È vero che l’Italia sta dando armi a Israele?

Luna Luciano

21 Gennaio 2024 - 15:06

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L’Italia sta veramente dando armi a Israele come insinuato da Elly Schlein? In realtà no, come stabilito dalla legge italiana: ecco cosa prevede e qual è il ruolo italiano nel genocidio in Palestina.

È vero che l’Italia sta dando armi a Israele?

I rapporti tra Italia-Israele tornano sotto i riflettori e obbligano gli italiani a porsi un quesito fondamentale: l’Italia sta veramente vedendo le armi a Israele come insinuato dalla segretaria del Pd, Elly Schlein?

A Gubbio, dove nei giorni scorsi si sono riuniti i deputati del Pd, la segretaria Schlein aveva tuonato contro il governo, chiedendo di assumere una posizione chiara e senza ambiguità in merito alla questione palestinese, affermando che l’Italia dovrebbe fermare l’invio di armi a Israele: “Non si può rischiare che vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra”.

Una posizione chiara, quella assunta dalla segretaria del Pd, ma che in questo caso sembrerebbe quanto superflua, almeno stando al vicepremier e ministro degli Esterni, Antonio Tajani, il quale ha subito ribadito che l’Italia ha interrotto la vendita di armi a Israele. E a stabilirlo non è stato solo il Governo ma la legge italiana.

E se è questo risulta essere vero, è quanto mai fondamentale domandarsi quale ruolo ha l’Italia nel genocidio palestinese. È forse questa la vera domanda a cui si dovrebbe rispondere, in quanto e le ambiguità non ci sono in questo, l’Italia dovrà in futuro rispondere di altri atteggiamenti e azioni. È quanto mai opportuno capire cosa prescriva la legge e trovare una risposta a questi impellenti quesiti. Di seguito tutto quello che serve sapere sul rapporto dell’Italia con Israele.

L’Italia sta vendendo armi a Israele?

No. L’Italia non vende armi a Israele. Su questo non ci dovrebbero essere dubbi, dato che la notizia che l’Italia abbia interrotto i suoi rapporti di import ed export di armi militari è al quanto vecchia. Una settimana dopo il 7 ottobre, infatti, l’Italia avrebbe deciso di interrompere la vendita di armi a Israele, una scelta del Governo, che rispetta le leggi italiane.

La decisione infatti era stata presa dall’Uama, l’organismo che fa capo al ministero degli Esteri e che rilascia le autorizzazioni per l’esportazione e le importazioni delle armi. Il comitato composto da diplomatici e militari ha deciso la sospensione delle forniture a Israele, circa una settimana dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e l’invasione militare di Israele nella Striscia, che a oggi persiste e sta provocando migliaia di morti. Azioni violente che hanno spinto gli esperti dell’Onu a parlare di genocidio palestinese.

La procedura è pressoché dovuta, in quanto in una situazione simile l’Uama deve rispettare la legge 185 del 1990 e i suoi regolamenti attuativi. Il comma sei dell’articolo uno, infatti, stabilisce che l’Italia vieta l’export e il transito di materiali di armamento:

verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere.

E se a stabilirlo è la legge, non dovrebbero esserci dubbi. Tuttavia l’Italia non è del tutto immune alle critiche per il suo ruolo ambiguo assunto nel genocidio.

Il ruolo dell’Italia nel genocidio palestinese

L’Italia, come l’intera comunità internazionale, deve rispondere della sua condotta di fronte al genocidio palestinese.

L’immobilismo politico internazionale, infatti, non ha fatto altro che creare le condizioni per cui il genocidio a oggi continui, senza dei veri passi concreti verso la risoluzione del conflitto e la liberazione della Palestina dall’occupazione militare israeliana.

E se l’Italia oggi non vende armi a Israele, lo ha fatto in passato, e quelle armi oggi sono impiegate per radere al suolo Gaza. Negli ultimi dieci anni, infatti, la collaborazione tra il complesso industriale militare italiano e quello israeliano è stata florida. Stando a quanto emerge dall’analisi delle relazioni sull’import e l’export di armi – presentate annualmente in Parlamento – le aziende del nostro Paese hanno venduto a Israele armamenti per un valore pari a quasi 120 milioni di euro dal 2013 al 2022. Di fatto, negli ultimi anni l’Italia ha fornito a Israele aerei ed elicotteri per l’addestramento dei piloti dell’IAF che stanno bombardando la Striscia di Gaza.

Ma non solo L’Italia non ricopre un ruolo del tutto passivo nella vicenda. Basti pensare a come si sia astenuta durante le assemblee Generali dell’Onu per un immediato Cessate il fuoco umanitario nella Striscia. Una posizione che forse pecca di accidia, come quella di molti altri Paesi astenuti, o addirittura contrari come gli Stati Uniti, che di fronte al massacro di civili palestinesi, ha privilegiato giochi di interesse economici e politici rispetto alla vita di oltre 25 mila palestinesi, di cui 8 mila bambini. Numeri di fronte cui sarà chiamata a rispondere non solo Israele ma l’intero Occidente.

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