Questo Paese vuole diventare la nuova Russia d’Europa

Ilena D’Errico

12 Maggio 2025 - 21:59

Ecco il Paese che vuole prendere il posto della Russia in Europa conquistando il mercato energetico.

Questo Paese vuole diventare la nuova Russia d’Europa

La dipendenza energetica da Mosca è sempre più attenuata, ma trovare strade alternative per assicurarsi il fabbisogno di gas resta fondamentale. In questo scenario, c’è un Paese che vuole diventare la nuova Russia d’Europa, posizionandosi strategicamente nel panorama di stoccaggio e trasporto del gas naturale. Si tratta della Turchia, vera e propria protagonista del cambiamento energetico nell’Europa sud-orientale. I progetti della Turchia sono ambiziosi e non si fermano al ruolo nel transito. Con la riqualificazione dei rigassificatori galleggianti (i terminali Fsru) e gli accordi strategici con gli Stati vicini, Ankara punta a crescere come fornitore di gas in tutta l’Europa continentale, promettendo un futuro più roseo anche a Romania, Moldavia, Ungheria e Romania.

Il tutto senza inimicarsi apertamente il Cremlino, ma avanzando gradualmente nello spazio lasciato dall’interruzione delle forniture russe. Non solo, anche la posizione diplomatica della Turchia è sempre più rilevante nella guerra tra Ucraina e Russia, potendo presto ospitare l’incontro tra Putin e Zelensky. Insomma, il ruolo della Turchia nello scenario geopolitico cresce di pari passo con i suoi traguardi economici. La predominanza nel settore energetico, se raggiunta, potrebbe comunque garantire ben più dei guadagni, consolidando il potere del Paese e stravolgendo le dinamiche globali.

La Turchia vuole diventare la nuova Russia d’Europa

L’espansione della Turchia nel settore energetico avanza senza sosta, grazie a un piano lungimirante che sta permettendo al Paese di sfruttare tutti gli sbocchi lasciati scoperti da Mosca. Innanzitutto, c’è il Corridoio verticale del gas, concepito come rotta energetica alternativa per il trasporto del Gnl dai porti greci fino all’Europa centrale e orientale. La grande protagonista per infrastrutture di transito è senza dubbio la Bulgaria, visto che funge da hub energetico collegando Grecia, Moldavia, Romania, Turchia e Ucraina. È proprio la Turchia, tuttavia, a ospitare il gasdotto, nonché i terminal di gas insieme alla Grecia.

Il transito del gas russo viene così sostituito gradualmente, sotto la spinta crescente di Ankara e di tutti i Paesi europei che si stanno distaccando da Mosca. Tutti sono al lavoro per ottimizzare le rotte, puntando soprattutto al segmento bulgaro che, secondo il ministro dell’Energia di Sofia Zhivko Stankov, dovrebbe essere ultimato entro il 2026. Si parla di un incremento della capacità di trasporto fino a 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno, per il quale sono già in corso le gare d’appalto congiunte in partenariato con la Moldova, l’Ucraina e l’Ungheria.

Turchia come fornitore di gas al posto della Russia

Come anticipato, la Turchia non intende accontentarsi di un ruolo da comparsa nel trasporto del Gnl, ma punta molto più in alto. Ankara vuole diventare uno dei più importanti fornitori di gas d’Europa, obiettivo per il quale è al lavoro nel tentativo di ampliare le proprie capacità di fornitura. Il piano turco prevede lo sviluppo di un vero e proprio marchio, il Turkish Blend che riunirà le importazioni da più di 30 Paesi, tra cui Stati Uniti, Azerbaigian ed Egitto. Al di là di questo, la Turchia sta intensificando il dialogo con gli Stati vicini per raggiungere accordi energetici sufficienti a garantire le capacità di consegna necessarie.

Contestualmente, ha dato l’inizio all’ampliamento dei gasdotti di collegamento con la Bulgaria, con l’obiettivo di ampliare l’attuale capacità di 3,5 miliardi di metri cubi l’anno. A tal fine la Turchia sta anche aggiornando i terminali FSRU, per garantire che le unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione siano adeguati alle nuove quantità richieste. Un percorso fondamentale per tutta l’Europa dell’Est, che può così allentare la morsa sovietica, ma anche per l’Unione europea che riuscirà così a diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento.

Ciò però non significa che la Turchia conquisterà una posizione autoritaria, dal momento che la collaborazione tra gli Stati portata da questo scenario critico sta portando verso un mercato energetico sempre più cooperativo e interconnesso.

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