Reddito di cittadinanza: chi è obbligato a svolgere i lavori di pubblica utilità?

Antonio Cosenza

29 Ottobre 2019 - 19:14

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Reddito di cittadinanza, si parte con i PUC (Progetti Utili alla Comunità): ecco quali sono i beneficiari obbligati a rendersi disponibili per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità.

Reddito di cittadinanza: chi è obbligato a svolgere i lavori di pubblica utilità?

Reddito di Cittadinanza: dopo l’accordo raggiunto in conferenza unificata il Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha firmato il decreto ministeriale con il quale i Comuni sono autorizzati alla pubblicazione dei bandi per i progetti di pubblica utilità nei quali potranno essere impiegati i beneficiari della misura di sostegno al reddito.

Nuovi obblighi, quindi, sono in arrivo per i percettori del reddito di cittadinanza, i quali oltre a dover sottoscrivere il Patto per il Lavoro e rispettare la condizionalità prevista dalla politica attiva hanno anche il dovere di rendersi disponibili allo svolgimento dei lavori di pubblica utilità (i cosiddetti PUC, ossia Progetti Utili alla Comunità).

Un decreto arrivato dopo la discussione in Conferenza Unificata tra Ministero del Lavoro e ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), nel corso della quale quest’ultimi hanno presentato comunque delle perplessità riguardo alla fase applicativa di questi progetti, specialmente riguardo agli obblighi assicurativi nei confronti di coloro che verranno impiegati.

È questa, quindi, la norma a cui i Comuni dovranno fare affidamento nel pubblicare i bandi relativi alle attività che potranno essere realizzate dai percettori del reddito di cittadinanza. Attività che non potranno riguardare sostituzioni di personale dipendente dell’ente pubblico proponente (o dell’ente gestore, nel caso si trattasse di esternalizzazione di servizi o dal soggetto del privato sociale).

I beneficiari del reddito di cittadinanza, quindi non potranno essere chiamati per sopperire a temporanee esigenze di organico, ad esempio nei periodi in cui c’è una maggiore intensità di lavoro, ma dovranno limitarsi a quelli che sono i lavori di pubblica utilità.

Cosa sono i lavori di pubblica utilità?

Quando si parla di LPU si fa riferimento a quelle prestazioni non retribuite inerenti a Progetti Utili alla Collettività; di lavori di pubblica utilità parla, ad esempio, il decreto del Ministero della Giustizia del 26 marzo 2001 - nel quale si fa riferimento a questi come modo alternativo per scontare una condanna penale - dove si legge che possono essere inquadrate in attività di questo tipo le prestazioni svolte in favore di persone anziane, di bambini o di extracomunitari.

Oltre a questi, possono essere considerati degli LPU quelli svolti presso la Protezione Civile, o anche le attività finalizzate alla tutela del patrimonio pubblico o ambientale (come può essere la cura dei parchi pubblici). Infine, sono lavori di pubblica utilità tutte le altre attività pertinenti alla specifica professionalità della persona.

Chi è obbligato a svolgere i lavori di pubblica utilità?

Come prima cosa è importante ricordare che affinché i beneficiari del reddito di cittadinanza possano essere chiamati allo svolgimento di uno o più lavori di pubblica utilità è necessario che il Comune interessato vada ad avviare la progettazione degli stessi, così da definire ogni singola attività che si potrà svolgere.

È necessario, quindi, che il Comune dia il via a questo tipo di attività, un passo che non sembra essere così scontato visti i dubbi che diverse amministrazioni nutrono in merito a questa opportunità.

In ogni caso ricordiamo che è il decreto 4/2019 - convertito dalla legge 26/2019 - ad indicare i soggetti obbligati allo svolgimento delle suddette attività per un numero di ore che deve essere compatibile con le altre attività svolte e che comunque non potrà essere superiore alle otto ore settimanali.

Qui, precisamente nell’articolo 4 comma 15, si legge che “in coerenza con il profilo professionale del beneficiario, con le competenze acquisite in ambito formale, non formale e informale, nonché in base agli interessi e alle propensioni emerse nel corso del colloquio tenuto presso il CPI o i servizi del Comune” il beneficiario che ha sottoscritto il Patto per il Lavoro o il Patto per l’Inclusione Sociale è tenuto a dare la propria disponibilità per la partecipazione ai progetti di titolarità dei Comuni utili alla collettività.

Questa parte ci fa capire che sono obbligati allo svolgimento dei suddetti lavori tutti coloro che sono soggetti alla condizionalità prevista dal reddito di cittadinanza, ossia tutti quei componenti del nucleo familiare che sono già stati presi in carico dal centro per l’impiego (firmando il Patto per il Lavoro) o dai servizi del Comune (firmando il Patto per l’Inclusione Sociale). Non sono obbligati, invece, i soggetti esclusi o esonerati da questi obblighi, ossia coloro che:

  • hanno compiuto i 65 anni di età;
  • sono impegnati in un’attività lavorativa;
  • frequentano un corso di studi;
  • sono in una condizione di disabilità;
  • si prendono cura di un disabile grave o non autosufficiente;
  • si prendono cura di un minore di età inferiore ai tre anni (non compiuti);
  • sono in una condizione di salute che impedisce per il momento lo svolgimento di un’attività lavorativa (ad esempio, chi è in gravidanza);
  • i lavoratori che conservano lo stato di disoccupazione (ossia chi svolge un’attività di lavoro dipendente o autonomo da cui ricava un reddito corrispondente ad un’imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni spettanti, ossia 8.145€ nel caso dei lavoratori subordinati e 4.800€ per gli autonomi);
  • sono impegnati attivamente in un corso di formazione per il raggiungimento della qualifica o del diploma professionale).

È bene precisare, però, che le persone non tenute agli obblighi connessi al reddito di cittadinanza, possono comunque decidere di partecipare a questo tipo di attività.

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