«Sul gas e sul petrolio, paghiamo l’errore delle privatizzazioni di 30 anni fa»

Roberto Vivaldelli

15 Ottobre 2023 - 07:03

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Gianni Bonini, già presidente della Fondazione Craxi ed esperto di geopolitica, ricostruisce gli errori compiuti dall’Italia in campo energetico e analizza lo stato attuale degli approvvigionamenti.

«Sul gas e sul petrolio, paghiamo l’errore delle privatizzazioni di 30 anni fa»

“Serve una lettura geopolitica per comprendere i meccanismi che regolano il mercato energetico”. Ad affermarlo è Gianni Bonini, senior fellow del think-tank Il Nodo di Gordio, già presidente della Fondazione Craxi e con alle spalle una lunga esperienza manageriale nel settore dell’energia. Lo abbiamo raggiunto per discutere dei temi energetici che interessano il nostro Paese, mentre a livello internazionale si accende il dibattito sul possibile sabotaggio del Baltic Connector che collega la Finlandia con l’Estonia.

È passato un anno dall’inizio della crisi del gas: abbiamo deciso di rinunciare a quello di Mosca per mettere in campo una differenziazione, affidandoci a Paesi come l’Algeria. Com’è la situazione un anno dopo?

Partiamo da una prima considerazione. Sfatiamo il mito che la questione energetica sia un problema di competenze tecniche. L’energia, in particolare per l’Italia, è un problema geopolitico. Se fosse un problema di competenze, non ci troveremmo oggi, secondo quanto riportato da Startmag, nella situazione in cui Snam e Gse hanno accumulato minusvalenze per circa 4 miliardi di euro. Presi dalla frenesia abbiamo acquistato gas, in maniera anche comprensibile, al fine di rispondere a una domanda che peraltro negli ultimi anni è diminuita e che si attesta sotto i 70 miliardi di metri cubi. Abbiamo offerto il fianco alla Borsa di Amsterdam e abbiamo comprato il gas metano a 300 euro per megawattora (MWh). Abbiamo fatto una previsione sbagliata, rispetto alla domanda dell’industria, e siamo stati sorpresi dalla borsa di Amsterdam. Che tra quello con cui abbiamo comprato il gas metano e quello a cui lo abbiamo rivenduto, ci ha fatto uno scherzo non da poco. Sono soldi - 4 miliardi di euro - che dobbiamo ripianare noi, con le nostre tasse. [...]

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