Cresce il livello di guardia per l’aumento di casi di West Nile Virus in Italia. Ecco gli aggiornamenti del Ministero della Salute e le province a rischio
Sale in Italia il livello di allerta per l’aumento di casi di infezione di West Nile Virus. Il bollettino diffuso il 6 agosto dal Ministero della Salute, parla di 146 casi di infezione con 59 contagiati che hanno sviluppato la forma neuro-invasiva più grave, 75 con febbre come sintomo principale e 11 completamente asintomatici.
Al momento di scrivere i decessi confermati legati al virus sono 13. Il dato peggiore è stato registrato in provincia di Caserta dove le vittime sono state 7.
Nelle ultime ore, però, gli aggiornamenti parlano di 3 ulteriori vittime, ancora non registrate nei dati ufficiali: due in Lazio e una in Calabria.
Una situazione che, seppur ampiamente sotto controllo, non sta passando inosservata e che ha spinto le organizzazioni sanitarie ad aggiornare la mappa di rischio.
Cos’è il virus West Nile
Il West Nile Virus è un particolare Arbovirus che può colpire l’uomo attraverso la puntura di zanzare infette.
La buona notizia è che nel circa 80% dei casi l’infezione è asintomatica. Nel restante 20% circa si manifesta con sintomi simili a quelli di una leggera influenza. Soltanto nello 0,1% dei casi l’infezione virale può degenerare in problemi neurologici come la meningoencefalite.
La distribuzione dei contagi
L’infezione da West Nile Virus, secondo gli ultimi report ufficiali, coinvolge 37 Province distribuite in 10 Regioni. Tra queste le due più colpite sono il Lazio, con 93 casi rilevati, la Campania, a quota 24 e il Veneto, con 10 contagi.
Più tranquilla la situazione in Emilia Romagna e Piemonte (4 contagi ciascuna), in Lombardia (3), in Sardegna (2) e in Puglia (1 solo contagio rilevato). A queste si è recentemente aggiunta la Basilicata con il suo primo caso che ha riguardato un sessantenne costretto a un successivo ricovero in Puglia.
Le misure per i donatori di sangue
L’aggiornamento del Centro Nazionale del Sangue dell’8 agosto consiglia, come misure preventive, il test NAT o la sospensione delle donazioni per 28 giorni per le persone che hanno soggiornato anche per una notte nelle seguenti province nel 2025:
Alessandria, Asti, Bologna, Brescia, Caserta, Catania, Cremona, Cuneo, Ferrara, Foggia, Forlì-Cesena, Frosinone, l’Aquila, Latina, Lecce, Lecco, Lodi, Mantova, Matera, Milano, Modena, Monza Brianza, Napoli, Novara, Oristano, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Rovigo, Sassari, Sud Sardegna, Torino, Treviso, Udine, Varese, Venezia, Vercelli, Verona, Vicenza.
I Paesi e le zone europee più a rischio
Lo stesso provvedimento è valido anche per chi ha soggiornato in alcune zone dei Paesi Europei. In particolar modo per chi è stato in Bulgaria, nei pressi del distretto di Sofia, in Francia, nel dipartimento del Var e in Grecia nelle unità periferiche di Atene, dell’Attica Occidentale, di quella Orientale, dell’Elide, dell’Evros, di Larissa e del Pireo.
Attenzione alta anche per chi è stato recentemente in Romania. Tra i territori considerati a rischio ci sono i distretti di Dolj e Sălaj.
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