Per cambiare davvero il Paese e garantire a tutti una giustizia più giusta, infatti, la prima cosa sarebbe sancire la responsabilità dei magistrati.
La separazione delle carriere ha da sempre diviso il mondo politico e quello giuridico. Le posizioni emerse dopo l’approvazione della riforma del 2025 riflettono un confronto che dura da decenni e che ora, con la prospettiva del referendum confermativo, si sposterà anche sul piano dell’opinione pubblica.
Con la riforma del 2025, l’architettura del potere giudiziario italiano assume un volto inedito, ispirato a un principio di doppia autonomia. L’articolo 104 della Costituzione, nella nuova formulazione, stabilisce che la magistratura è “composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”, e che ciascun Consiglio Superiore opera in modo indipendente. Questo significa che, pur appartenendo a un unico ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, i magistrati giudicanti e requirenti seguiranno percorsi professionali separati, con proprie valutazioni, trasferimenti e progressioni di carriera.
Uno degli elementi più innovativi della riforma approvata il 30 ottobre 2025 è la nascita dell’Alta Corte disciplinare, istituita con il nuovo articolo 105 della Costituzione. Questo organo sostituirà, per quanto riguarda i magistrati ordinari, il sistema disciplinare gestito finora all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura, introducendo un meccanismo più indipendente e strutturato. [...]
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