In dieci anni le scorie, in gran parte ancora da trattare, sono aumentate di quasi il 9%. Intanto per smantellare le vecchie centrali servono altri trent’anni.
Mentre non è ancora chiaro dove metterli, in Italia i rifiuti radioattivi, al momento stoccati in depositi temporanei, continuano a crescere. Secondo le più recenti stime dell’ISIN, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, al 31 dicembre 2023 erano presenti complessivamente in Italia 32.663,1 metri cubi di rifiuti radioattivi, in gran parte ancora da sottoporre a processi di trattamento e condizionamento per renderli idonei al trasferimento nel futuro Deposito nazionale. In dieci anni, dal 2013 al 2023, sono aumentati di quasi il 9%, in conseguenza delle attività mediche, industriali e di ricerca. Ma non sono le uniche scorie.
Sempre più rifiuti radioattivi ma manca lo spazio
A queste, in futuro, si aggiungeranno infatti anche i rifiuti generati dalle operazioni di smantellamento delle vecchie centrali nucleari (prevalentemente ad attività bassa o molto bassa), attualmente quantificati in circa 48 mila metri cubi. Infine, non bisogna dimenticare anche i rifiuti radioattivi italiani conservati provvisoriamente in Francia e in Inghilterra: si tratta di altri circa 35,9 metri cubi ad alta attività e 47,6 metri cubi a media attività. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA