Se sei tra questi lavoratori puoi non lavorare se fa troppo caldo, lo dice la Regione Lazio

Simone Micocci

6 Giugno 2025 - 15:09

La Regione Lazio ha deciso che questi lavoratori non possono lavorare con il troppo caldo. Ecco quando e a quali condizioni.

Se sei tra questi lavoratori puoi non lavorare se fa troppo caldo, lo dice la Regione Lazio

È arrivata un’importante ondata di caldo su gran parte del territorio italiano, compromettendo il benessere e la salute di vari lavoratori.

Chi è impiegato all’aperto, esposto al sole e alle alte temperature per molte ore può riportare conseguenze gravi ed è fondamentale prendere tutte le precauzioni necessarie a limitarle. Non è sempre facile, ma quest’anno grazie alla decisione della Regione Lazio alcuni lavoratori possono non lavorare se fa troppo caldo.

È quanto prevede l’ordinanza del presidente regionale Francesco Rocca per tutelare i lavoratori più esposti ai pericoli e prevenire le tragedie. Soltanto di recente, peraltro, è stato riconosciuto l’indennizzo Inail alla famiglia di Messaoudi Naceur, bracciante morto nel 2023 per il caldo, ridotto a condizioni di schiavitù.

Quali lavoratori possono non lavorare per il troppo caldo

Secondo quanto stabilito dall’ordinanza della Regione Lazio alcuni lavoratori non dovranno lavorare in condizioni di esposizione prolungata al sole, in particolare dalle 12:30 alle 16:00, nei giorni ad alto rischio.

La mappa del rischio presa come riferimento dall’amministrazione è consultabile da tutti è quella di Workclimate, che indica appunto il livello di rischio in base alle temperature e alle condizioni climatiche nelle varie aree del territorio. Quando il livello di rischio segnato è “Alto” si applica il divieto su tutta la Regione, limitatamente ai lavoratori:

  • del settore agricolo e florovivaistico;
  • nei cantieri edili e affini;
  • nelle cave e nelle pertinenze esterne.

Questi sono infatti i lavoratori più esposti al sole e alle alte temperature, per via delle caratteristiche dell’impiego e dei luoghi in cui si svolge. Non esistono precauzioni sufficienti ad arginare il rischio dei picchi di calore in queste condizioni, motivo per cui il presidente regionale Rocca considera queste misure un “atto di responsabilità” per proteggere i lavoratori più esposti.

Ci sono però alcuni lavoratori a cui non è possibile applicare questo divieto precauzionale, sia per la possibilità di adottare degli strumenti per arginare il caldo, sia per la particolarità assoluta dell’impiego. Si tratta dei lavoratori pubblici (pubbliche Amministrazioni, concessionari di pubblici servizi e loro appaltatori) nello svolgimento dei seguenti interventi:

  • pubblica utilità;
  • protezione civile;
  • salvaguardia della pubblica utilità.

Nonostante la priorità e la necessità delle mansioni, non bisogna sacrificare la salute dei lavoratori, ecco perché viene chiarito che è indispensabile “l’adozione di idonee misure organizzative per ridurre, a un livello accettabile, il rischio di esposizione alle alte temperature dei lavoratori”.

Quando non si può lavorare per il caldo

L’ordinanza firmata da Rocca si applica esclusivamente nel Lazio, anche se il suo esempio potrebbe essere imitato anche da altre Regioni e anzi si tratterebbe di un passaggio fondamentale per tutelare i lavoratori. Indipendentemente da questo, tuttavia, ci sono delle regole valide su tutto il territorio nazionale perché previste dalla legge. In particolare, il datore di lavoro è tenuto a garantire la salute psicofisica dei dipendenti, adottando misure di prevenzione e protezione per tutti i rischi a cui sono esposti. Il caldo elevato e l’esposizione prolungata al sole rientrano nell’ambito dello stress termico, da valutare con tutti i fattori rilevanti specifici (tipo di mansioni, sforzo fisico, età dei lavoratori e così via).

Il datore di lavoro deve quindi intervenire come possibile per salvaguardare i lavoratori, per esempio prevedendo più pause in luoghi freschi, modificando l’orario di lavoro per evitare le ore più calde, garantire la disponibilità di acqua e incrementare la turnazione, ma anche prevedere lo smart working. Se ciò non è possibile o comunque non è sufficiente si dovrà ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria (se la temperatura reale o percepita è superiore a 35 °C o se disposto dal responsabile della sicurezza) quando non è possibile proteggersi dal calore.

Le precauzioni contro il caldo dipendono dalla situazione specifica, purché appunto sia tutelato il benessere dei dipendenti. La predisposizione di un abbigliamento adeguato, per esempio, è necessaria quando sono previste delle divise. Il personale può astenersi dal lavoro se il datore non mette in atto queste precauzioni o comunque richiedere l’intervento dell’Ispettorato per ottenere misure di prevenzione del rischio efficaci.

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