Reddito di cittadinanza, nella legge di Bilancio c’è un errore: verrà tolto anche a chi non sta sul divano

Simone Micocci

26 Novembre 2022 - 07:30

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Reddito di cittadinanza, la legge di Bilancio 2023 è scritta male: così il governo rischia di penalizzare chi si sta attivando per la ricerca di un lavoro, salvaguardando chi è rimasto sul divano.

Reddito di cittadinanza, nella legge di Bilancio c’è un errore: verrà tolto anche a chi non sta sul divano

Toglieremo il reddito di cittadinanza a chi sta seduto sul divano e in questi anni non è stato in grado di trovare un lavoro”. Con queste parole il governo Meloni ha annunciato la stretta al reddito di cittadinanza che nel 2023 verrà erogato per soli 8 mesi, anziché 12, a coloro che non soddisfano determinati requisiti.

Tuttavia, leggendo il testo (in bozza) della legge di Bilancio 2023 ci rendiamo conto che in alcuni casi “chi sta sul divano” non viene penalizzato, mentre chi si è attivato attivamente nella ricerca di un lavoro sì.

L’obiettivo era di rendere dura la vita degli occupabili, ossia di quelle persone che pur essendo nella condizione di poter lavorare hanno preferito continuare a percepire il reddito di cittadinanza senza attivarsi nella ricerca di un impiego; tuttavia, potrebbe andare diversamente.

Reddito di cittadinanza, chi sono gli occupabili?

Stando alla definizione data dal decreto 4/2019, poi convertito in legge n. 26/2019, sono occupabili coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 64 anni e non rientrano in una delle condizioni di esonero ed esclusione.

Nel dettaglio, sono esonerati dal rispetto degli obblighi fissati dalla normativa coloro che:

  • si prendono cura di uno o più minori di 3 anni;
  • si prendono cura di un componente con grave disabilità;
  • lavorano, percependo un reddito inferiore a 8.174 euro nel caso di reddito da attività da lavoro subordinato, 5.500 euro per le attività di lavoro autonomo;
  • frequentano un corso di formazione valido al conseguimento di una qualifica professionale regionale;
  • sono occupati in un tirocinio di formazione od orientamento;
  • donne incinte;
  • frequentano un corso di formazione valido al conseguimento di una qualifica professionale regionale;
  • stanno prendendo parte a un’altra politica attiva.

Sono esclusi, invece, coloro che:

  • percepiscono una pensione diretta;
  • hanno più di 65 anni;
  • hanno un reddito da lavoro dipendente superiore a 8.174 euro annui;
  • hanno un reddito da lavoro autonomo superiore a 5.500 euro annui;
  • non sono inclusi nella scala di equivalenza (quindi non percepiscono, di fatto, il RdC): questo vale, ad esempio, per i detenuti e per i ricoverati di lunga degenza;
  • hanno un’invalidità di almeno il 45%.

Tutto lasciava pensare, quindi, che i soggetti che rientrano in una delle suddette categorie sarebbero stati salvaguardati dalla riduzione del reddito di cittadinanza a 8 mensilità nel 2023 disposta dalla legge di Bilancio. E invece, come vedremo di seguito, non sarà così.

Reddito di cittadinanza, a chi viene tolto davvero nel 2023?

Il reddito di cittadinanza non verrà ridotto per gli occupabili, come invece spiegato da fonti governative. Leggendo la bozza della legge di Bilancio 2023, infatti, scopriamo che:

Dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, la misura del reddito di cittadinanza [...] è riconosciuta nel limite massimo di 8 mensilità.

Tale riduzione si applica a tutti, a eccezione dei:

[...] nuclei al cui interno vi siano persone con disabilità come definita ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 dicembre 2013, n. 159, minorenni o persone con almeno sessant’anni di età.

Nel testo della manovra, quindi, non vi è alcun riferimento al concetto di occupabile, ragion per cui così com’è scritta oggi la legge di Bilancio 2023 potrebbe punire anche chi in questo periodo non è stato senza far nulla, salvaguardando invece chi non ha voglia di andare a lavorare ma fa parte di un nucleo familiare in cui ci sono disabili, minorenni od over 60.

L’errore della legge di Bilancio 2023

Pensiamo a un nucleo familiare composto da due persone maggiorenni: Tizio, che sta svolgendo un tirocinio professionale, e Caia, studentessa universitaria.

Entrambi sono, almeno secondo la normativa attuale, esonerati dal rispetto degli obblighi imposti dalla legge per i percettori del reddito di cittadinanza. Non sono quindi da considerare “occupabili”. Eppure, questi subiranno le conseguenze della riduzione imposta con la manovra finanziaria, in quanto nel 2023 potranno godere del reddito di cittadinanza per un massimo di 8 mensilità.

Prendiamo adesso come esempio il nucleo familiare composto da Tizio, disoccupato, Caia casalinga e Caietto, studente di 14 anni. In questi anni Tizio, pur sottoscrivendo il Patto per il lavoro con il centro per l’impiego, non si è attivato nella ricerca di un lavoro, accontentandosi di quanto percepito grazie al reddito di cittadinanza e arrotondando con qualche lavoretto in nero.

Tizio, pur rappresentando perfettamente il profilo dei “furbetti” a cui il governo Meloni ha dichiarato guerra, continuerà a percepire il reddito di cittadinanza per tutto il 2023, pur avendo l’obbligo di partecipare a un corso di formazione o di riqualificazione professionale della durata di 6 mesi.

Per il momento, quindi, la legge di Bilancio 2023 non sembra riuscire nell’intento di punire gli occupabili che in questi tre anni hanno fatto affidamento sul solo reddito di cittadinanza, non facendo alcunché per uscire dallo stato di povertà in cui si trovano.

Diversamente rischia, ad esempio, chi un lavoro ce l’ha ma guadagna troppo poco per poter mantenere la sua famiglia, come pure chi dopo aver perso il lavoro ha scelto di rimettersi in discussione frequentando un corso di formazione. Tutte persone che il prossimo anno rischiano, se non dovessero esserci modifiche al testo in bozza della manovra, di subire un taglio di 4 mensilità, visto che il Rdc sarà erogato per un massimo di 8 mesi.

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