Revisione del processo penale, cos’è, come funziona e cosa può succedere

Ilena D’Errico

9 Gennaio 2024 - 23:04

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Possibile la revisione sul processo per la strage di Erba. Ecco cos’è, come funziona questo istituto penale e cosa può succedere.

Revisione del processo penale, cos’è, come funziona e cosa può succedere

A quasi 18 anni dalla strage di Erba, uno dei delitti più efferati di tutta la cronaca nera italiana, potrebbe esserci una revisione del processo. L’istanza di revisione sarà discussa a marzo, quando scopriremo se Rosa e Olindo avranno un’altra possibilità, ma anche se le famiglie delle vittime saranno di nuovo al centro di un iter lungo e doloroso.

La questione è delle più intricate, sono tanti i dubbi a riguardo. Il fatto stesso che dopo 18 anni si discuta di una revisione fa ben intuire la complessità del caso. Non si può certo sapere se effettivamente il processo subirà una revisione, anche la difesa si è mostrata molto fiduciosa, né tanto meno quale sarebbe il possibile esito.

Nel frattempo, è però bene chiarire cosa comporta davvero una revisione del processo penale, a cosa può portare e in quali casi viene approvata. Questo perché la strage di Erba è un caso che ha suscitato e continua a suscitare a distanza di anni un forte impatto mediatico, anche chi non si interessa di cronaca nera professionalmente conosce grosso modo gli eventi. Dunque, è utile, anche per evitare giudizi affrettati, sapere cosa significa.

Cos’è la revisione del processo?

Di solito si fa riferimento alle sentenze definitive, cioè quelle che non possono più essere impugnate. La sentenza definitiva esprime una consistente certezza sugli esiti del processo e sulla colpevolezza, ma nulla è perfetto. La revisione è un istituto che permette di rivedere completamente il processo, constatando le nuove prove e rivalutando - se opportuno – la condanna.

Il processo penale è regolato in modo preciso e puntuale, ma le variabili di errore sono tante e non del tutto eliminabili. La componente umana è fondamentale, dalla ricerca delle prove, alle consulenze tecniche, alla difesa fino al convincimento stesso del giudice. Di fatto, l’errore può capitare. Non è la prassi, tutti i professionisti del sistema giudiziario operano (o comunque dovrebbero) nel rispetto della legge e di un codice deontologico, così da ridurre gli errori e agire con prudenza e razionalità.

L’errore involontario è però possibile, soprattutto perché può accadere in diversi aspetti del processo e ripercuotersi sull’esito. Per questo motivo, data la gravità dei provvedimenti (che limitano la libertà personale degli individui giudicati colpevoli) la legge ammette la revisione del processo. Quest’ultima, però, non è un quarto grado di giudizio e non è sempre possibile, anche perché altrimenti nessuna sentenza sarebbe davvero definitiva.

Questo per quanto riguarda le ragioni alla base delle leggi, poi a conti fatti i numeri di errori giudiziari in Italia sono allarmanti e in crescita rispetto al passato. I dati di errorigiudiziari.com parlano di più di 30.000 persone detenute ingiustamente dal 1991 al 2022. Certo, va fatta una proporzione con le condanne totali, ma in uno Stato ideale il numero dovrebbe essere 0.

Comunque, il nostro ordinamento prevede la revisione, il che ci permette di far fronte a queste situazioni e applicare i principi di giustizia.

Quando è possibile la revisione del processo penale

Come anticipato, la revisione del processo è un rimedio del tutto straordinario. Non solo l’esito non è scontato, come è giusto che sia, ma non è nemmeno facile che venga autorizzata. Questo perché la funzionalità del sistema giudiziario previene gli errori, dato che si articola in tre gradi di giudizio e si fonda sulla presunzione di innocenza.

Di conseguenza, la revisione è possibile soltanto quando sorgono davvero ragionevoli dubbi che meritano attenzione e approfondimento. Se non ci fossero i presupposti, le revisioni non farebbero altro che sovraccaricare ulteriormente i tribunali e minare la certezza della pena.

In particolare, è possibile richiedere la revisione di una condanna penale (sempre finalizzata al proscioglimento) quando:

  • I fatti che hanno fondato la sentenza sono incompatibili con quelli che fondano un’altra sentenza penale (come la condanna per uno stesso reato in capo a due autori diversi);
  • la sentenza del giudice amministrativo o civile che ha dato luogo alla sentenza penale è stata revocata;
  • sono sopravvenute o state scoperte nuove prove che potrebbero determinare il proscioglimento dell’imputato;
  • la condanna è stata determinata in seguito ad atti o testimonianze false in giudizio oppure in seguito ad altri reati.

Per esempio, la richiesta di revisione della condanna di Rosa e Olindo si basa sulle nuove prove. In ogni caso, questi presupposti permettono soltanto di richiedere la revisione. È poi la Corte di Appello a valutare se approvarla o meno in base alle prove assunte e alle motivazioni (peraltro una Corte di distretto diverso da quella che ha emanato la sentenza, proprio per evitare possibili conflitti).

Come funziona

Se approvata, la revisione consente di ripetere il processo penale per considerare tutte le nuove prove emerse e tenendo conto dei motivi di possibile revisione. In questa fase il processo si svolge regolarmente, ma la condanna può essere sospesa se i condannati hanno motivi di urgenza.

Si ha praticamente un nuovo processo, senza tutta l’istruttoria, in cui si dà attenzione a tutti gli elementi differenti e non considerati in quello che ha portato alla sentenza originaria.

Cosa può succedere?

Il procedimento di revisione può concludersi con un accoglimento della richiesta di revisione, con cui la condanna penale viene revocata e determinato il proscioglimento dell’imputato. Quest’ultimo ha quindi diritto alla restituzione delle somme pagate a titolo di pene pecuniarie, delle cose confiscate (di cui ha legittimo possesso).

L’imputato prosciolto, che ha scontato una pena detentiva ingiustamente, ha poi diritto a un indennizzo per il danno subito e a chiedere la pubblicazione della sentenza di revisione.

La richiesta di revisione può anche essere rigettata, in questo caso la pena prosegue (o riprende se era stata sospesa) e chi ha presentato l’istanza è condannato al pagamento delle spese processuali.

La revisione del processo è definitiva?

La sentenza di revisione può ancora essere impugnata in Corte di Cassazione, ovviamente dalla parte che ne ha interesse. Oltretutto, l’inammissibilità della revisione o il rigetto non pregiudicano la possibilità di richiederla nuovamente, purché la domanda si fondi su elementi differenti.

E i colpevoli?

Il proscioglimento delle persone condannate per un reato apre inevitabilmente ulteriori interrogativi, perlomeno quando si accerta che il reato è effettivamente stato commesso da qualcuno. Bisogna chiaramente che segua un procedimento per accertarne gli autori, probabilmente in modo più efficiente grazie alle nuove prove e agli elementi emersi durante la revisione.

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