Spostare la residenza nella seconda casa è vietato: ecco perché

Maria Stella Rombolà

29 Maggio 2018 - 14:01

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Non tutti sanno che non è in alcun modo possibile spostare la residenza in una seconda casa di cui si è in possesso, ma nella quale non si abita regolarmente.

Spostare la residenza nella seconda casa è vietato: ecco perché

Molte sono persone che, per motivi di varia natura, vorrebbero spostare la propria residenza in una seconda casa. Ma non tutti sanno che ciò è vietato dalla legge che stabilisce l’obbligo di fissare la propria residenza nel luogo in cui si trova la propria dimora abituale.

La residenza quindi deve in ogni caso coincidere con l’abitazione in cui si mangia, si vive e si dorme abitualmente.

Non si può quindi scegliere in modo arbitrario in quale delle abitazioni in proprio possesso collocare la residenza, neanche nel caso in cui si tratti della casa delle vacanze estive o di quella in cui ci si rechi saltuariamente nel corso dell’anno.

Conseguenze in caso di trasgressione

L’amministrazione può verificare che questo principio sia rispettato attraverso una serie di indizi, tra cui l’indagine sulle abitudini di vita e lo svolgimento di normali relazioni sociali del soggetto.

Sarà possibile desumere tali informazioni da dichiarazioni dei vicini, dei vigili (nel caso in cui intervengano per effettuare i controlli), dell’amministratore o in alternativa dalla verifica della posta.

Nel caso in cui il Comune si accorga che non si è presenti in quel luogo può disporre la revoca della residenza.

Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione

In merito alle cosiddette “residenze di comodo”, si è espressa anche la Corte di Cassazione che ha ribadito gli stessi principi:

  • La seconda casa non può essere il luogo di residenza di una persona, neanche per motivi fiscali;
  • Per iscriversi all’anagrafe di un Comune bisogna stabilirvi la dimora.

La legge è, infatti, molto chiara su questo passaggio e afferma che “per persone residenti nel Comune s’intendono quelle che hanno la propria dimora abituale nel Comune stesso”.

L’obbligo di reperibilità

Questo principio accompagna un altro obbligo a cui tutti quanti siamo sottoposti, ovvero l’obbligo di essere reperibili dalle autorità e dagli altri privati. Il rischio, in caso contrario, è di subire delle sanzioni amministrative.

Infatti, nel caso in cui l’amministrazione comunale non dovesse più riuscire a trovare qualcuno per un intero anno, neanche nella sua effettiva abitazione, potrebbe cancellare la suddetta persona dai registri dell’anagrafe, sempre a seguito di approfondite indagini.

Differenze sulle imposte

Altro aspetto fondamentale è quello fiscale. Infatti, la definizione di seconda casa indica l’abitazione posseduta oltre la prima, cioè quella in cui si abita direttamente e, in questo caso, la definizione tecnica coincide con il trattamento fiscale che le si applica.

Per l’acquisto della seconda casa non sono previste agevolazioni, come invece accade con il bonus prima casa, relativo alla compravendita del primo immobile; si dovranno quindi pagare le tasse previste per intero, oltre che l’Imu e la Tasi come stabilito dal proprio comune.

Le agevolazioni fiscali per l’acquisto di un’abitazione si possono utilizzare anche per la seconda casa, ma solo nei casi indicati dalla Cassazione.

Altra differenza importante è quella sulle bollette erogate dalle compagnie di servizi che applicano tariffe diversificate per i residenti e non.

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