Se i proprietari non sosterranno un piano di ristrutturazione, a settembre la società potrebbe diventare insoluta.
Momenti difficili per il colosso della moda River Island. L’azienda, fondata nel 1948 da Bernard Lewis e oggi attiva in 125 Paesi oltre che online, è ad un passo dal baratro e, nel giro di poche settimane, potrebbe chiudere decine di negozi e avviare numerosi licenziamenti.
River Island ha chiuso il 2023 con una perdita di 33,2 milioni di sterline, secondo i più recenti bilanci depositati presso la Companies House. Il risultato negativo è legato a un calo delle vendite superiore al 19%, che si sono fermate a 578,1 milioni di sterline. Nonostante il momento favorevole per i rivenditori di moda, per River Island il 2024 e l’inizio del 2025 si sono rivelati estremamente complicati.
Il marchio ha attribuito le sue difficoltà all’aumento vertiginoso dei costi operativi degli ultimi anni e alla crescente migrazione verso lo shopping online, che ha lasciato l’azienda con una rete di negozi fisici non più adeguata alle abitudini della clientela.
Secondo alcuni osservatori, però, l’azienda, a conduzione familiare fin dalle origini, potrebbe aver osato troppo, superando le proprie possibilità. «Questa è un’attività a gestione familiare: si sono spinti troppo oltre. È ingiusto che i proprietari debbano affrontare queste difficoltà perché non hanno saputo mantenere la loro rilevanza», ha commentato uno dei soci.
La dirigenza sta cercando di scongiurare la chiusura definitiva del marchio attraverso un piano di ristrutturazione che prevede, innanzitutto, un drastico contenimento dei costi. Tra le proposte, c’è la chiusura di 33 dei 230 negozi attualmente attivi nel Regno Unito e la rinegoziazione dei canoni di affitto per altri 71. Tuttavia, non è ancora chiaro quanti dei 5.500 dipendenti del gruppo rischino il posto.
Già a gennaio l’azienda aveva lanciato una prima iniziativa di riduzione dei costi, che includeva un programma di esuberi presso la sede centrale di Londra. I tagli hanno interessato settori chiave come gli acquisti e il merchandising.
Nei documenti ufficiali che delineano il piano di ristrutturazione, River Island ha comunicato di avere bisogno di un’iniezione di liquidità pari a 10 milioni di sterline entro la seconda settimana di settembre. La cifra, però, potrebbe salire fino a 50 milioni entro la fine dell’anno, per far fronte alle crescenti esigenze finanziarie.
La società ha inoltre avvertito i creditori che, se il piano di rinegoziazione degli affitti non verrà approvato, tramite votazione e udienza in tribunale previste per il prossimo mese, rischia di esaurire la liquidità già entro fine agosto. In tal caso, River Island non sarebbe in grado di onorare i propri debiti alla scadenza.
Ciò significherebbe l’impossibilità di continuare a operare come azienda in attività, con la conseguente necessità di ricorrere all’amministrazione controllata o ad altre procedure concorsuali.
Nonostante tutto, l’azienda si è detta fiduciosa in un esito positivo. «Abbiamo avuto conversazioni costruttive con le principali parti interessate e siamo ottimisti sul fatto che otterremo l’approvazione del piano nelle prossime settimane», ha dichiarato un portavoce.
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