È morto il primo paziente affetto da influenza aviaria. In Italia è sicuro mangiare pollo?

Ilena D’Errico

24 Novembre 2025 - 21:50

Dopo la prima vittima di influenza aviaria di sottotipo H5n5 torna la preoccupazione. Cosa si rischia e a cosa fare attenzione.

È morto il primo paziente affetto da influenza aviaria. In Italia è sicuro mangiare pollo?

L’influenza aviaria ha causato per la prima volta la morte di un paziente infetto dal virus H5n5, un ceppo finora rimasto confinato agli animali ma che si è rivelato capace di un salto di specie. È successo negli Stati Uniti, precisamente a Washington, da dove si è rapidamente diffusa la preoccupazione tra i cittadini che hanno animali ma soprattutto che consumano carne di pollo, il volatile che notoriamente trasmette questi virus all’uomo.

Quanto è successo è a dir poco raro, una vera e propria tragedia per la vittima e un grande dolore per i suoi cari, ma non bisogna farsi prendere dal panico. Al momento, secondo gli esperti, la situazione è perfettamente sotto controllo ed è sufficiente aumentare il monitoraggio, che già prosegue nella maggior parte del mondo. Ciononostante c’è molta preoccupazione, soprattutto tra gli italiani memori delle conseguenze e dei timori di alcuni passati focolai scoppiati nel Belpaese. Vediamo quindi tutto quello che c’è da sapere.

Il primo uomo morto per l’influenza aviaria H5n5

L’influenza aviaria può essere trasmessa agli esseri umani attraverso il contatto diretto con animali infetti e i loro ambienti, anche passando dall’infezione di altri animali (volatili d’allevamento ma anche maiali, mucche, felini e altri ancora). Di fatto, il meccanismo con cui alcuni virus compiono il salto di specie non è ancora molto chiaro, pur essendo la parte più problematica. È proprio ciò che è accaduto a Washington, dove un uomo ha contratto il virus H5n5 ed è deceduto.

La vittima aveva un pollaio domestico ed era esposto agli uccelli selvatici, pertanto non è complicato ipotizzare l’origine della trasmissione. È inoltre opportuno sapere che l’uomo aveva pregressi problemi di salute, che hanno favorito lo sviluppo dell’influenza nel modo più aggressivo. Di fatto, indipendentemente dal ceppo, l’influenza aviaria nell’uomo si rivela fatale soltanto quando colpisce soggetti fragili. Un motivo in più per fare attenzione, sicuramente, ma lo stesso principio si applica alla stragrande maggioranza delle influenze.

Sempre negli Stati Uniti, peraltro, c’è stata un’altra vittima a gennaio per influenza aviaria, ma in quel caso per il più noto e temuto ceppo H5n1. Nel complesso, l’influenza aviaria ha fatto 466 decessi nel mondo su 964 casi umani dal 2003, cui dobbiamo aggiungere i casi Usa (2 morti e 68 casi) e l’unico caso europeo, nel Regno Unito.

La situazione in Italia (e il pollo)

L’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha aggiornato il report sull’influenza aviaria in Italia proprio al 21 novembre 2025. Al momento, nel nostro Paese ci sono 20 focolai limitati agli animali e tutti di tipo H5n1, molti dei quali sono già considerati estinti grazie all’applicazione delle misure di contenimento e disinfezione.

Il monitoraggio così prosegue, ma non c’è motivo di allarmarsi. Bisogna infatti sottolineare che il salto di specie è raro e non ci sono ad oggi evidenze che suggeriscano la possibile trasmissione tra esseri umani, che invece potrebbe far sfociare l’influenza in un’epidemia. Secondo l’Efsa, inoltre, è opportuno ricordare che non ci sono evidenze secondo cui il virus potrebbe trasmettersi attraverso il consumo di carne contaminata.

Il contagio avviene invece, in base alle conoscenze oggi disponibili, attraverso il contatto con animali infetti, i loro escrementi e quant’altro. Naturalmente bisogna fare attenzione, soprattutto quando si hanno già problemi di salute, tenendo a mente che l’influenza aviaria nell’uomo può essere del tutto asintomatica o far sviluppare congiuntivite e febbre, arrivando a confusione e problemi respiratori nei casi più gravi. Nel complesso, comunque, non ci sono pericoli immediati ed è perfettamente sicuro consumare la carne di pollo, tacchino e altri volatili.

Gli standard igienici e di sicurezza alimentare vigenti in Europa offrono garanzie importanti in questo senso, peraltro in modo più severo di quanto non accada negli Usa, dove infatti il numero di casi tende spesso a superare il nostro continente.

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