Se gli Stati Uniti non cambiano la politica contro la Russia, Mosca è pronta a ritirarsi dal trattato sul disarmo nucleare.
Se non ci saranno cambiamenti radicali in meglio nella politica statunitense nei confronti della Russia, Mosca è pronta a dire addio al trattato New Start, l’accordo bilaterale tra Stati Uniti e Russia per il controllo degli armamenti nucleari. A ribadirlo è stato il vice ministro degli Esteri russo Sergej Rjabkov.
«Crediamo fermamente che, senza cambiamenti radicali e positivi nella politica statunitense verso la Russia, non ci siano prospettive di preservare questo specifico trattato», ha dichiarato Rjabkov.
L’accordo Start sul controllo degli armamenti nucleari tra Stati Uniti e Russia fu firmato nel 1991 e successivamente rinnovato nel 2010 con il nome di New Start. Attualmente, la sua scadenza è fissata al 5 febbraio 2026. La Russia ha avvertito che, in assenza di cambiamenti nella politica americana nei suoi confronti, potrebbe ritirarsi dal trattato, aprendo la strada a una possibile corsa al riarmo nucleare.
«Il testo prevede una proroga una tantum di cinque anni. Tutto ciò che potevamo dire su questo argomento lo abbiamo dichiarato molto tempo fa, ben prima dell’attuale situazione nelle relazioni con gli Stati Uniti, caratterizzata non solo da stagnazione assoluta, ma da una paralisi totale e da una completa cessazione del dialogo sulla stabilità strategica», ha affermato Ryabkov.
Secondo il diplomatico russo, sono previsti nuovi negoziati per ripristinare le relazioni diplomatiche tra i due Paesi, anche se non ha specificato quando. Nel frattempo, a Mosca si è svolto un incontro con il leader cinese Xi Jinping, in occasione della parata militare organizzata per celebrare l’80º anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale.
«Un passato eroico comune, una fratellanza militare: una solida base per lo sviluppo delle relazioni russo-cinesi. Queste relazioni hanno raggiunto il livello più alto della storia», ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin.
«Di fronte alla controcorrente internazionale dell’unilateralismo e del bullismo egemonico, la Cina lavorerà con la Russia per assumersi le responsabilità speciali delle principali potenze mondiali», ha affermato invece Xi Jinping, in un chiaro riferimento agli Stati Uniti.
USA e Ue propongono tregua di 30 giorni in Ucraina
Mentre in Russia si celebrava l’anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, alla presenza di numerosi leader alleati di Putin ma non solo, in Ucraina si è tenuto un vertice con i leader di Regno Unito, Francia, Germania e Polonia. Al centro dell’incontro, il sostegno europeo a Kiev e la possibilità di una tregua di 30 giorni, proposta settimane fa da Donald Trump.
Europa e Stati Uniti hanno concordato di presentare tale proposta a Putin. «Condividiamo una visione comune: è necessario un cessate il fuoco immediato, completo e incondizionato per almeno 30 giorni. Proponiamo che inizi lunedì 12 maggio. Attendiamo la risposta della Russia», ha scritto su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
La Russia ha comunicato che valuterà la proposta, avvertendo che esercitare pressioni su Mosca sarebbe inutile. Secondo Mosca, l’iniziativa potrebbe essere percepita come un ultimatum a Putin, con la minaccia di un inasprimento delle sanzioni da parte di Ue e USA in caso di rifiuto.
Nel frattempo, il presidente russo ha annunciato l’intenzione di proporre al presidente turco Erdogan di organizzare, il 15 maggio a Istanbul, negoziati diretti tra Mosca e Kiev, con la possibilità che tali colloqui portino a un cessate il fuoco prolungato.
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