L’ultima manifestazione di luglio, la meno partecipata, ha causato i danni maggiori. La Val di Susa brucia tra striscioni ideologici e silenzio politico. Serve un cambio di rotta.
Da valsusina e da giurista, ho sempre trovato intollerabile – non nel merito, ma per come è sempre stata gestita – la resistenza del movimento No Tav.
Perché, laddove secondo molti la nostra Repubblica è figlia di una certa resistenza, quella dei No Tav è troppo presto degenerata in strumentalizzazione politica e violenza.
L’ennesimo episodio, solo l’ultimo di una lunga serie, si è verificato nell’ultimo fine settimana di luglio. Una manifestazione scarsamente partecipata ha provocato più danni di tutte le precedenti, mettendo a ferro e fuoco un’intera Valle, bloccando un’autostrada di collegamento internazionale e producendo immagini televisive che danneggeranno gravemente la reputazione del nostro Paese. [...]
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