Riserva militare in Italia, chi dovrà andare in guerra in caso di necessità

Alessandro Nuzzo

16/11/2023

17/11/2023 - 09:55

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Lo prevede una legge già entrata in vigore con la precedente legislatura. Ora con i recenti fatti di guerra, tornano d’attualità i riservisti.

Riserva militare in Italia, chi dovrà andare in guerra in caso di necessità

I recenti conflitti in Ucraina prima e in Medio Oriente poi, hanno cambiato radicalmente il modo di pensare e di gestire la Difesa dei principali stati mondiali. Le più grandi potenze hanno intuito che siamo entrati in un’epoca nuova, dove la pace mondiale è messa in discussione da una serie di tensioni geopolitiche che potrebbero anche sfociare in qualcosa di più di una guerra circoscritta in piccoli territori come Ucraina o Palestina.

Ecco quindi che tutti, Italia compresa, si preparano alla possibilità di un’entrata in guerra fino a qualche anno fa impensabile. Oltre ad aumentare l’arsenale con armi e mezzi è necessario anche pensare agli uomini delle Forze Armate, che nel nostro paese quest’anno da 150mila saranno già portati a 160mila unità. Numeri però che saranno destinati a crescere ulteriormente.

Non tutti sanno poi che è già in vigore una legge, approvata dal Parlamento lo scorso agosto 2022, a pochi giorni dallo scioglimento della Camere, che è passata un po’ in sordina. Una legge voluta dall’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini e votata in modo favorevole nel cuore della campagna elettorale per le elezioni di settembre che hanno portato poi al Governo il centrodestra. Una riforma delle Forze Armate che ha autorizzato la creazione di una squadra di riservisti composta da 10mila unità sia uomini che donne, pronta ad essere mobilitata in caso di guerra o grave emergenza. La palla è passata adesso nelle mani del neo ministro Guido Crosetto che, anche su indicazione del capo di Stato maggiore, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, intende aumentare ancora il numero di militari.

Come funzionerà l’attivazione di una riserva ausiliaria dello Stato

Come detto dal capo di Stato maggiore, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone alla Commissione Parlamentare, l’aumento di 10mila unità nelle Forze Armate probabilmente non basterà a far fronte alle esigenze che ci sono oggi con questo scenario di guerra. Si sta così valutando la creazione di una squadra di riservisti costituita da personale proveniente dal mondo civile e da pregressa esperienza militare. Come detto, la legge approvata ad agosto 2022 consente la chiamata fino a 10mila riservisti in caso di guerra o gravi emergenze come ad esempio calamità naturali. L’organizzazione di queste squadre dovrebbe avvenire su base regionale e l’adesione sarà su chiave volontaria. Insomma nessun ritorno alla leva obbligatoria ma si proseguirà sulla scia della volontarietà.

Potranno entrarvi a far parte ex militari, persone con un pregresso addestramento e possibilmente in possesso di professionalità particolari. Per i riservisti saranno previsti dei periodi di addestramento che gli consentiranno di essere un valore aggiunto per le Forze Armate. Probabile che un loro eventuale impiego non avverrà in prima linea dove sarà lasciato spazio a persone esperte, ma in seconda linea. L’idea poi è anche quella di inserire personale appartenete alle forze di Polizia che hanno sicuramente un addestramento più vicino a quello delle Forze Armate.

L’idea dei riservisti è già attuata all’estero. Francia e Germania l’hanno introdotta con la sospensione della leva obbligatoria, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti l’hanno sempre avuta: si tratta di ex militari richiamati ogni anno per un breve periodo di aggiornamento e che prestano la loro disponibilità per 5-10 anni.

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