L’inquinamento delle acque da PFAS, la valutazione del rischio alluvioni in territori resi fragili dalla cementificazione nel tempo dei cambiamenti climatici. L’uso disinvolto dei Fondi Strutturali in progetti non assoggettati alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
L’Italia è un paese ad elevata insensibilità ambientale e i riscontri sono innumerevoli come le patologie e le morti connesse. Dai ritardi nel recepimento delle direttive sulla Via, sulla direttiva "Seveso Uno", sulla direttiva "AIA/IPPC" di cui Ilva è l’esempio più tragico, per finire con la direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente. Una commissione d’inchiesta per determinare anche l’entità dei danni erariali prodotti dai mancati recepimenti per responsabilità politiche e burocratiche sarebbe un ottimo segno di civiltà e responsabilità. La direttiva, ma anche le sentenze della Corte di Giustizia, precisano che il danneggiamento dell’ambiente necessita di sanzioni penali dotate di maggiore dissuasività. La direttiva 99/2008 è stata recepita in Italia mediante il Dlgs 121/2011 e la legge 68/ 2015.
Sette anni che misurano la prevalenza di motivazioni strumentalmente economiche sulla tutela della vita, attentata quotidianamente da comportamenti utilitaristici e pericolosi. Eppure nel "Bel Paese" il punto 5 del preambolo della direttiva era chiaro:
“Un’efficace tutela dell’ambiente esige, in particolare, sanzioni maggiormente dissuasive per le attività che danneggiano l’ambiente, le quali generalmente provocano o possono provocare un deterioramento significativo della qualità dell’aria, compresa la stratosfera, del suolo, dell’acqua, della fauna e della flora, compresa la conservazione delle specie”.
Una tutela ambientale definita dalla Corte di Giustizia, in una sentenza di 14 anni fa, come “obiettivo essenziale” della Comunità europea. Un’insensibilità ambientale che mi pare rilevante nel gravissimo inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche presenti nelle acque superficiali e sotterranee delle province di Vicenza, Verona e Padova. I limiti fissati in Italia per questa famiglia di inquinanti sono elevatissimi. In Veneto 530 miliardesimi di grammi per litro di acqua potabile contro i 70 miliardesimi in USA e i 100 in Germania.
Ora, certamente per la bassa sensibilità ambientale, sarebbe impensabile in Italia che il legislatore si comportasse come il parlamento della Slovenia che, a novembre dello scorso anno, ha introdotto in Costituzione il diritto all’acqua. L’art 70 della Costituzione slovena è denominato “Diritto all’acqua potabile” ed è l’esito finale di un’iniziativa popolare di raccolta di firme con lo slogan “Insapore, incolore e senza proprietari: l’acqua è libertà”.
Provvedimenti di natura sovranazionale sono presenti da anni, ma ignorati nel nostro paese. Nel luglio del 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 64/292 su HRWS (Human Right to Water and Sanitation) e l’iniziativa dei cittadini europei che con lo slogan “L’acqua è un diritto” hanno raccolto circa 1,9 milioni di firme incidendo sulla direttiva appalti e concessioni. La vicenda veneta rappresenta il paradigma del comportamento degli organi decisionali centrali (il Ministero dell’Ambiente e della Sanità con le articolazioni tecniche di Ispra e Istituto Superiore di Sanità; l’EPA USA fissa un limite PFAS circa 7,5 volte meno elevato di quello applicato in Veneto) e regionali.
La scorsa settimana un segnale che appare positivo è pervenuto dalla Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente. Diversamente da come era stato valutato il primo lotto del progetto AV Verona/Vicenza, relativamente allo stato delle acque, vengono richiesti documenti importanti e approfondimenti per lo studio di impatto ambientale del progetto di “entrata Ovest AV nodo di Verona”. Documenti di approfondimenti sulla caratterizzazione della qualità delle acque superficiali utilizzando i dati desumibili dal “Rapporto sullo Stato delle Acque Superficiali del Veneto” e relativo al 2015 anche in relazione alla direttiva 105 del 2008 che definisce gli standard di qualità ambientale delle sostanze prioritarie. Tradotto, vuol dire non solo considerare il PFOS (acido perfluoroottansolfonico) ma anche, aggiungiamo noi, la direttiva 39 del 2013 recepita nel 2015 ma non citata dalla Commissione nella richiesta delle integrazioni.
Altri approfondimenti richiesti riguardano la compatibilità idraulica dell’intervento considerando le mappe di pericolosità da alluvioni elaborate in attuazione della cosiddetta “direttiva alluvioni” (direttiva 60/2007). Infine, approfondimenti sui campi elettromagnetici relativi alla sottostazione elettrica, all’elettrodotto potenziato e a eventuali effetti prodotti dai campi magnetostatici connessi all’alimentazione della linea elettrica a 3 Kv.
In USA: “La marina degli Stati Uniti ha dovuto sborsare quasi 10 milioni di dollari per connettere numerose utenze domestiche non più servibili da pozzi privati, nel circondario della gigantesca base interforze di McGuire/Dix/Lakiehurst localizzata a una trentina di chilometri dalla città di Trenton nel New Jersey. La somma è il risultato di un accordo con le vicine municipalità in ragione dell’inquinamento da derivati del fluoro (Pfos e Pfoa, noti anche come Pfas) cagionato, in particolar modo dalla parte navale della base, alle acque dei pozzi ad uso potabile adoperati dai residenti attorno al complesso militare” (M. Milione) - notizia riportata dal sito della testata USA Burlington County Times e nel rapporto edito dalla Astswmo (“Associazione USA di funzionari dei singoli Stati che si occupano del controllo e della gestione dei rifiuti”).
La ripubblicizzazione della procedura di VIA sul nodo di Verona Ovest rappresenta una scelta importante fatta dalla Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente e sta ora ai cittadini, alle associazioni, ai portatori di interesse, ai rappresentanti istituzionali e di movimenti politici di diventare parte attiva e costruttiva nella definizione di un processo, che finalmente si pone il problema della compatibilità sanitaria, ecologica e sociale. Soprattutto si impone il rispetto del principio di legalità facendo rispettare la legge, che sovente viene frantumata strumentalmente per finalità di accelerazione del procedimento. Aggiungiamo noi e denunciamo che il Nodo Ovest di Verona non è stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS), e inserito nella linea AV Brescia/Verona la quale fruisce dei Fondi UE per 134 milioni di euro che si aggiungono ad ulteriori 100 milioni di euro attinti dal Fondo Sviluppo e Coesione. I fondi della UE successivi al 2006 non possono essere utilizzati da progetti che non rientrano in pianificazioni assoggettate alla VAS.
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