Come investire sulle banche italiane garantendosi una buona diversificazione solo su comparto economico nazionale
Chi segue i mercati sa bene che il comparto bancario (e finanziario) è uno di quelli trainanti nel bene e nel male. Il discorso vale soprattutto riguardo l’indice principale italiano, il FTSE Mib, dove il peso dei titoli delle banche e affini è determinante. Società bancarie, assicurative e finanziarie in senso lato muovono l’economia, i capitali, i listini e quindi le sorte degli investimenti di milioni di cittadini.
Ma quale titolo comprare? La risposta non ci compete ed esula completamente dalla trattazione di questo articolo finanziario. Chiarito ciò, ecco tuttavia un prodotto per investire sulle banche italiane invece di comprare 1 titolo in Borsa.
L’ETF che replica l’indice FTSE Mib Banks 15% Capped
Le principali alternative rimandano al fondo comune di investimento attivo o passivo sulle banche italiane o i certificati con sottostanti tali titoli. Su JustETF.com, portale specializzato negli omonimi prodotti, l’unico fondo passivo incontrato è il WisdomTree FTSE MIB Banks che replica l’indice FTSE MIB Banks 15% Capped.
L’ISIN dell’ETP (Exchange Traded Product) WisdomTree è IE00BYMB4Q22, dove il peso di una singola società nell’indice è limitato al 15%. È un titolo di debito regolamentato dalla legge inglese, certificato e collateralizzato («UCITS Eligible») il cui ritorno è collegato alla performance giornaliera del FTSE MIB Banks 15% Capped. Cioè se il benchmark sale o scende dell’1% in un giorno anche l’ETP sale o scende dell’1%, commissioni escluse.
Al pari dei prodotti similari, l’ETP si rivolge ad investitori retail che conoscano e/o abbiano esperienza con simili strumenti e/o del sottostante. Inoltre presuppone adeguati orizzonti temporali d’investimento ed elevata propensione al rischio, dato che non vi è garanzia sul capitale nel mentre e a scadenza.
I dettagli sul fondo WisdomTree FTSE MIB Banks
L’emittente ha lanciato il fondo il 24/11/2016, ha domicilio fiscale in Irlanda e non ha una durata fissa, mentre la scadenza finale è per il 30/11/2062. La replica seguita è di tipo sintetica basata su swap, ed il rischio di strategia è solo da posizione lunga. La valuta di denominazione è l’euro e il fondo è senza copertura valutaria per gli investitori non in euro.
I dividendi incassati nel tempo sono accumulati, cioè reinvestititi nel fondo a beneficio del ritorno finale. Le masse gestite non sono enormi dato che il patrimonio è di soli 29 mln di €. Sul fronte spese, il TER (indicatore sintetico di spesa) è dello 0,35% annuo, mentre 1 quota del fondo oggi costa 692,24 €. Al riguardo, i prezzi minimo e massimo a 52 settimane sono stati, nell’ordine, a 380,79 e 715,09 € (dati: JustETF.com).
Rischio e rendimenti del fondo comune d’investimento a gestione passiva
Veniamo agli aspetti caldi del fondo che più interessano agli investitori, ossia ai numeri riguardanti i rischi e i rendimenti del passato.
Sul fronte dei pericoli, la volatilità a 1, 3 e 5 anni del WisdomTree FTSE MIB Banks è pari, nell’ordine, a 26,71%, 25,55% e a 27,91%. Invece i maximum drawdown finora registrati sono –22,51% a 1 e a 3 anni, –35,76% a 5 anni e –50,31% sin dal lancio. Quanto al rendimento per rischio, infine, quello a 1 anno è al 2,92, quello a 3 a 2,40 e quello a 5 all’1,50.
Passando ai rendimenti, al netto del –0,71% sulla distanza a 1 mese poi è una sfilza di segni più su svariati timeframe. Il ritorno da inizio anno (YTD) è del +48,68%, mentre è +14,75% sul 3M e +19,44% sul 6M. Sulle distanze a 1, 3 e 5 anni le performance sono rispettivamente +77,9%, +321,2% e +475,19%. Quella massima dal lancio, infine, si attesta al +592,24%.
Un prodotto per investire sulle banche italiane invece di comprare 1 titolo in Borsa
Le principali criticità del prodotto sono almeno due, ossia l’assenza di prodotti diretti concorrenti e l’essere esposto al solo comparto bancario nazionale. Se questo dovesse crollare pesantemente come avvenuto tra la fine del 2008 e gli anni della crisi dei debiti sovrani, sono dolori atroci. Difatti il prodotto è nato a fine 2016 quando i grossi guai degli istituti di credito (fallimenti e/o aumenti di capitale a gogò) erano stati largamente archiviati. Fosse nato 5-10 anni prima i numeri attuali sarebbero stati molto diversi.
Viceversa quando il comparto va a gonfie vele le performance sono da urlo, per cui il prodotto è adatto solo a investitori con altissima propensione al rischio. Ancora, si potrebbe dire che la replica di tipo fisico sarebbe stata meglio di quella sintetica.
Il vantaggio è che invece da modo all’investitore di esporsi su tutti i titoli bancari nazionali senza doverne acquistare uno in particolare. Così si ottiene una buona diversificazione ma solo di tipo settoriale e comunque a ristretto ambito geografico, il mercato italiano. Un aspetto che è al contempo un pro e un contro a seconda dei punti di vista e, soprattutto, del grado di preparazione e dimestichezza operativa dell’investitore di turno.
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