È reato condividere screenshot di conversazioni private? Quando e cosa si rischia

Ilena D’Errico

1 Settembre 2025 - 00:07

Chi condivide gli screenshot di conversazioni private spesso commette un reato e non lo sa. Chi viene leso dalla pubblicazione può difendersi anche penalmente.

È reato condividere screenshot di conversazioni private? Quando e cosa si rischia

Acquisire uno screenshot di una chat è lecito, proprio come registrare una conversazione di cui si fa parte. Prima di condividere il contenuto, specialmente sui social network, è però bene pensarci due volte. Se gli altri partecipanti non hanno dato il loro consenso e si è trattato quindi di una conversazione privata si rischiano spiacevoli conseguenze. Molto spesso si commette un reato senza neanche immaginarlo (e non lo immaginano neanche le vittime che altrimenti potrebbero denunciare), anche se la persona lesa dalla condivisione potrebbe comunque agire in sede civile se ha patito dei danni.

Chi ha l’autorizzazione delle persone coinvolte non ha nulla da temere, ma sappiamo che nella stragrande maggioranza dei casi non è presente. Gli screenshot servono molto spesso, anche in tribunale, proprio per dimostrare una conversazione

La corrispondenza deve essere libera e segreta, anche se in digitale

Il primo importante principio da ricordare per capire come la legge si pone nei confronti della diffusione degli screenshot è la regolamentazione della corrispondenza. Quest’ultima, infatti, non attiene soltanto agli scambi epistolari ma anche a chat, e-mail e telefonate. Si tratta, ormai, di un elemento consolidato dalla giurisprudenza, che ha accolto naturalmente il progresso tecnologico nella normativa.

Questo significa che anche alle chat si estende la previsione dell’articolo 616 del Codice penale, il quale punisce la violazione, la sottrazione e la soppressione della corrispondenza con la reclusione fino a 1 anno e la multa da 30 a 516 euro. Ciò riguarda chi sottrae conversazioni altrui, senza farne parte o averle ricevute dai destinatari. I partecipanti della chat, invece, commettono il reato quando diffondono il contenuto senza giusta causa e causando un danno alla vittima. In questo caso, si rischia la reclusione fino a 3 anni. Di conseguenza, difficilmente questo reato viene contestato quando lo screenshot è stato inviato a persone selezionate (ma resta comunque un illecito), ma è sempre contestabile la violazione della privacy se vengono diffusi dati personali o sensibili altrui.

Si precisa inoltre che la «giusta causa» riguarda esclusivamente l’esercizio di un proprio diritto, ad esempio in tribunale, o l’adempimento di un dovere (esibizione degli screenshot su richiesta delle autorità). Ci sarebbe anche il diritto di cronaca tra le deroghe, ma per i limiti dello stesso è quasi sempre inapplicabile agli screenshot di chat private. Il contenuto dovrebbe infatti avere interesse pubblico, essere diffuso nei limiti del necessario e trattando comunque correttamente i dati personali.

Screenshot contro la reputazione e diffusione fraudolenta

Un’ipotesi ancora più severa ed espressamente estesa anche alla comunicazione telematica, dato che è stata introdotta nel 2017, è la fattispecie individuata dall’articolo 617 septies del Codice penale. Quest’ultimo punisce la diffusione di riprese o registrazioni ottenute in modo fraudolento con la reclusione fino a 4 anni, ma soltanto se la condivisione del materiale è stata fatta con l’intento specifico di danneggiare la reputazione della vittima.

Cosa rischia chi riceve lo screenshot di una conversazione privata

Non è esente dalla responsabilità nemmeno il soggetto terzo che riceve lo screenshot di una conversazione privata che non lo riguarda, il quale è tenuto comunque a rispettare la libertà e la segretezza della corrispondenza. Posto che abbia ottenuto lo screenshot in modo lecito, di preciso per spontanea volontà di una delle parti, chi lo riceve non può inoltrarlo a sua volta o diffonderne il contenuto (senza giusta causa). L’articolo 618 del Codice penale punisce, infatti, la rivelazione del contenuto di corrispondenza con la reclusione fino a 6 mesi o l’ammenda da 103 euro fino a 516 euro.

Pubblicare lo screenshot sui social network

I reati collegati alla diffusione di screenshot con conversazioni private non si fermano, ovviamente, all’inoltro del contenuto a persone terze. Condividere una conversazione privata sui social network è altrettanto grave, perché può configurare il reato di diffamazione individuato dall’articolo 595 del Codice penale. Bisogna però sapere che la condivisione sui social è un reato soltanto quando il contenuto dello screenshot lede la reputazione o la rispettabilità della vittima.

Considerando, poi, che i social network si prestano alla nozione di “mezzo di stampa” per la capacità di arrivare a persone numerose e indefinite, è prevista un’aggravante. Così, chi diffonde uno screenshot privato sui social network senza il consenso altrui è punibile con la reclusione fino a 4 anni e la multa a partire da 516 euro.

Stalking e revenge porn

Condividere gli screenshot di conversazioni private potrebbe rientrare in reati più gravi di quelli finora enunciati. Lo stalking si configura quando la vittima vive in uno stato d’ansia o paura o comunque è costretta a cambiare le proprie abitudini a causa delle condotte persecutorie ripetute. Pubblicare uno screenshot non configura direttamente questo reato, per il quale si rischia la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi salvo aggravanti, ma spesso ne fa parte quando le condotte moleste sono ripetute. Quando il contenuto della conversazione include immagini e video a sfondo sessuale e viene condiviso senza il consenso della vittima si rientra invece nel cosiddetto revenge porn, punito con la reclusione da 1 a 6 anni e con la multa da 5.000 euro a 15.000 euro.

Argomenti

# Reato

Iscriviti a Money.it