Un semplice elemento colorato da impilare prodotto in Germania e che costa quanto un giocattolo di alta gamma è diventato un fenomeno globale grazie a una visione imprenditoriale controcorrente.
Dei dischi colorati, impilabili e apparentemente banali. Eppure dietro gli elementi Stapelstein si nasconde una storia imprenditoriale straordinaria che mescola innovazione, sostenibilità e una battaglia per la sopravvivenza aziendale. Fondato nel 2016 da Stephan Schenk, all’epoca ventunenne, questo prodotto nato come progetto universitario è oggi un’azienda che fattura 15 milioni di euro con 29 dipendenti. Ma il vero successo non sta solo nei numeri: Stapelstein è diventato un caso di studio su come si può costruire un business indipendente, sostenibile e fedele alla propria missione, nonostante le pressioni degli investitori tradizionali.
L’idea di Schenk nasce dall’osservazione di un problema della vita reale, ossia che i bambini hanno un’enorme voglia di muoversi, ma negli ambienti quotidiani mancano stimoli per farlo. Come spiega il fondatore: “Ho cercato di vedere e pensare come un bambino, lasciando quanto più spazio possibile alla loro immaginazione attraverso un design minimalista. I bambini decidono intuitivamente come vogliono giocare con lo Stapelstein”.
Il risultato è un elemento versatile, robusto, colorato e gender-neutral, che può trasformarsi in mille modi diversi nelle mani dei più piccoli. Non a caso il prodotto ha ottenuto il riconoscimento “particolarmente favorevole allo sviluppo” dalle autorità tedesche competenti.
leggi anche
Come questa mamma ha creato un business da oltre €4 milioni l’anno grazie ai libri per bambini
 
                Steplestein e la battaglia con gli investitori
Dietro il successo attuale di Stapelstein si nasconde però una storia fatta di alti e bassi. All’inizio Schenk accolse due business angel che, in cambio del loro supporto finanziario iniziale, ottennero un terzo delle quote societarie ciascuno. Una decisione che sembrava sensata per un giovane imprenditore alle prime armi, ma che invece risultò quasi fatale. “All’inizio mi sono concentrato principalmente sul prodotto e meno sulla struttura aziendale. Col senno di poi, avrei potuto ottimizzare molte cose altre cosa, anche a livello degli azionisti”, ammette oggi Schenk.
Le difficoltà crebbero nel 2019, quando l’azienda registrò i primi profitti. Mentre Schenk e la co-fondatrice Hannah König volevano reinvestire gli utili per perseguire la missione aziendale, i business angel pretesero la distribuzione dei dividendi. Con i loro due terzi dei diritti di voto, riuscirono a imporsi. Per Hannah König, che lavorava attivamente all’azienda senza però avere quote formali, fu particolarmente doloroso: “La porta si è chiusa e sono rimasta fuori senza voce, mentre due estranei che non erano coinvolti attivamente nel business venivano ascoltati”.
Il punto di svolta arrivò quando i fondatori scoprirono il modello dello “steward-ownership”, una struttura proprietaria che separa il controllo operativo dai diritti economici, garantendo che l’azienda rimanga nelle mani di chi ci lavora attivamente. Ma per implementarlo dovevano prima liberarsi degli investitori.
Seguì una battaglia lunga e stressante: nel 2019 riuscirono a comprare le quote di uno degli angel con i profitti aziendali, ma il secondo si rivelò più ostico. Il prezzo finale dell’operazione fu più del doppio dell’offerta iniziale, ma Schenk e König accettarono.
Come ammette lo stesso Schenk: “Se dovessi ricominciare, stabilirei una struttura di steward-ownership fin dall’inizio. Non si può esprimere abbastanza quanto energia, tempo e fatica ci sia costata questa trasformazione a causa delle divergenze sul futuro”.
leggi anche
Un padre single e disoccupato ha guadagnato oltre €5,5 milioni in un anno vendendo abiti vintage
 
                Sostenibilità vera, non solo marketing
Ciò che rende Stapelstein diverso da tanti altri prodotti per bambini non è solo il design o la filosofia aziendale, ma anche l’impegno concreto per la sostenibilità. Gli elementi sono prodotti in Germania, vicino a Chemnitz, in uno stabilimento a impatto climatico neutro. Il materiale utilizzato è il polipropilene espanso (EPP), lavorato utilizzando solo aria pura e vapore acqueo, completamente privo di plastificanti, additivi o altre sostanze chimiche. Persino gli imballaggi sono realizzati in carta d’erba. Il prodotto è progettato per durare nel tempo, con la possibilità di essere completamente reintegrato nel processo di riciclo.
Oggi Stapelstein ha completato la transizione verso lo steward-ownership e ha ridistribuito i diritti di voto tra Schenk e König, riconoscendo finalmente il contributo fondamentale di entrambi. La collaborazione con investitori allineati come Purpose Ventures e Purpose Evergreen Capital ha permesso all’azienda di mantenere il controllo decisionale pur ottenendo i finanziamenti necessari.
Come sottolinea König: “La steward-ownership ci permette di essere un’azienda indipendente che rimane fedele ai propri valori. Le decisioni possono essere prese basandosi sullo scopo, non sulle aspettative di profitto di altre persone”.
I progetti futuri includono l’apertura di un asilo proprio per creare un ambiente che promuova davvero il movimento e l’espansione internazionale per rispondere alla crescente domanda globale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
                                                     
             
                
                
            