USA entra in guerra contro l’Iran? Mercati in allerta, 3 asset da monitorare

Violetta Silvestri

21 Giugno 2025 - 10:32

Cosa succede se gli USA entrano ufficialmente in guerra al fianco di Israele? Gli investitori si interrogano sugli effetti per i mercati, con petrolio, dollaro, azioni in focus.

USA entra in guerra contro l’Iran? Mercati in allerta, 3 asset da monitorare

Nel contesto già drammatico e complesso della guerra Israele-Iran si aggiunge un dettaglio pericoloso: la possibilità che gli USA intervengano in modo ufficiale e diretto nel conflitto.

Venerdì 20 giugno a Ginevra, Regno Unito, Francia e Germania hanno spinto per un’azione diplomatica dell’ultimo minuto con l’Iran, mentre da Washington è trapelata la possibilità di unirsi alla campagna militare israeliana.

Teheran e Tel Aviv si sono scambiati colpi di arma da fuoco la scorsa settimana, nell’ultimo culmine delle tensioni che covano dall’attacco terroristico di Hamas, sostenuto da Teheran, contro lo Stato ebraico nell’ottobre 2023. Da allora, Israele ha combattuto una guerra su più fronti contro il gruppo militante palestinese e altri gruppi affiliati all’Iran, come Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen, che secondo Teheran agiscono in modo indipendente. Il quadro è davvero intricato e incandescente.

Il conflitto rischia di inasprirsi ulteriormente, in seguito ai segnali che indicano che gli Stati Uniti, storicamente stretti alleati e fornitori di armi di Israele, potrebbero intervenire militarmente contro Teheran. Trump ha dichiarato giovedì che nelle prossime due settimane deciderà se gli USA saranno coinvolti nella guerra aerea tra Israele e Iran.

Nel frattempo, si sta registrando un pericoloso rafforzamento militare statunitense nella regione mediorientale.

In questo quadro a tinte fosche, gli investitori si chiedono cosa possa accadere ai mercati in caso di intervento USA. Azioni, petrolio, dollaro sono sotto i riflettori.

1. Azioni USA

Le azioni statunitensi hanno finora resistito alle crescenti tensioni in Medio Oriente senza mostrare segnali di panico. Un coinvolgimento più diretto degli Stati Uniti nel conflitto potrebbe, tuttavia, spaventare i mercati, secondo gli investitori interpellati da Reuters.

I titoli USA soprattutto potrebbero subire una svendita iniziale se l’esercito statunitense attaccasse l’Iran, con gli economisti in allerta per un evetuale drastico aumento dei prezzi del petrolio a danno un’economia globale già provata dai dazi di Trump.

Tuttavia, qualsiasi flessione dei prezzi azionari potrebbe essere passeggera, come suggerisce la storia. Durante i passati momenti cruciali in cui le tensioni in Medio Oriente hanno raggiunto il culmine, tra cui l’invasione dell’Iraq nel 2003 e gli attacchi del 2019 agli impianti petroliferi sauditi, le azioni hanno inizialmente languito, per poi riprendersi rapidamente e salire nei mesi successivi.

Secondo i dati di Wedbush Securities e CapIQ Pro, in media l’indice S&P 500 è sceso dello 0,3% nelle tre settimane dopo l’inizio del conflitto, ma è aumentato in media del 2,3% nei due mesi successivi.

2. Petrolio

L’impatto più dirompente sul mercato causato dall’escalation del conflitto è stato sul petrolio, con i prezzi in forte rialzo a causa dei timori che il conflitto Iran-Israele possa interrompere le forniture. I future sul greggio Brent sono aumentati fino al 18% dal 10 giugno, raggiungendo giovedì il massimo degli ultimi 5 mesi a 79,04 dollari.

Le aspettative degli investitori riguardo a un’ulteriore volatilità a breve termine dei prezzi del petrolio sono in aumento.

Tuttavia, secondo gli analisti, altre classi di attività, tra cui le azioni, potrebbero ancora risentire degli effetti a catena dei prezzi elevati del greggio, soprattutto se si verificasse un’impennata più consistente a causa di interruzioni dell’approvvigionamento o di chiusure dello Stretto di Hormuz.

Le tensioni geopolitiche sono state per lo più ignorate dai titoli azionari, ma vengono considerate nel petrolio, hanno scritto gli analisti di Citigroup in una nota. “Per noi, da qui in poi la chiave per l’andamento dei titoli azionari sarà rappresentata dai prezzi delle materie prime energetiche”, hanno affermato.

3. Dollaro

Un’escalation del conflitto potrebbe avere implicazioni contrastanti per il dollaro statunitense, che quest’anno è crollato a causa delle preoccupazioni relative alla riduzione dell’eccezionalismo degli Stati Uniti.

Secondo gli analisti, in caso di un coinvolgimento diretto degli USA nella guerra tra Iran e Israele, il biglietto verde potrebbe inizialmente beneficiare di una domanda come bene rifugio.

“È probabile che gli operatori si preoccupino di più dell’implicita erosione dei termini di scambio per Europa, Regno Unito e Giappone, piuttosto che dello shock economico per gli Stati Uniti, un importante produttore di petrolio”, ha affermato in una nota Thierry Wizman, Global FX & Rates Strategist di Macquarie Group. Ma a lungo termine, “la prospettiva di un “nation building” guidato dagli Stati Uniti probabilmente indebolirebbe il dollaro”, ha affermato.

“Ricordiamo che dopo gli attacchi dell’11 settembre e durante il decennio di presenza degli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq, il dollaro statunitense si è indebolito”, ha dichiarato Wizman.

In sintesi, i possibili scenari di escalation potrebbero far salire l’inflazione, smorzando la fiducia dei consumatori e riducendo la probabilità di tagli dei tassi di interesse a breve termine. Ciò causerebbe probabilmente un’iniziale svendita di azioni e una possibile richiesta di “rifugio sicuro” per il dollaro.

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