La norma del governo Meloni anti-rave party è “vaga, incostituzionale e da stato di polizia: non c’è in nessun Paese Ue”

Claudia Mustillo - Giacomo Andreoli

02/11/2022

02/11/2022 - 22:43

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Il penalista Catenacci e il costituzionalista Della Morte parlano a Money.it del reato introdotto dal governo come una norma “scritta male in italiano, con profili di illegittimità e forse inutile”.

La norma del governo Meloni anti-rave party è “vaga, incostituzionale e da stato di polizia: non c’è in nessun Paese Ue”

Il nuovo reato introdotto dal governo Meloni per contrastare il fenomeno dei rave party è “incostituzionale e scritto male in italiano”, oltre che “forse inutile”. A dirlo a Money.it sono il professore di Diritto Penale di Roma Tre, Mauro Catenacci, e il docente di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi del Molise, Michele Della Morte.

Secondo i due esperti, quindi, l’intervento tramite decreto legge del nuovo esecutivo non solo “non è urgente”, ma se non sarà modificato dal Parlamento in sede di conversione in legge, sarà “molto probabilmente” oggetto di attenzione da parte della Corte Costituzionale.

Due i punti principali contestati dai professori: il fatto che essendo “vaga” la norma potrebbe essere applicata ad altri contesti, come le occupazioni a scuola e in fabbrica, oltre che le manifestazioni pubbliche di protesta; la sproporzione della pena rispetto alla fattispecie di reato, così “inesistente in ogni paese europeo”.

In cosa consiste il nuovo reato

Questo il testo della norma, all’articolo 5 del decreto legge varato dal governo:

1. Dopo l’articolo 434 del codice penale è inserito il seguente:
«Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). - L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000. Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita. E’ sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.».
2. All’articolo 4, comma 1, del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, dopo la lettera i-ter), è aggiunta la seguente: «i-quater) ai soggetti indiziati del delitto di cui all’articolo 434-bis del codice penale.».

Norma anti-rave party: “Concetti manipolabili”

Secondo Catenacci il testo è talmente ampio “che lo rende applicabile dovunque”. La Costituzione impone di “scrivere figure di reato con precisione”, in questo caso invece la norma sarebbe “vaga e scritta in un italiano approssimativo”.

Nel testo, per il professore, si parla di “raduni pericolosi per l’ordine pubblico punibili in quanto contro l’ordine pubblico: in pratica una tautologia. Poi l’espressione pericolo per l’ordine pubblico è una delle cose più vaghe e ampie che ci possano essere: si può applicare all’occupazione delle scuole e alle manifestazioni in piazza. La norma poggia la definizione del reato su concetti manipolabili: è come se il legislatore avesse scritto ’chiunque fa il cattivo per strada’, davvero”.

Perché il reato è incostituzionale

Si tratterebbe quindi, secondo Catenacci, di “un raro e manifesto esempio di incostituzionalità dal punto di vista del principio di determinatezza, articolo 25 della Carta”. La norma, aggiunge Della Morte “estende surrettiziamente i limiti costituzionali: il principale motivo di preoccupazione è l’articolo 17, che tutela la libertà di riunione, così a rischio”.

Non solo. “Mancano i presupposti di necessità e urgenza che la Carta prevede per i decreti legge - aggiunge Catenacci - non penso che nessuno tra gli italiani pensi davvero che il rave party sia un’emergenza largamente condivisa. Quindi si viola il principio di offensività del reato laddove si fissa il numero di 50 persone. Non si capisce per quale motivo in 49 non si è pericolosi e in 51 sì. I rave party, poi, si svolgono anche in meno persone”.

Servivano nuove pene?

In tutto ciò, dice Della Morte, “l’articolo 633 del Codice penale già prevedeva qualcosa che riguarda l’invasione arbitraria. Non c’era bisogno di una nuova fattispecie per gestire i rave: sembra una disposizione simbolica e identitaria per rivendicare un principio, ma comunque la traduzione giuridica lascia aperti molti dubbi”.

Non sono un esperto di rave - concorda Catenacci - ma l’esito dell’ultimo vicenda vicino Modena dimostra che il fenomeno forse si può gestire anche con le leggi vigenti, senza questo nuovo reato. Lì si era temuto per l’ordine pubblico, c’è stata una trattativa e i partecipanti se ne sono andati: il nuovo reato forse è inutile”.

