Noto programma Tv cerca ragazze musulmane per inscenare un processo. Abbiamo letto sui social l’esperienza di Sara Ahmed e il suo rifiuto; ecco la sua denuncia in un’intervista.
Per giorni su Facebook ragazze musulmane sono state contattate dalla produzione di un noto programma Tv per inscenare un finto processo, di quelli che vengono trasmessi ad ora di pranzo ormai da anni per intenderci.
Attori retribuiti per processi in tv, non è certo la notizia del secolo che alcuni programmi in televisione siano tutt’altro che pura verità e in alcuni casi il rischio è quello di alimentare stereotipi e pregiudizi. Eppure c’è chi rinuncia a quell’ora di gloria retribuita in virtù della dignità di quella che è la propria storia, la propria vita e le difficoltà che i pregiudizi quotidianamente comportano.
Di notizie false che girano in tv e sul web e che prendono di mira musulmani e Islam siamo ormai abituati ma non è facile per tutti capire il confine sottile che intercorre tra messe in scena e verità. Cosa succede quando a farsi portavoce di stereotipi sull’Islam e sul mondo musulmano è un noto programma tv?
Non è difficile intuire di quale programma si tratti, anche perché già molte volte è stato ribadito che non è tutta verità quella che si vede in televisione. Chi si farebbe processare da un giudice ad ora di pranzo, chi racconterebbe la propria storia personale di fronte a milioni di telespettatori pronti a puntare il dito e ad emettere la propria personale sentenza davanti al tavolo da pranzo o dall’alto della propria poltrona in salotto?
Attori. Proprio quelli che il noto programma tv cercava per inscenare un finto processo tra una donna di religione musulmana e il preside della scuola frequentata dal proprio figlio. L’errore è stato però cercare protagonisti e attori su Facebook ma, ancor di più, l’errore è stato cercare aspiranti attrici che contro stereotipi e pregiudizi sul mondo musulmano portano avanti una battaglia personale.
Di ritorno a casa leggiamo un post su Facebook e a raccontarsi è Sara Ahmed, ragazza italiana di origini egiziane fedele dell’Islam che ha rifiutato di essere pagata per inscenare la causa tra una mamma di religione islamica e il preside della scuola del proprio figlio.
Ecco la sua storia, la sua denuncia e il perché del rifiuto a partecipare alla trasmissione TV.
Sara, raccontaci la tua esperienza e cosa ti è stato proposto dal programma tv
Un noto programma televisivo da giorni contatta le ragazze musulmane tramite Facebook per chiedergli di fare parte ad una vera e propria finzione.
La redazione del programma ha proposto alle varie ragazze di indossare il Burqa (un retaggio culturale afgano e non una prescrizione islamica) e fingere di discutere con il preside della scuola frequentata dai figli oppure di raccontare le presunte violenze subite dal marito musulmano.
Non è la prima volta che ci vengono fatte tali proposte, a me personalmente dopo gli attentati in Francia dello scorso Novembre fu proposto di girare per le strade di Roma con una telecamera nascosta per filmare gli insulti che ipoteticamente avrei ricevuto. Quando spiegai che non vengo sempre insultata per il mio velo e che quando accade sono comunque casi isolati mi è stato risposto "Tranquilla a questo ci pensiamo noi".
Perché tu, italiana di religione musulmana, hai rifiutato la proposta?
Ho partecipato ad un programma televisivo una volta e me ne pento ancora oggi. Il programma in cui ho partecipato lo scorso anno aveva promesso 40 minuti di tempo in cui insieme ad altri ragazzi musulmani avremmo potuto esprimerci e dialogare, alle fine il tempo a disposizione erano solo quindici minuti, pubblicità in mezzo e Mario Giordano di fronte, non eravamo solo noi musulmani come ci era stato detto. Speravo in un momento di dialogo e informazione, non ho avuto modo di esprimermi, mi sono ritrovata in mezzo a un vero e proprio ring, dove chi urlava più forte vinceva, inutile dirti che chi urlava più forte era Mario Giordano.
Quando vieni contatta da un programma televisivo pensi che potrai dire la tua, che potrai esprimere la tua posizione come tutti i musulmani contro i terroristi ma non è mai cosi, vuoi metterci la faccia ma alla fine si mette in atto uno spettacolo per disinformare chi è già disinformato. Ho rifiutato perché non siamo fenomeni da baraccone e perché vogliamo trasmettere un messaggio di dialogo e pace e non discutere sul nulla per creare più astio.
Cosa ne pensi del processo mediatico all’Islam ormai onnipresente nelle tv e sui social?
Ogni epoca ha un suo capro espiratorio e il capro espiratorio di oggi siamo noi musulmani. La TV propone sempre gli stessi stereotipi e le stesse futili discussioni. I media stanno diventando delle vere e proprie fabbriche di pregiudizio, la TV italiana sta collaborando sempre più allo scontro di civiltà invece di creare uno spazio per il dialogo e l’integrazione.
Come vivi e cosa pensi dell’attuale scontro tra Occidente e Islam e questa nuova fase di scissione tra cristiani e musulmani?
Nel corso dei secoli entrambe le culture e civiltà si sono arricchite culturalmente l’un l’altra. Quello di oggi è uno scontro creato a tavolino solo per fini geopolitici. La scissione viene imposta e inculcata nelle menti più deboli. Si parla molto di un "noi e voi" dimenticando gli infiniti punti in comune che abbiamo tra di noi. I media, ahimè, propongono solo punti di scontro, ma fuori dal mondo "televisivo" e fuori da ogni sciacallaggio politico non è cosi.
Cosa vorresti dire ai produttori del programma tv dopo questa triste e paradossale vicenda?
Vorrei dire ai molti giornalisti in generale di fare quello che il loro mestiere richiede ossia informare e non disinformare, di proporre temi costruttivi e meno superficiali e di parlare di Islam e musulmani in modo reale e oggettivo.
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