Regno Unito: il governo pagherà l’80% dei salari

Marco Ciotola

23/03/2020

06/07/2021 - 17:27

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Maxi-intervento economico UK in risposta alla chiusura di attività commerciali causa coronavirus: il governo pagherà l’80% dello stipendio di tutti i lavoratori interessati dalle misure restrittive

Regno Unito: il governo pagherà l’80% dei salari

Il governo del Regno Unito pagherà l’80% dei salari di tutti i dipendenti costretti ad affrontare la disoccupazione a causa della pandemia di coronavirus in corso.

Come noto, Boris Johnson ha disposto solo al termine della scorsa settimana un primo lockdown per il Paese, non dopo aver ricevuto una vera e propria pioggia di critiche per la sua inazione nei confronti dell’emergenza sanitaria.

A chiudere per ora sono caffè, bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre, centri ricreativi di ogni tipo e locali notturni, ovvero le migliaia di pub che caratterizzano il Paese.

Proprio in risposta al fermo obbligato per tutti i dipendenti delle suddette attività, l’esecutivo di Johnson ha svelato un intervento senza precedenti nella storia dell’economia britannica.

Il ministro delle finanze, Rishi Sunak, ha anticipato ai giornalisti che il governo coprirà l’80% degli stipendi dei lavoratori per almeno i prossimi tre mesi, fino a un massimo di 2.500 sterline al mese, vale a dire circa 2.900 euro al mese, cifra che è superiore al reddito medio del Paese.

Regno Unito: il governo pagherà l’80% dei salari

Il ministro Rishi Sunak ha comunicato che le misure si applicheranno a tutte le società, dalle maggiori alle più piccole.

Si tratta di un intervento che rientra nel più ampio pacchetto di salvataggio delle imprese britanniche, tra cui sgravi fiscali per un totale di 30 miliardi di sterline e prestiti senza interessi per un massimo di 12 mesi. Il tutto in risposta alla profonda recessione profilata, con una buona porzione d’economia ferma o in procinto di fermarsi.

Negli ultimi giorni il governo UK è stato duramente criticato per non aver risposto con sufficiente serietà all’emergenza coronavirus; malgrado funeste previsioni di scenari da 500mila morti, il Paese ha semplicemente fatto affidamento sul cosiddetto distanziamento sociale e ha rimandato il più possibile un vero lockdown, seppure parziale.

Solo nel weekend Boris Johnson ha annunciato le prime vere misure restrittive, comprese le chiusure forzate di pub, ristoranti, teatri, cinema e palestre.
Tutte queste attività sono chiuse al pubblico a partire da sabato, ma possono continuare a garantire consegne.

Johnson si è detto fiducioso di poter vincere la battaglia contro il coronavirus, ma ha aggiunto la necessità, per farlo, di provvedimenti più stringenti.
L’intervento economico connesso rappresenta un unicum per il Paese, e lo stesso Sunak ha riferito di aver “costruito da zero” ogni dettaglio della misura.

I primi pagamenti verranno effettuati entro poche settimane, con il programma pienamente operativo per la fine di aprile. Aziende e i dipendenti accoglieranno “con grande sollievo” il provvedimento, ha affermato Carolyn Fairbairn, direttore generale della Confederation of British Industry:

“Segna uno sforzo congiunto e senza precedenti di imprese e governo, al fine di aiutare il nostro Paese a uscire da questa crisi con meno danni possibili. Sarà un enorme sollievo per il 99% dell’industria automobilistica britannica, ovvero migliaia di aziende che contano il loro futuro non guardando a mesi o settimane, ma ai giorni”.

Le misure si aggiungono ai programmi di governo che vanno a sostegno di privati e imprese, tra cui i 330 miliardi di sterline di garanzie sui prestiti e la sospensione delle imposte sulle imprese locali per i settori della vendita al dettaglio, del turismo e del tempo libero per 12 mesi.

Secondo Deutsche Bank il PIL del Regno Unito può andare incontro a un calo del 4% quest’anno, considerando la crescita globale più debole, il forte rallentamento del suo maggior partner commerciale, l’Europa, e le gravi interruzioni della catena di approvvigionamento. Tutti elementi - quasi inutile dirlo - derivanti dall’emergenza coronavirus.

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