Lavorare 4 giorni su 7 sarà presto una realtà consolidata? Per quanto potrebbe volerci ancora del tempo, dovresti iniziare a prepararti all’idea.
Nonostante il governo italiano non ritenga siano ancora maturi i tempi per discutere di una riforma della normativa sull’orario di lavoro che possa rivedere la settimana lavorativa portandola a 4 giorni, sono diverse le aziende presenti nel nostro Paese che hanno avviato una sperimentazione in questa direzione.
La settimana corta si sta sviluppando sempre più come un modello consolidato, al fine da garantire un maggior bilanciamento tra vita lavorativa e personale e migliorare il benessere dei lavoratori, con la convinzione che la contrazione delle giornate di lavoro non comporti svantaggi sulla produttività, anzi. Un dipendente che sta bene in azienda, infatti, è più incline a lavorare meglio e a raggiungere i migliori risultati possibili a vantaggio di tutti.
La tendenza di lungo periodo, aiutata anche dallo sviluppo di alcune tecnologie come ad esempio l’intelligenza artificiale, sembra essere proprio questa, per quanto in alcuni Paesi ci si arriverà inevitabilmente prima rispetto ad altri.
Dovresti chiederti, quindi, se sei pronto alla settimana lavorativa di 4 giorni, visto che la rivoluzione potrebbe non essere così lontana come sembra. Anche perché una volta che sempre più aziende adotteranno questo modello di lavoro, molte altre dovranno per forza adeguarsi se vorranno continuare a essere attrattive tra i lavoratori.
La settimana lavorativa di 4 giorni
Prima lo smart working, poi la settimana corta: lo scoppio della pandemia ha portato a una revisione totale rispetto a come viene concepito il lavoro tra le persone. Non più un’attività a cui dedicare gran parte della giornata mettendo da parte tempo libero, amici e famiglia, bensì un’esperienza da integrare meglio nella vita personale, dove il benessere, la flessibilità e l’equilibrio tra lavoro e tempo libero diventano priorità fondamentali.
Una necessità che riguarda specialmente la generazione Z a cui sempre più governi e aziende stanno provando a dare risposta. Una delle soluzioni è appunto la settimana corta, un modello dove si riducono le ore lavorative settimanali e si concentrano su 4 giorni lavorativi anziché 5. Il tutto senza però ridurre, perlomeno non più di tanto, l’importo dello stipendio.
Una tendenza che in alcuni Paesi parte da ancora prima della pandemia: basti pensare, ad esempio, che in Francia la settimana lavorativa di 35 ore è stata introdotta più di 20 anni fa, mentre in Islanda solo di recente si è passati da 40 a 35 ore. E ancora c’è l’esempio della Spagna e di tutti quegli altri Paesi che hanno ritenuto fosse essenziale regolamentare la possibilità di ridurre le giornate di lavoro.
Il governo Meloni non sembra voler unirsi, per quanto comunque non si sia opposta radicalmente a una tale possibilità. Basti pensare d’altronde che un via libera alla settimana corta in Italia è già arrivato, seppure non tutti i lavoratori se ne siano accorti: nel recente accordo per il rinnovo di contratto del comparto Centrale della Pubblica amministrazione, infatti, esiste la possibilità di lavorare 4 giorni su 7, seppur limitata ad alcuni lavoratori.
Come anticipato, il fatto che dal governo non sia arrivato ancora un chiaro segnale di voler proseguire in questa direzione non ha fermato le aziende. Le più grandi, quelle che possono disporre di un numero sufficiente di dipendente tale da consentire una maggiore turnazione, hanno infatti iniziato ad adottare il modello di settimana corta, con i dati che sono in crescita ogni anno. Ecco perché la settimana corta potrebbe essere presto una consuetudine.
I vantaggi della settimana corta
Secondo il professor Kevin Murphy, della University of Limerick (Irlanda), l’adozione di una settimana lavorativa di 4 giorni potrebbe rappresentare una svolta significativa sia per i lavoratori sia per le aziende.
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, infatti, dal punto di vista dei dipendenti lavorare meno giorni significa avere più tempo da dedicare alla famiglia, agli interessi personali e al riposo, con effetti positivi sulla salute fisica e mentale. Ciò si traduce spesso in livelli più alti di motivazione, minore stress e un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Ma anche per le imprese i benefici non sono meno rilevanti. Diversi studi internazionali, come quelli condotti in Islanda o da Microsoft in Giappone, ci mostrano infatti che ridurre i giorni lavorativi può incrementare la produttività anche del 40%. I lavoratori diventano più concentrati, meno inclini a commettere errori e più propensi a usare il tempo in modo efficiente. Inoltre, offrire una settimana lavorativa più corta può diventare un importante strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti, soprattutto tra le generazioni più giovani che danno grande valore alla qualità della vita. Più che un problema per la produttività - di cui l’Italia è in fondo alle principali classifiche europee e mondiali - la settimana corta potrebbe quindi rappresentare una soluzione.
Gli svantaggi della settimana corta
Ma non ci sono solo vantaggi. Secondo il professore Murphy, infatti, ci sono delle criticità legate all’adozione della settimana lavorativa di 4 giorni. Un primo ostacolo riguarda l’organizzazione pratica del lavoro: molte aziende, per mantenere invariato il monte ore complessivo, tendono ad allungare la durata delle singole giornate lavorative fino a 9 o 10 ore.
Tuttavia, non tutti i lavoratori riescono a mantenere concentrazione e rendimento per giornate così lunghe, con il rischio di affaticamento e calo della produttività proprio nei momenti finali della giornata.
Dal punto di vista economico, esiste anche il problema dei costi. In molti Paesi, le leggi sul lavoro e i contratti collettivi prevedono il pagamento degli straordinari oltre le 8 ore giornaliere. Ciò significa che le aziende potrebbero trovarsi a dover sostenere spese più alte, rendendo meno conveniente il passaggio a un modello a 4 giorni senza riduzioni salariali.
Un altro punto critico riguarda i servizi e le aspettative della clientela. Settori come il commercio, i trasporti pubblici, la sanità o l’assistenza clienti funzionano tradizionalmente su 5 o più giorni a settimana, talvolta su turni continui. Ridurre i giorni lavorativi potrebbe complicare la capacità di garantire la stessa qualità e disponibilità dei servizi, causando possibili disagi agli utenti o necessità di assumere più personale, con ulteriori costi.
Per questo motivo un cambiamento di questa portata non può avvenire in modo uniforme in tutti i settori o Paesi. Diverse realtà produttive, culturali ed economiche richiedono soluzioni personalizzate, e il rischio è quello di creare squilibri tra lavoratori di settori che possono facilmente adottare la settimana corta e altri che invece non possono permetterselo.
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