Trump-Groenlandia: perché la cessione agli Stati Uniti potrebbe creare un danno ambientale incredibile?

Marco Tarantino

19/08/2019

19/08/2019 - 18:45

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Ha fatto notizia l’interessamento di Trump verso la Groenlandia: perché gli Stati Uniti la vogliono acquistare? Se la zona ghiacciata dovesse finire in mano all’America potrebbe esserci un danno ambientale incredibile.

Trump-Groenlandia: perché la cessione agli Stati Uniti potrebbe creare un danno ambientale incredibile?

Groenlandia verso gli Stati Uniti? No, non è una operazione di calciomercato, visto il periodo in cui è uscita fuori la notizia, ma si tratta di una vera e propria idea del presidente americano e del suo staff per dare nuova linfa vitale all’economia statunitense, dopo i problemi causati dalla politica dei dazi internazionali.

L’economia della Groenlandia si basa sulla pesca, sui gamberetti come prodotto principale, visto il clima e la vegetazione assente. L’altro lato della medaglia riguarda un prodotto che fa gola agli Stati Uniti. Di cosa parliamo? Di uranio e di materie prime quali terre rare che possono essere vitali per gli Stati Uniti nella corsa economica contro la Cina. Questo è il motivo reale dell’interessamento degli Stati Uniti: ma che danno ambientale potrebbe essere legato all’acquisto da parte dell’America della Groenlandia e perché la Danimarca fino ad ora si è detta non disponibile a cedere il territorio?

Perché gli Stati Uniti vogliono acquistare la Groenlandia?

Il motivo della scelta di Trump di trattare con la Danimarca lo abbiamo già anticipato: la forte presenza di materiali naturali che possono essere sfruttati con basse difficoltà visto il riscaldamento globale.

La miniera di Kvanefjeld è uno dei luoghi dove è possibile trovare i giacimenti più ampi di uranio a livello mondiale ed abbinando questa presenza al continuo scioglimento dei ghiacciai, appare evidente come Trump voglia sfruttare questi materiali a suo vantaggio.

In particolare ci sono possedimenti importanti non solo di uranio, ma anche di terre rare di diverso genere e varie materie radioattive: in cosa potrebbero consistere i problemi ambientali se la zona finisse in mano all’amministrazione americana?

Il motivo di tale preoccupazione nasce da un particolare divieto, ora non più attivo, e che Trump avrebbe interesse a sfruttare per fare l’America sempre più grande anche a discapito dell’ambiente. Quale sarebbe questo divieto e da quando non è più attivo?

I problemi ambientali possibili della cessione della Groenlandia

Sull’estrazione di materiali radioattivi dalla Groenlandia c’è stata sempre grande attenzione, fino ad arrivare ad un vero e proprio divieto per salvaguardare l’ambiente ed i ghiacciai. La Danimarca, molto attenta a queste tematiche, ha sempre voluto rispettare questa norma, ma alcune novità sono arrivate nel 2010 prima e nel 2013 poi. E’ su queste che si basa l’interessamento di Trump all’immensa distesa di ghiaccio.

Nel 2010 è entrata in vigore la norma che stabilisce che il diritto di decidere come sfruttare le risorse della Groenlandia è in mano all’assemblea governativa di questo paese. Nel 2013 invece è stato abolito completamente il divieto di estrarre le sostanze radioattive.

Ed ecco qui, per questo motivo Trump potrebbe voler mettere mano sulla zona sotto il controllo attualmente della Danimarca, costretta a pagare sussidi veramente molto ingenti. Trump è disposto a farlo pur di mettere le mani sull’uranio? Il presidente americano non si è mai detto preoccupato per il riscaldamento globale, cercando di spingere la tesi delle teorie complottiste per tirare acqua al suo mulino. Con lo scioglimento dei ghiacciai che facilita il lavoro di estrazione di materie radioattive dalla Groenlandia, il presidente americano potrebbe essere ancora meno «attento» a queste tematiche ambientali?

Oltre a questa motivazione ce ne sarebbe una seconda strategica: gli Stati Uniti hanno già una base militare nella Groenlandia e potrebbero crearne di altre nella guerra a distanza in corso con la Russia per gli armamenti ed i test nucleari. Fino ad oggi è arrivato un no grazie da parte della Danimarca.

La Danimarca dice no grazie al momento

Donald Trump ha ufficialmente confermato di voler acquistare dalla Danimarca il territorio, ma lo stato europeo fino ad oggi ha messo un severo veto alla cessione. Il premier danese Mette Frederiksen ha detto no grazie alla richiesta statunitense, rispondendo che la Groenlandia non è affatto in vendita.
"La Groenlandia non è danese ma la Groenlandia appartiene alla Groenlandia. Spero vivamente che questo interesse non sia inteso seriamente. Il premier della Groenlandia Kim Kielsen ha naturalmente affermato che la sua terra non è in vendita" ha concluso nel suo intervento pubblico il premier danese, mettendo la parola fine al momento alle speculazioni. La palla è passata in mano alla Groenlandia, che però ha si dichiarato di non avere intenzioni di cedere il territorio, ma dall’altro lato ha aperto ad eventuali proposte che saranno ascoltate e valutate.

Dopo le indiscrezioni del Wall Street Journal riguardanti l’interessamento da parte di Trump per la Groenlandia, dunque il no dalla Danimarca ed un no non perentorio né definitivo da parte dell’amministrazione del territorio oggetto del dibattito. Ci saranno nuovi sviluppi nell’incontro che si terrà a settembre tra Trump ed i vertici del governo danese?

Quanto paga ogni anno la Danimarca per i sussidi alla Groenlandia?

Abbiamo accennato sopra ai sussidi e pagamenti che ogni anno da Copenhagen vengono effettuati verso la Groenlandia per stimolare l’economia di questa zona piena di ghiaccio e con poche risorse alimentari. Ogni anno la cifra dei sussidi danesi ammonta a 457 milioni di euro. Una cifra veramente incredibile e che potrebbe portare Trump a spingere ancora di più per prendersi carico di questi sussidi per sfruttare poi il territorio ghiacciato a livello economico. Lo stesso corteggiamento tra Stati Uniti e Danimarca avvenne nel 1917, allora erano in ballo le Isole Vergini: in quel caso i trattati e la diplomazia durarono mezzo secolo prima della fumata bianca che consentì a Washington di mettere le mani sul territorio.

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