Questi gli unici telefoni sopravvissuti al blackout in Spagna (non sono iPhone o Samsung)

Luna Luciano

11 Maggio 2025 - 18:45

Durante il blackout del 28 aprile in Spagna, solo i vecchi telefoni 2G hanno continuato a funzionare. Ecco perché potrebbero essere l’unica ancora in caso di emergenza.

Questi gli unici telefoni sopravvissuti al blackout in Spagna (non sono iPhone o Samsung)

Non tutti i telefoni hanno smesso di funzionare durante il blackout in Spagna e Portogallo del 28 aprile 2025.

I vecchi modelli cellulari che sfruttavano il 2G sono stati fondamentali per poter raggiungere amici e parenti e darsi appuntamento in strada. Infatti, sui social da diversi giorni sono presenti video di come le persone abbiano trascorso la giornata senza elettricità: fermandosi, ascoltando i rumori di una città non più tecnologica, parlando tra di loro, suonando e cantando.

Per fortuna, in ogni caso, in caso di emergenza c’erano i vecchi cellulari a funzionare, quelli che solitamente chiusi nei cassetti di casa perché sono modelli troppo obsoleti.

Nel momento in cui però gli smartphone di ultima generazione – iPhone, Samsung e altri – si sono trasformati in blocchi di plastica e vetro senza segnale e batteria, quei dispositivi che consideriamo sorpassati si sono rivelati ancora una volta vitali.

Mentre le reti 4G e 5G crollavano sotto il peso della complessità tecnica e dell’alto consumo energetico, il vecchio 2G ha mantenuto viva una forma minima ma essenziale di comunicazione. In questo modo il blackout in Spagna ha riportato l’attenzione su un tema importante: l’eccessiva dipendenza dalle tecnologie più moderne può diventare un punto debole nei momenti più critici. Ecco tutto quello che c’è da sapere sui vecchi cellulari.

Quali telefoni sono sopravvissuti al blackout in Spagna

Durante il blackout che ha paralizzato la Spagna e colpito anche il Portogallo e parte della Francia, la rete elettrica nazionale ha ceduto, lasciando milioni di persone senza corrente e, di conseguenza, senza connessione.

In questo scenario di crisi, i telefoni 2G si sono rivelati insospettabili protagonisti. A differenza degli smartphone moderni, infatti, questi dispositivi semplici e a basso consumo energetico sono rimasti attivi grazie alla resilienza della rete GSM su cui operano.

Mentre le infrastrutture di comunicazione avanzate – 4G e 5G – si sono rapidamente spente per via dell’elevato fabbisogno energetico e della dipendenza da server cloud e stazioni base ad alta potenza, le vecchie torri 2G, meno complesse e meno affollate, hanno continuato a funzionare in alcune zone.

Questo ha permesso a chi ancora possedeva un telefono da battaglia” di effettuare chiamate e inviare SMS, restando in contatto con amici, familiari e soccorsi. Anche i tempi di autonomia di questi dispositivi, notoriamente più lunghi rispetto a quelli degli smartphone moderni, hanno rappresentato un vantaggio fondamentale.

In molte case, c’erano ancora telefoni 2G dimenticati in un cassetto, pronti ad essere rispolverati in caso di necessità. E così è stato. La semplicità del design, unita alla solidità dell’infrastruttura GSM, ha offerto un’alternativa concreta quando tutto il resto ha smesso di funzionare.

Non si tratta solo di nostalgia, come spiegano alcuni esperti, ma è una questione di resilienza tecnologica. In un mondo sempre più dipendente da sistemi avanzati, questo blackout ha dimostrato che le soluzioni semplici possono salvare vite e mantenere le connessioni umane nei momenti più difficili.

Cosa ci insegna il blackout in Spagna: i cellulari sono il problema

Alla fine, il vero problema era proprio il cellulare. Durante il blackout la prima reazione è stata di panico: niente luce, mezzi fermi, comunicazioni interrotte.

I telefoni, inizialmente funzionanti, hanno presto perso segnale e batteria, lasciando migliaia di persone scollegate dal mondo digitale. Ma ciò che è accaduto dopo ha sorpreso tutti: la gente è rimasta nelle piazze, sui binari, nei cortili e non si è rifugiata nelle case, in luoghi chiusi.

Le persone hanno potuto riscoprire una socialità “vera”, fatta di sguardi, chitarre, carte da gioco e chiacchiere spontanee. I social, ironicamente, hanno poi documentato quel momento di connessione autentica. Il blackout ci ha ricordato che senza schermi possiamo ancora riconoscerci, parlarci e forse essere persino più felici, riscoprendo cosa significhi veramente sentirsi ed “essere connessi”.

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