Nel secondo semestre l’utile netto è in calo del 32%. Colpa sopratutto dei dazi imposti dal presidente Donald Trump.
La più grande casa automobilistica statunitense, General Motors, ha chiuso anche il secondo trimestre del 2025 con risultati in calo. L’azienda ha comunicato un utile netto pari a 3 miliardi di dollari, in calo del 32% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il principale responsabile di questa flessione è la politica dei dazi imposta dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che sta colpendo duramente non solo General Motors, ma l’intero settore dell’automotive. Secondo le stime, i dazi hanno avuto un impatto negativo complessivo di circa 1,1 miliardi di dollari: 800 milioni dovuti all’aumento dei costi di componenti e materie prime, e altri 300 milioni legati a effetti indiretti come oneri normativi aggiuntivi e costi amministrativi.
Nonostante tutto, grazie all’aumento dei prezzi, a una domanda sostenuta in alcuni mesi e a un rigoroso contenimento dei costi, GM è riuscita a mantenere elevata la redditività annuale. Senza l’impatto delle misure tariffarie, l’utile trimestrale sarebbe stato di circa 4,3 miliardi di dollari. I ricavi sono scesi del 2%, attestandosi a 47 miliardi di dollari, mentre gli utili rettificati per azione sono passati da 3,06 a 2,53 dollari.
Prospettive del terzo trimestre non ottimistiche
Le prospettive per il terzo trimestre non sono ottimistiche: l’azienda prevede un impatto negativo ancora maggiore, con perdite complessive annue comprese tra 4 e 5 miliardi di dollari. Tuttavia, GM ha rassicurato gli investitori affermando che i danni saranno comunque gestibili grazie a una revisione della strategia produttiva. Secondo i dirigenti, questa transizione richiederà tempo, ma sono già emersi segnali positivi: nella prima metà dell’anno, GM ha registrato un fatturato record di 91 miliardi di dollari, trainato in particolare dalla forte domanda di aprile e maggio, quando molti clienti hanno anticipato gli acquisti temendo ulteriori rincari.
In risposta alla volatilità legata ai dazi, l’azienda ha deciso di sospendere il programma di riacquisto di azioni e di rinviare la pubblicazione del primo rendiconto finanziario trimestrale dell’anno.
Dal punto di vista operativo, GM sembra stia riconcentrando l’attenzione sui veicoli convenzionali, con un investimento da 4 miliardi di dollari negli stabilimenti di Michigan, Kansas e Tennessee per aumentare la produzione di modelli popolari come l’Escalade e i pick-up.
A pesare su questa scelta è la prevista eliminazione dei crediti d’imposta: 7.500 dollari per i nuovi e 4.000 per gli usati. Inoltre, la rimozione delle sanzioni per il mancato rispetto delle norme sul risparmio di carburante favorisce ulteriormente un ritorno ai motori a benzina.
Eppure, le vendite di veicoli elettrici sono cresciute del 111% nel secondo trimestre rispetto all’anno precedente, con Chevrolet che è diventato il secondo marchio EV più venduto negli Stati Uniti.
«La nostra visione a lungo termine rimane focalizzata sulla produzione redditizia di veicoli elettrici. Continueremo ad adattarci all’evoluzione della domanda, mantenendo al centro i clienti, i nostri marchi e una struttura produttiva flessibile, sfruttando al massimo i nostri investimenti nazionali in batterie e tecnologie per migliorare la redditività», ha dichiarato Mary Barra, amministratrice delegata di General Motors.
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