Spesa difesa dell’Italia al 3,5% del PIL. Il piano di Meloni, spiegato

Alessandro Cipolla

6 Giugno 2025 - 11:35

Al vertice Nato l’Italia annuncerà una spesa militare al 2% del PIL, ma il prossimo passo sarà arrivare al 3,5% più un 1,5% di investimenti: il piano di Meloni per arrivare al 5% chiesto da Trump.

Spesa difesa dell’Italia al 3,5% del PIL. Il piano di Meloni, spiegato

Giorgia Meloni ha un piano per arrivare non solo al 3,5% del PIL per la spesa militare, ma per accontentare in toto il caro Donald Trump portando il conto totale a quel 5% da tempo invocato da Washington.

L’appuntamento cerchiato con il circoletto rosso è quello del 24 e 25 giugno, momento in cui a l’Aja si terrà un delicatissimo vertice Nato dove l’argomento principale sarà proprio quello della spesa militare dei membri dell’Alleanza atlantica.

Nel 2025 la spesa militare dell’Italia è pari a 31,3 miliardi di euro, ovvero l’1,57% del PIL. Al vertice Nato la premier Meloni porterà in dote agli alleati atlantici l’aumento dell’esborso per la difesa al 2% del PIl, il minimo sindacale che però per il nostro Paese rappresenta uno sforzo non indifferente: circa altri 8 miliardi.

Da tempo però l’Europa si sta armando come se una guerra con la Russia fosse imminente - o inevitabile -, con l’obiettivo del 2% che così appare obsoleto: l’Italia infatti si impegnerà ad arrivare al 3,5% del PIL per la spesa militare, ma il conto potrebbe essere ben più salato.

Nei giorni scorsi infatti il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, dopo una riunione dei ministri della Difesa a Bruxelles ha reso noto che buona parte dei membri della Nato ha accolto con favore la richiesta dell’ex presidente statunitense Donald Trump di aumentare la spesa per la difesa fino al 5% del PIL, un autentico salasso per le traballanti casse nostrane.

In tutto questo Giorgia Meloni ha fatto intendere che l’Italia non dovrebbe accedere al ReArm Europe, il piano da 800 miliardi lanciato da Ursula von der Leyen. Come fare allora ad accontentare gli alleati se in cassa non ci sono i soldi necessari per spendere così tanto per le armi?

Il piano di Meloni per la spesa militare al 3,5% del PIL

In questo momento 22 dei 32 membri della Nato spendono almeno il 2% del proprio PIL per la spesa militare, mentre 10 tra cui l’Italia sono in ritardo anche se Meloni all’Aja annuncerà di aver colmato il gap mancante.

Per arrivare al 5% - ovvero più che triplicare gli attuali 31 miliardi spesi dall’Italia per la difesa - il segretario generale della Nato ha messo sul tavolo una sorta di compromesso che sembrerebbe piacere a tutti.

L’idea di Mark Rutte è quella che il 3,5% del Pil sia destinato alla spesa militare diretta, mentre il restante 1,5% a infrastrutture strategiche come strade, porti e aeroporti, con anche il Ponte sullo Stretto che potrebbe essere inserito in questo elenco.

C’è però un altro problema, quello delle tempistiche. Stando a quanto si apprende, Italia e Regno Unito vorrebbero fissare una dead line al 2035 per il raggiungimento di quest’obiettivo, asticella troppo in là però per gli Stati che hanno una maggiore fretta.

Ecco allora la possibile via di mezzo: indicare il 2032 come scadenza, un compromesso che sarà discusso al prossimo vertice Nato. A prescindere da date, cambi di denominazioni e piroette contabili, l’unica cosa certa è che l’Italia come tutti gli altri spenderà molto di più per armi, sistema di difesa e infrastrutture strategiche in caso di guerra, soldi che da qualche parte dovranno uscire fuori con il governo che ha ribadito come questo non andrà a intaccare la spesa per sanità, scuola e servizi. Staremo a vedere.

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