Cos’è una legge da “stato di polizia”

Il professore di Roma Tre, poi, concorda con gli esponenti dell’opposizione che hanno parlato di “stato di polizia”. “Non so quali fossero le intenzioni - argomenta - ma si usano espressioni indefinite che mettono la persona nelle mani della magistratura, dell’attività inquirente e della Polizia. Il reato è punibile d’ufficio e si può applicare una misura di prevenzione personale. Si tratta di misure limitative della libertà personale che tecnicamente si definiscono ’di polizia’, perché gestibili dalla polizia: qualcosa di molto pericoloso”.

Le misure di prevenzione, infatti, sono una sorta di Daspo, che non presuppongono un processo o un intervento della magistratura (se non uno per lo più cartolare). Si rientra poi in un range di pena che, secondo i penalisti, consentirebbe di poter disporre delle intercettazioni. “Indirettamente - commenta Catenacci - il ricorso alle intercettazioni telefoniche è grave: se maliziosamente interpretiamo questa norma come controllo del dissenso politico, il risultato è potenzialmente inquietante”.

“Reato inesistente negli altri Paesi Ue”

La presidente Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno però spiegato che l’introduzione del reato ci uniforma al resto d’Europa nel combattere i rave party. Per i professori si tratta di una bugia.

Di solito i rinvii comparatistici ad altri paesi - dice Della Morte - sono spesso operazioni di facciata, bisogna vedere bene le leggi scritte: la verità è che questa disposizione è stata scritta male e in fretta”. Nessuno degli Stati dell’Unione europea, rincara la dose Catenacci “ha norme incriminatrici di questo tipo, non così vaghe e indeterminate per contrastare questi fenomeni. Si può pensare legittimamente che il fenomeno cosiddetto dei rave party sia pericoloso e meritevole di pena, ma va fatto in altro modo”.

Tra l’altro, fa notare il docente di Roma Tre, “si crea un onere aggiuntivo a una magistratura già piena di oneri e priva del necessario personale. Sono anni che chiediamo in molti casi di depenalizzare invece ogni volta che esce un’esigenza si introduce un nuovo reato e ora arriva un nuovo aggravio rispetto a un fenomeno rispetto a cui si può nutrire più di un dubbio rispetto alla necessità della norma penale”.

Il possibile intervento della Corte costituzionale

Per tutti questi motivi secondo Della Morte se la norma non verrà rivista profondamente dal Parlamento, con una “sostanziale riscrittura”, sarà “facilissimo che intervenga la Corte Costituzionale, perché ci sono evidenti e fortissimi elementi di illegittimità ”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, invece, avrebbe agito “bene” firmando il decreto, perché lui valuta “solo la manifesta incostituzionalità e il rinvio non è la sede per giudicare nel merito la costituzionalità di una disposizione”.

Norma anti rave: «Pena minore per l’omicidio colposo»

Secondo l’avvocato Alessandro Mustillo, che da diversi anni segue casi di studenti e movimenti politici, la norma potrebbe colpire “forme di protesta normalmente utilizzate da sindacati, movimento studenteschi o anche singoli comitati di lotta, come l’occupazione temporanea e pacifica di una sede aziendale o di un edificio istituzionale, con pene molto severe sia per gli organizzatori che per i partecipanti".

Nel nostro ordinamento, poi, “un omicidio colposo per violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro viene punito con una pena che va dai due ai sette anni, e rende quindi molto facile ottenere la sospensione condizionale con un patteggiamento o un rito abbreviato. In questo caso la pena rende difficile usufruire della sospensione condizionale e può essere superiore”.

Il fatto che sia dichiaratamente esagerata è condiviso anche da Catenacci. “Pensiamo ai reati ambientali, a quello di omicidio colposo e del falso ideologico (che si lega spesso alla corruzione) - dice - Tutti reati molto gravi che prevedono pene simili e in alcuni casi anche inferiori. Ma anche se la pena fosse solo pecuniaria il reato rischia di essere incostituzionale per i motivi detti”.

La difesa di Meloni e Fratelli d’Italia

Federico Mollicone di Fratelli d’Italia conferma che la norma può essere applicata anche a contesti ulteriori rispetto ai rave party. “Penso - ha spiegato - ai palazzi occupati pubblici o privati come accade a Roma, ad esempio all’Esquilino, dove c’è lo Spin Lab, dove facevano le feste di Capodanno a pagamento, per lucro, senza misure di sicurezza, tre piani sotto terra”.

Secondo la presidente Meloni, tuttavia, “le strumentalizzazioni sul diritto a manifestare lasciano il tempo che trovano: vorrei rassicurare i cittadini che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso ”.

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