Tari 2023: chi non la paga? Tutte le esenzioni e riduzioni

Patrizia Del Pidio

23 Ottobre 2023 - 15:15

condividi

Non sempre il pagamento della Tari e dovuto perché potrebbero esserci delle esenzioni e delle riduzioni della tassa. Vediamo a chi spettano e le regole per richiederle.

Tari 2023: chi non la paga? Tutte le esenzioni e riduzioni

La Tari, conosciuta anche come tassa rifiuti, è una tassa municipale che serve a sostenere i costi della gestione dei rifiuti urbani. Proprio per questo sarà da pagare anche nel 2023. Ma non tutti sono obbligati al pagamento. I Comuni, infatti, prevedono delle esenzioni, delle riduzioni e delle agevolazioni per il versamento della Tari. Alcune sono a livello nazionale e valgono per tutta Italia, altre, invece, sono previste dal singolo Comune e possono variare in base a dove si risiede.

La caratteristica unica della Tari è che è un’imposta che deve raggiungere il pareggio di bilancio, ovvero l’importo raccolto dal Comune deve esattamente coprire i costi senza generare ulteriori entrate.

L’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia e Reti e Ambiente, ha il compito di regolare e controllare il settore dei rifiuti a livello nazionale e ha emanato una delibera che stabilisce i nuovi criteri che i Comuni devono usare per stabilire i loro regolamenti in materia di rifiuti. Questo documento è entrato in vigore in tutti i Comuni il 1° gennaio 2023.

In genere, l’importo della Tari viene suddiviso in due o tre rate, da versare:

  • entro la fine di aprile (primo acconto);
  • entro la fine di luglio (secondo acconto);
  • entro il 31 dicembre (saldo finale).

Prima di procedere al versamento della Tari è però importante conoscere tutte le regole sulla tassa sui rifiuti e sapere quali sono le esenzioni previste e chi non paga la tassa rifiuti.

Chi è esente dal pagamento della Tari 2023?

Per capire chi è esonerato dal pagamento della Tari è necessario soffermarsi su quale sia il presupposto dell’imposta, ovvero chi deve pagare la tassa sui rifiuti.

Il presupposto della tassa è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o aree scoperte operative suscettibili di produrre rifiuti urbani.

Per essere esenti dal versamento della Tari non basta non abitare l’immobile. Non paga la tassa sui rifiuti soltanto chi dimostra che il locale è inidoneo a produrre rifiuti, in quanto oggettivamente inutilizzabile: è necessario che l’immobile sia privo di mobilio e di utenze domestiche.

Sono escluse dalla Tari le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, nonché le aree comuni condominiali di cui all’art. 1117 del Codice Civile che non siano detenute o occupate in via esclusiva.

La legge prevede alcune agevolazioni obbligatorie, come quelle in caso di disservizi, alle quali se ne aggiungono altre facoltative.

A queste, inoltre, si aggiungono anche i numerosi e spesso contraddittori chiarimenti forniti dal Mef e dalle sentenze della Cassazione. Cerchiamo di capirci di più, vedendo punto per punto tutti i casi in cui si può richiedere l’esenzione dalla Tari, ovvero la riduzione della tassa sui rifiuti.

Esenzione per la casa disabitata

Se la casa è disabitata si paga la Tari? La risposta è no, ma per poter richiedere l’esenzione è necessario rispettare due condizioni: all’interno dell’immobile non devono essere attive le utenze di gas, luce e acqua e non dovranno esserci arredi.

Sono questi i presupposti per poter richiedere l’esenzione Tari sulla casa non abitata: insomma, bisognerà provare che la casa non è adatta a ospitare nessuno.

Basta la presenza o degli arredi o di una sola utenza a impedire al contribuente di poter beneficiare dell’esonero dal pagamento della Tari per il 2023.

Tari 2023 seconda casa

Discorso in parte diverso riguarda la Tari sulla seconda casa utilizzata soltanto per pochi mesi all’anno.

In questo caso la Tari si paga, ma non in misura piena bensì ridotta.

Per i non residenti, che vivono per la maggior parte dell’anno in un’altra casa, il Comune deve applicare una riduzione dell’imposta. Solitamente sono le delibere a stabilirne la misura percentuale ma, in caso contrario, sarà necessario presentare ricorso.

La riduzione della Tari prevista per le case utilizzate soltanto pochi mesi all’anno è uno dei casi richiamati nello specifico dalla legge di Stabilità 2014, nella quale al comma 659 viene previsto che il Comune può stabilire esenzioni o riduzioni nei casi di:

  • abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo;
  • locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o a uso non continuativo, ma ricorrente;
  • abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
  • fabbricati rurali a uso abitativo.

Tari 2023, esenzione per chi vive in affitto? Chi paga tra inquilino e proprietario?

Chi vive in affitto è esonerato dal pagamento della Tari o no? In questo caso la norma è abbastanza chiara e per capire chi paga la tassa tra inquilino e proprietario bisogna considerare il tempo di permanenza nell’immobile.

L’inquilino è obbligato a pagare la Tari in caso di detenzione di durata superiore a 6 mesi. In caso contrario, invece, la tassa non è dovuta dall’utilizzatore, ma resta esclusivamente in capo al proprietario.

Come verificare se si è esenti o si ha diritto a una riduzione della Tari

Oltre ai casi di esenzione la legge prevede alcune situazioni in cui è possibile richiedere la riduzione della Tari.

La legge prevede due tipologie di esenzioni: quelle obbligatorie e quelle facoltative, che possono essere introdotte dai Comuni.

Partendo da quelle obbligatorie, ci sono casi specifici in cui la tassa sui rifiuti si paga soltanto in parte: quando il servizio di raccolta è effettuato in violazione della legge o quando i cassonetti della spazzatura sono troppo distanti dalla propria abitazione.

Quando il servizio di raccolta dei rifiuti è insufficiente e quando le strade delle nostre città sono piene di spazzatura, la Tari è dovuta nella misura massima del 20% della tariffa.

Lo stesso sconto dell’80% spetta in caso di interruzione del servizio per motivi sindacali, o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.

La Tari può inoltre essere ridotta nelle zone in cui non è effettuata la raccolta e l’imposta dovuta sulla base della tariffa deliberata dal comune dovrà essere non superiore al 40%, da calcolare in base alla distanza dal più vicino punto di raccolta.

Tra le novità per il 2023, Arera ha previsto di confermare ed estendere il piano straordinario di dilazione per due categorie di utenti:

  • i soggetti che beneficiano del bonus sociale nei settori elettrico, gas e idrico;
  • coloro che, in base a dei criteri decisi dal Comune, si trovano in condizione di disagio economico.

In questi casi, i Comuni devono assicurare la rateizzazione per importi di almeno 100 euro o per importi che superano del 30% il valore medio della rata degli ultimi due anni

Argomenti

# Tari
# IUC
# MEF

Iscriviti a Money.it