Il virus di Marburg inizia a circolare in Ghana e i medici del Bambin Gesù di Roma spiegano perché bisogna stare attenti.
Confermati dalle autorità del Ghana i due sospetti positivi al virus di Marburg, simile all’Ebola e altamente contagioso. I tassi di mortalità nelle esperienze pregresse di confronto con questo virus non sono incoraggianti e c’è il forte timore di una rapida nuova diffusione.
Attualmente sono ancora allo studio le varie forme sintomatologiche di questa malattia, ma l’Oms sta intervenendo per cercare di contenere il «rischio epidemia».
Anche dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma arrivano allerte sulle modalità di diffusione e insegnamenti da trarre alla luce dell’esperienza ormai consolidata con la variante Omicron 5.
Rischio epidemia Marburg: tassi di mortalità record
Il virus Marburg è una febbre emorragica virale altamente infettiva appartenente alla stessa famiglia della più nota malattia da virus Ebola. L’Oms per stabilire i tassi di mortalità ha analizzato le incidenze nel caso dei focolai del 1967 registrati in Germania, a Francoforte, e Belgrado, in Jugoslavia. I risultati sono notevoli e si attestano tra il 24% e l’88% a seconda del ceppo del virus. All’epoca una sostanziale differenza fu poi l’effettiva gestione dell’emergenza, più o meno tempestiva ed efficiente.
Rispetto ai primi episodi però la medicina non ha fatto grandi passi avanti poiché al momento non esistono vaccini o terapie antivirali approvati per il trattamento del virus ma solo cure di supporto, quali la reidratazione con fluidi orali o endovenosi, che aiutano la sopravvivenza.
Per sopperire a questa lacuna interviene quindi l’Oms che dichiara che «sono in corso di valutazione una serie di possibili trattamenti, tra cui emoderivati, terapie immunitarie e terapie farmacologiche».
Ghana has announced the preliminary finding of two cases of #Marburg virus disease and if confirmed these would the first such infections recorded in the country
➡️ https://t.co/GrjuK7itmw pic.twitter.com/SiariKqRI3— WHO African Region (@WHOAFRO) July 7, 2022
La mobilitazione per una possibile risposta all’epidemia quindi c’è e a certificarla sono anche le parole del dottor Francis Kasolo, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità in Ghana:
«Le autorità sanitarie sono sul campo per indagare sulla situazione e prepararsi per una possibile risposta all’epidemia. Stiamo lavorando a stretto contatto con il Paese per aumentare il rilevamento, tenere traccia dei contatti ed essere pronti a controllare la diffusione del virus».
I sintomi del virus di Marburg
La scoperta del contagio è avvenuta durante l’analisi preliminare dei campioni prelevati da due pazienti, entrambi deceduti e non imparentati, ed è stata eseguita dal Noguchi Memorial Institute for Medical Research di Accra, città capitale del Ghana. La segnalazione e gli accertamenti ghanesi però hanno passato anche un double check medico visto che i campioni sono stati inviati in Senegal, all’Institut Pasteur di Dakar, un centro che collabora con l’Oms.
Dalla mappatura così ricostruita dagli esperti di entrambi i Paesi si è iniziato a schedare i sintomi associati alla malattia provocata dal virus di Marburg. Dalle informazioni rese note fino a ora sappiamo che il range delle manifestazioni riconducibili all’infezione includono mal di testa, rigurgito di sangue e dolori muscolari. Sulla trasmissione invece i report stabiliscono che avvenga tramite il contatto con sangue infetto e altri fluidi o tessuti corporali.
Le somiglianze con Omicron 5
I fenomeni virali ad alta trasmissioni hanno quindi un imperativo comune: serve prudenza e coscienza nell’affrontarli.
Le informazioni che stanno iniziando riguardo circolare rispetto ai ceppi di Marburg secondo gli esperti non andrebbero quindi sottovalutate. Carlo Federico Perno, virologo clinico e responsabile della Microbiologia e Diagnostica di Immunologia all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, mette infatti in guardia anche l’Italia:
«Ciò che accade in un altro continente non può non riguardarci. Omicron 5 ne è la dimostrazione, si sta diffondendo quasi sincronicamente in tutto il mondo a causa degli spostamenti massivi di milioni di persone. Queste cose accadranno sempre di più».
In definitiva si prospetta all’orizzonte la necessità di consolidare la consapevolezza che le pandemie sono e saranno sempre più frequenti.
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