenza ha bocciato il redditometro anche da un punto di vista tecnico, in quanto userebbe comunque come parametro le stime Istat che "nulla ha a che vedere con la specificità della materia tributaria" e violerebbe anche il diritto di difesa perché "rende impossibile fornire la prova di aver speso meno di quanto risultante dalla media Istat".

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